Tratturi d'Abruzzo

mercoledì 9 settembre 2009

Doveva essere un giro come tanti, una due giorni di puro fuoristrada ripercorrendo parte dei tratturi e dei sentieri della Marsica… ed invece…

Dovevo capirlo subito il venerdi sera in pizzeria, quando come per magia sono spuntate fuori due, anzi no tre, chitarre. Nessuna traccia di vino, una bionda 0.4 (la mia) e due 0.2 (quelle di Giancarlo e del suo amico), tasso alcolemico ai minimi storici (cosa che non accadeva da secoli) e canzoni che pian piano invadevano la quiete del locale… Pezzi storici, Bennato e via via gli altri, finche Giancarlo ne tira fuori una diversa, in dialetto locale.



Racconta del piemontese, quello che con la scusa di unificare l’Italia ha fatto il peggio del peggio, dei Borboni e di loro: i briganti! La curiosità mi si legge in faccia, Giancarlo se ne accorge e parte a raccontarmi la storia d’Italia, quella che nessuno ha mai voluto scrivere!

Ma chi è questo personaggio? Giancarlo, oltre che essere la mia guida durante questo giro, è un grande appassionato di storia locale. E’ un cacciatore come me, con la differenza che, mentre io sono alla ricerca di percorsi e paesaggi, lui è alla perenne ricerca delle radici più profonde del suo paese e delle civiltà che nel corso dei secoli lo hanno abitato. La sua passione è molto profonda, in breve riesce a farmi dimenticare il vero motivo per cui sono venuto fin qui, a tal punto che da rimanere fino a tardi a parlare della “storia che nessuno ha mai voluto raccontare”.

La mattina i discorsi fatti la sera prima sembrano solo un lontano ricordo, “adesso si va per sterrati, mica per musei” – penso tra me e me. Il possente rumore del bicilindrico Ducati rompe il silenzio della casa, seguito a breve dal più mesto bicilindrico Honda… ci avviamo. Corriamo a fianco della Tiburtina percorrendo dei tratti molto facili, ma non appena arriviamo a ridosso delle colline il percorso si fa più tecnico e il piacere di guida schizza ai massimi livelli.
E’ puro piacere, arrampicarsi su per un sentiero ripido, con la gomma che scava tra terra e sassi, con la moto che lotta contro la forza di gravità, il rombo del motore che sale di giri, le braccia che iniziano a farti male, fumo misto a polvere e sudore… E’ la mia droga, e non posso farne a meno!
Altro tratto, veloce e scorrevole e in un batter d’occhio siamo in cima a Forca Caruso. “Che te ne pare?” - chiede l’indigeno - “Vai pure, io mi sto divertendo come un bambino!” Di nuovo in sella, altro sentiero stavolta in discesa e con diversi sassi. Col tempo ho imparato a conoscere la mia cicciona, so che devo farla correre su certi fondi, seguire i suoi movimenti, assecondarla in parte e poi frenarla dove il fondo è migliore… Riesco a scendere come se nulla fosse, pronto per un altro tratto.

Abbandoniamo definitivamente la strada asfaltata e la civiltà, ci immettiamo su uno sterrato pieno di sassi, dove solo il gas ben spalancato impedisce alle nostre ciccione di affondare; mi accorgo che questa teoria è senz’altro corretta ma di non facile attuazione specie su tornanti stretti con sotto dei bellissimi burroni :- Giancarlo, nonostante i suoi 120kg ed una gomma abbastanza consumata, sembra quasi non accorgersene, è talmente tranquillo e sicuro che pensa bene di aggiungere delle sfiziosissime deviazioni :-))) Mi fermo a far foto cercando qualche scorcio, qualche veduta, qualunque cosa che possa vagamente rendere grazia alla bellezza di queste montagne, ma è impresa assai ardua.




Siamo nel nulla, solo prati a perdita d’occhio, alcuni boschi e le maestose cime della Marsica. Le uniche tracce della civiltà sono i grossi mulini a vento che sovrastano le cime di alcune montagne, “uno scempio fatto in nome dell’ecologismo” esordisce Giancarlo - “Lo fanno trincerandosi dietro la parola ecologismo, poi quando cambiano l’olio dei generatori lo buttano per terra. E questo sarebbe ecologismo? E le strade? Le vedi quanto sono grandi? Che bisogno c’era di fare tutto quel casino? Hanno rovinato per sempre queste montagne, per fare poi cosa? Produrre corrente elettrica? Ma se sono sempre fermi?” Dall’alto le “autostrade” che hanno fatto per arrivarci sono ben visibili, sembrano delle grosse ferite sul corpo di una bellissima donna e saltano all’occhio, forse ancor più dei bruttissimi mulini a vento… Con l’amaro in bocca proseguia0 :-(

Un dedalo di sentieri appaiono come per magia per poi sparire in ogni direzione, il mio amico sembra non curarsene e procede sicuro per la sua strada, mentre io lo seguo da vicino per la paura di perdermi. “Vedi” – mi dice nel bel mezzo di un anonimo prato – “se da qui prosegui dritto arrivi ad un punto dove non puoi più tornare indietro nemmeno con un mono. Ce ne sono finiti diversi, compresi alcuni miei amici, e non ti dico quello che ho dovuto fare per tirar su le moto… il vero percorso gira qui, solo che in pochissimi lo conoscono e ingenuamente proseguono dritti seguendo l’unica strada tracciata.” - “Dove qui? Io non vedo nessuna traccia?” – “Qui… “ - “io continuo a non vedo nulla… Giancà, vero che non hai l'alzheimer? Non vorrei trovarmi in qualche situazione poco piacevole… poi chi gli e lo dice a mio fratello che deve venirmi a tirare fuori quaggiù nella Marsica? Quello piuttosto mi lascia sbranare dai lupi e dagli orsi…” ”Tranquillo Manuè, sei in buone mani..” - “sperem…” (penso tra me e me).
Il nostro percorso prosegue senza problemi tra boschi, prati, sentieri e pietraie. Il ritmo non è sostenuto e questo ci permette di vedere meglio il panorama che ci circonda. In prossimità di una curva ci fermiamo, pochi passi ed ecco apparire come per magia il lago di Scanno!
Che spettacolo!
Un paio di foto e giù a tutta, fino alle rive del lago dove ci fermiamo a mangiare qualcosa. La sosta ci permette di riprendere il discorso lasciato ieri, quello sull’Abruzzo, la sua storia, e i Tratturi. “La pecora: era lei al centro dell’economia di queste terre! Di qualunque cosa parli qui in Abruzzo, ricordati che dietro c’è sempre la pecora…” - riprende Giancarlo. Mi parla di tracce, resti che a noi comuni mortali non rappresentano nulla, una pietra messa nella terra con una scritta che nemmeno si legge, indiscutibili segni di una storia che nessuno conosce… La sua passione è travolgente, mi accorgo che dietro il suo andare per sterrati c’è qualcosa di particolare, non una banale voglia di andar a spasso, ma una attenta e mirata ricerca della storia e delle tracce che questa ha lasciato. Sono sbalordito, ed allo stesso tempo entusiasta di essere qui. L’andar per sentieri passa in secondo piano, questo è un giro diverso, questo è un giro alla ricerca della storia (…chi l’avrebbe mai detto?).

Visitiamo i resti di Frattura, paese abbandonato anni fa per via di una frana, una fugace visita a Castrovalva proprio sopra le gole del Sagittario e in pochi minuti siamo all’agriturismo La Porta dei Parchi. Il nostro viaggio immaginario nella storia prosegue tra superbe pappardelle, deliziosi arrosticini, ricotta con miele e noci che sembra panna montata :-))))) Conosciamo una signora anch’essa appassionata di storia locale e subito parte un confronto serrato tra lei e Giancarlo. E’ subito lotta armata: informazioni, notizie, libri, reperti storici, ognuno gioca le sue carte, in una guerra dove non si fanno prigionieri. Io sono tentato di abbandonare il campo, ma resisto stoicamente concentrandomi però sull’ottimo vino della casa. Alla fine finisce patta, ma secondo me Giancarlo era più forte… Prima di abbandonare il campo di battaglia (dimenticavo: anche finire il succulento pranzo è stato un durissimo combattimento, anche se piacevole slurp! ) chiediamo al proprietario lumi su come adottare una pecora, iniziativa tipica di questo locale. Ci danno qualche informazione ma ci rimandano al sito http://www.laportadeiparchi.it

Risalire in sella con la pancia piena è sempre una tragedia, ma farlo e dover subito affrontare una salita con pietre smosse è un suicidio legalizzato! La moto va dove vuole lei, provo ad oppormi, ma tutte le forze sono impegnate a digerire il pranzo: a stento riesco a rimanere in piedi :-((((. Il nostro giro alla ricerca delle tracce della storia prosegue: un eremo nascosto in una valle, una pietra che segna il limite del tratturo… segni quasi invisibili che solo i veri appassionati conoscono. E dei percorsi in fuoristrada non ne vogliamo parlare? C’è di tutto e per tutti i gusti: dalle strade bianche, alle salite ripide, ai tratti veloci con mille curve, terra prati e pietre... Cavolo quanto amo andare in fuoristrada!

Per il giorno seguente abbiamo in programma un giro più corto e soft, ma si sa, con certa gente c’è poco da fidarsi :-PPPP Ci infiliamo in uno sterratone facile facile, filiamo veloci immersi in un rigoglioso bosco, e da li proseguiamo verso est. Su una strada perfettamente dritta immersa in una boscaglia impenetrabile vedo la freccia di dx lampeggiare… “Dove cazzo va Giancarlo? Non vede che c’è solo bosco li?” – penso tra me e me. Lo vedo che gira in un sentiero che nemmeno si vede, infilandosi in un fitto bosco e per poi sfociare in una bellissima radura con salti e diversi saliscendi sfiziosissimi :-)))))) Con la bava alla bocca affronto questo bellissimo percorso, il tempo di prenderci la mano e siamo di nuovo su una sterrata facile facile :-( “Avevo in mente un percorso, ma lo sto cambiando per evitare la pioggia, adesso ti porto dove hanno fatto l’italiano di enduro” – dice Giancarlo tutto sorridente. A vederli dall’alto, i percorsi fatti durante la gara sembrano facili, ma all’atto pratico, anche i pezzi più semplici con le ciccione diventano un po problematici. Con qualche consiglio riesco a non sdraiarmi, ma a fine di una discesa la schiena di Giancarlo è ko.

A malincuore torniamo indietro, un caffè e puntiamo verso Celano.

Ora: una persona con un po di sale in zucca quando ha problemi fisici se ne torna verso casa facendo la strada più corta e semplice, il mio amico no, lui va comunque per sterrate. Ne facciamo alcune semplici poi man a mano la questione si complica un po fino ad arrivare li sotto: un bellissimo muro a secco dove scorre un bellissimo sentiero. L’avevo notato già ieri e mi ero chiesto se mai ci si sarebbe potuto passare con una cicciona, adesso è li di fronte a me, ripido e dritto. “Qui persino alcuni mono non ce la fanno…” esordisce Giancarlo. “Peccato io speravo di passarci con la mia moto” - ribatto - “lascia perdere, è troppo ripida e c’è della terra smossa…” - “sich” penso tra me e me, ma ascolto il consiglio del mio amico. Saliamo comunque il muro ma facendo un sentiero che taglia trasversalmente la parete, e devo riconoscere che nemmeno questo è proprio semplice. Arriviamo in cima al sentiero di prima: cavolo… è proprio ripido! Però la voglia di provarci ce l’ho ancora… “peccato però, mi sarebbe piaciuto provarci…” ribadisco io con una faccia da bambino a cui non hanno comprato il giocattolo :-)))) “Lascia stà Manuè, ti ci saresti solo fatto male…



Visto che hai ancora voglia di giocare ti porto nella palestra dove mi alleno di solito…” Lo sapevo lo sapevo lo sapevo… ti pare che questo disgraziato non aveva un posto segreto dove giocare? Assassino, volevi tenertelo tutto per te, eh????
Facciamo uno dei tanti sterrati facili facili e come sempre nel bel mezzo di un bosco ci infiliamo in un sentierino mezzo nascosto. Giancarlo fila veloce, si vede che conosce bene il percorso, io stento non poco; dopo pochi metri trovo una serie di 10 gradoni da mezzo metro con parecchie pietre che riducono le mie braccia a due pezzi di legno. “Piaciuto questo pezzo, eh???” dice Giancarlo tutto sorridente… “mannaggia a te, ho i muscoli a pezzi! Però mi son divertito come un bambino…” “dai che il meglio deve arrivare” e via su per una pietraia dove affonda miseramente manco fosse sul fesh fesh libico.


Foto di rito e torniamo a zigzagare tra i sentieri. Saliamo e scendiamo su per dei collinotti, Su uno di questi mi ci pianto ma poi torno indietro e ci salgo a tutta con la moto che scoda sparando sassi: libidine! Siamo entrambi cotti, ci avviciniamo (forse) a casa quando ecco, che come sempre, si inventa una deviazione delle sue e ci ritroviamo ad attraversare un fosso per poi spuntare in un posto dove alcuni sui amici stanno facendo una grigliata.
Due chiacchiere, che fate cosa non fate ed in pochi minuti siamo già seduti a mangiare con loro.


Penserete che sto sempre a mangiare, ma che ci devo fare? Come si può rifiutare l’invito a mangiare carne, nella fattispecie arrosticini? Un grifone vola alto sopra le creste della marsica, chissà, forse avrà sentito l’odore della carne alla griglia…



Giancarlo parte con i suoi racconti di storia, mentre io mi concentro sul vino e sulla cane :-))) L’ospitalità di queste persone è qualcosa di speciale, una cosa che dalle mie parti in parte si sta perdendo :-(

Al mio amico arrivano una serie di telefonate, vedo lo sguardo di Giancarlo preoccupato, sento che parla di un incendio… “Manuè, molla quella bistecca! Sbrigati, c’è un incendio qui vicino, dobbiamo andare a vedere cosa succede…” Filiamo a missile su per degli sterrati, mentre il fumo acre ha già invaso il piccolo angolo di paradiso dove stavamo mangiando. Arriviamo poco fuori il paese dove dei ragazzi stanno spegnendo le fiamme con dei rami, chiediamo se hanno bisogno di una mano, ci fanno cenno di no, proseguiamo raggiungendo il fronte est dell’incendio. Altra gente è impegnata su questo fronte, parcheggiamo le moto in una zona sicura e ci uniamo a loro. Per fortuna non ci sono grandi piante ed in poco tempo, grazie anche all’aiuto dei vigili del fuoco, fermiamo le fiamme. Torniamo al paese per vedere com’è su la situazione, sembra tranquilla, tutto il paese è mobilitato, mentre a paco a poco arrivano i rinforzi. “Visto Emanuè – mi dice tutto sorridente Giancarlo – in questo giro non ci siamo fatti mancare nulla…” Vorrei prenderlo a sberle per i prossimi 2000 anni, ma me lo dice con una faccia cosi tenera che non oso dir nulla e annuisco (e poi, voglio vedere chi ha il coraggio di contraddire uno cosi grosso).

Arriva il momento dei saluti, decido di evitare la sardostrada attraversando il parco nazionale Sirente Velino per poi buttarmi sul Passo del Cappannelle, Amatrice… Salendo sul passo delle Capannelle inizio ad avvertire uno strano formicolio, guardo una sterrata e penso che non è il caso di andarci, la seconda idem, la terza come sopra; quando arrivo al valico e vedo la sterrata che scende verso fondo valle non so resistere: l’ho osservata troppe volte, devo andarci!

Sono solo, stanco e con il bauletto, ma la voglia di andarci è troppa. Lo sterrato scende fino a valle, passo a fianco di un grosso bue con delle lunghe corna, strizza da paura e proseguo tranquillo verso l’ignoto. La carreggiata è bella larga e pianeggiante, promettere bene! Resisto alla tentazione di provare qualche tratto alternativo ma dopo poco mi ritrovo nella peggiori delle situazioni: un bivio! Due strade della stessa larghezza, una sale e un’altra prosegue in piano. “Dubbio atroce, mannaggia a me e a quando non mi compro un GPS. Cazzo cazzo cazzo, che faccio? Boooh? Vabbè proseguo percorrendo quella in piano.” La strada si infila in un bosco, non una traccia di qualche mezzo, ma in compenso la strada non si restringe. Trovo un tratto ripido in discesa, “c’era da aspettarselo!” ma non mi lascio intimorire e proseguo. Lo so, sono un incosciente, ma adoro perdermi. Trovo un bosco tagliato di recente e delle tracce di un trattore, riprendo coraggio e mi godo finalmente il silenzio surreale e la bellezza di questo luogo. Attraverso un guado in secca, pochi metri e sono in un paese, mi fermo.

”Scusi, mi sa dire che paese è questo?” domando ad una ragazza. Questa mi guarda perplessa, non sa se è un pretesto per saltarle addosso o se sono davvero matto. Mi dice il nome ma io a mia volta la guardo perplesso perché non lo conosco minimamente.”Perfetto. Mi scusi ma… per andare ad Amatrice dove andare?” La ragazza mi lancia un’occhiata fulminea, forse pensando che la sto prendendo in giro. Prosegue il suo cammino e mi indica la strada… Abbandono miseramente ogni speranza di approfondire la sua conoscenza, mi avvio mestamente verso Amatrice rinunciando definitivamente a cercare altri sterrati…


Mané


Le foto sono qui
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