Skreeeeeek sssssssssssssssss skreeeeeek

domenica 1 maggio 2011


Cos’è questo ennesimo rumore e soprattutto, da dove viene?

Brecciarolo, domenica 3 aprile ore 10 la mia giornata comincia da qui. Passano due minuti ed arriva Giordano: saluti di rito e si parte a fare scorta di beni di prima necessità. Dodici euro di pizza, nove di prosciutto, pecorino e birra a volontà. Ce n’è per sfamare un piccolo esercito tant’è che la signora del bancone ci chiede quanti siamo:”Due singò, ma nu magneme furia, anzi mittece nantre piezze ch’è mej, quille più ruoss!” rispondo io. La signora strabuzza gli occhi, ma quando capisce che non stiamo scherzando ci prepara un sacchetto di pizza fumante. Eh già, le uscite con Giò cominciano sempre cosi, con una abbondante scorta di viveri e di birra, prima di partire verso la montagna...
La Clio a metano lentamente inizia ad inerpicarsi tra i tornanti dei Sibillini mentre, tra un insulto e l’altro ai ciclisti, iniziano a spuntare come funghi i vari Ubaldo, Lorenzo, Paolo, Roberto, Gianni e addirittura il mitico Domenico:” Ma non dovevamo essere solo noi due? – Mah, valli a capire sti volatori!”

Superiamo il valico di Forca di Presta e il cervello passa automaticamente in modalità “Castelluccio ON”. Quando è attiva questa opzione il cervello si isola dal mondo, il battito cardiaco rallenta, i sensi si risvegliano e più in generale si avverte un leggero stato di euforia. Per noi volatori questo stato dura mediamente dai cinque ai dieci minuti, il tempo necessario a raggiungere uno dei mille decolli: dopo si attiva, in aggiunta, la modalità “wind finder ON”. Ecco che da questo momento tutti i sensi vengono dirottati a captare ogni singola bavetta di vento, termica, scoreggia di volpe, insomma ogni informazione utile a strappare informazioni utili a capire la meteo nella speranza (vana) di fare il volo del secolo. “Ma non puoi… non è cosi ragazzi, fidatevi! La meteo a Castelluccio non l’ha mai capita nessuno tant’è persino l’analista che l’aveva in cura è dovuto ricorrere a sua volta ad un’a ltro analista prima di suicidarsi!”. Ma noi volatori siamo fatti cosi, ci piace giocare al totovento, insomma diciamolo com’è: lassù se proprio vuoi parlare di qualcosa non è che ci siamo molti argomenti! Si la lenticchia che non fiorisce, la strada rovinata, i paesani che non sopportano noi volatori… ma alla fine gli argomenti sono sempre quelli e si finisce col parlare di vento. Ammettiamolo: era meglio quando si parlava di donne! Oddio no, anche quelle non l’ha capite nessuno!

Mentre tutti sono impegnati nel totovento, ecco che io vengo assalito da un problema di importanza mondiale, ma che dico mondiale, planetaria: la fame nel mondo? Le guerre? Il nucleare? No, come tenere in fresco le birre al decollo di forca di presta ovest dove non ci sono sorgenti! Oh ragazzi, so problemi! Non fate i moralisti del cazzo, a nessuno piace bere la birra calda, per di più a Castelluccio!
Chiedo conforto ai volatori presenti e subito fioccano idee delle più astruse ma nessuna di facile realizzazione. Dopo una mezz’ora di proposte geniali (cazzate magagalattiche, ndr) quando anche i piloti più esperti ammainano bandiera bianca di fronte ad un cosi grande problema ecco il mio colpo di genio: andare a prendere la neve fresca con una busta di plastica ed infilarci le birre!

SONO UN GENIO!!!!!!

E fu cosi che i volatori poterono gustarsi le loro birre fresche gustandosi il meraviglioso panorama sulla piana :-)
La giornata scorre allegramente nell’attesa spasmodica di spiccare il volo, ma nell’attesa che si fa? Si aspetta! Ma l’attesa è lunga e cosi iniziano i colpi di genio su come ammazzare il tempo. Si inizia tirando pietre alla manichetta a vento (risultato finale: un pastore e tre escursionisti contusi), poi si passa ad una gita alla slavina sotto il decollo per finire con una lunga discussione sul nucleare. Vabbè… il parapendio è anche questo!

Il vento supera le sue crisi esistenziali e si mette fisso da ovest. Ubaldo va subito in aria (dirà poi che non voleva decollare immediatamente, ma che il vento l’ha portato in volo, busciardo!) e inizia a giocare seguito da vicino da un aeromodello. Impechiamo a lungo contro il modello per il comportamento da incosciente, ma lui incurante continua a volare vicino al nostro amico, un comportamento da vera testa di cazzo! Il vento si calma di nuovo, Ubaldo fa top landing mentre decolla Paolo con il delta e se ne va subito a terra. Sembra tutto perduto quando rassegnati decolliamo diretti verso il Vettoretto, due minuti e posiamo le vele sui suoi prati. L’incazzatura è tanta, una giornata cosi bella e limpida persa, senza nemmeno un volo decente :-(

Ma Castelluccio è sempre imprevedibile, e dopo l’ennesimo buco ecco che arriva una bavetta di vento, secca, decisa e laminare. Neil Armstrong Ubaldo decolla spinto dai sui 3 razzi atomici diretto verso l’infinito dei cieli (gli astronauti della Hiss riferiranno poi di aver avvistato uno strano coso giallo guidato da un marziano con la faccia da pirla ed un sorriso a 325874 denti), seguito a brave da Lorenzo, Roberto ed io. Roberto parte subito all’attacco del Vettore, seguito da un Mané molto intimorito e da Lorenzo.

E’ dura, dopo un anno e mezzo dedicato prevalentemente ai voli in paramotor, ritrovarsi qui, a lottare coltello tra i denti, con le termiche che ti sballottano a desta e a manca, e la montagna che lentamente si avvicina quasi volesse mangiarti… si, ho avuto paura!

La paura, è una fedele ed ingombrante amica di ogni volatore, e come ogni donna devi saperci fare: devi sapere quando darle corda e quando tenerla a bada. E’ un rapporto contrastato quello che ho con la paura, la temo ma al tempo stesso ne sono affascinato, la odio ma al tempo stesso ne sono follemente innamorato. Volare sul Vettore dopo cosi tanto tempo per me significa tornare ad avere un rapporto ravvicinato con la paura, parlarci ed esser costretti ad entrare subito in sintonia senza possibilità di errori, ma il volo è anche questo.
L’ascesa la Vettore sfida comincia male, parto un po’ basso con il traversone, e mi ritrovo bassissimo sotto lo scoglio dell’Aquila. Per un attimo sono tentato di fare dietrofront ma no, figurati, non mi chiamerei Mané se lo facessi. E allora che guerra sia, fanculo se mi tocca rincominciare da cosi in basso! Mi avvicino al pendio e mi ritrovo a fare il pelo ai prati, cercando al tempo stesso di riprendere confidenza con termiche e sottoventi. Salgo, lentamente ma salgo. Da Cape Canaveral segnalano il passaggio dello shuttle sopra Castelluccio, ma no è Neil Armstrong Ubaldo che sta volando nella stratosfera insieme a Roberto! Lo osservo con un di invidia e penso:“Cazzo mi scoccerebbe un bel po non arrivarci, oggi però le termiche mi sono proprio indigeste!“

Inizio ad vedere il fumo uscire dal mio casco: è quello della mia faccia che sta bellamente arrostendo grazie al riverbero del sole sulla neve:” devo sbrigarmi a salire o finirò arrosto pure io!” penso tra me e me. Le termiche si allargano, l'ascendenza si fa più forte ma al tempo stesso più dolce e finalmente posso iniziare a rilassarmi; è in questo momento che mi accorgo di un rumore sinistro provenire dalla mia vela:”skreeeeeek skreeeeeek”.

Cazzo cazzo cazzo, da dove viene questo cigolio? Osservo meglio, è la carrucola del freno che fa casino, fanculo, m'è preso un colpo per niente! Però, alla fine un difetto alla mia vela l'ho trovato! Dopo 5 anni la carrucola del freno cigola :-P

Lentamente raggiungo la sommità del Vettore dove finalmente posso rilassarmi e gustarmi il panorama. Di solito questo è il momento in cui chiamo Marty ma la vela continua un po a ballare ed io continuo a non digerire questi scossoni:”devo volare più in libero, una volta queste termicucce mi facevano solletico, mentre ora mi mettono soggezione” - penso tra me e me - “però, quanto cazzo è bello arrivare quassù! E’ stata dura, però ne valeva la pena. Guarda, eccolo li, lo Scoglio dell’Aquila, e i laghi di Pilato… dove sono? Aspetta che mi sporgo un po’, attenzione però all’avanzamento… ohhh guarda che spettacolo, adesso sono ricoperti di neve e a malapena si intravedono però che belli che sono, e più in là guarda, guarda spettacolo che sono i monti della Laga, ohhhh vira vira che sennò ci incrociamo con lo shuttle… ehmm volevo dire con Ubaldo, ma aspetta un attimo cos’è che sta passando sotto di noi, no non può essere, ma no è troppo grossa per non essere lei, è lei, si si è lei, l’Aquila!!!! Ciao bella, mi sei mancata, so ce ti sto rompendo le scatole ma sono felice come non mai. Arrivare quassù è bello, ma arrivarci e poterti vedere da vicino rende il volo magico. Buoni voli principessa, a presto... spero! ”

Il volo prosegue silenzioso (se escludiamo lo skreeeeeek skreeeeeek della mia vela) tra le creste del Vettore ma la mia mente è già a terra, dopo aver raggiunto l’obbiettivo ha resettato il sistema e si appresta a caricare i dati in vista di altre sfide. Ubaldo mi fa cenno di tornare a terra, io punto la vela verso Colletondo e mi lascio trasportare dolcemente verso il decollo, mentre gli altri se ne vanno a spasso per la piana. Sono scazzato e mi è passata la voglia di volare, potrei andarmene da qualche parte ma rimango sulla verticale dell’atterraggio, solo verso la fine accenno qualche pendolata (chiamarli wing over è un insulto) cosi, tanto per ammazzare il tempo. Roberto atterra sulla strada, io lo imito riuscendo a fare un atterraggio altrettanto preciso, Neil Armstrong Ubaldo invece atterra direttamente nel piccolo parcheggio del Vettoretto (si lamenterà poi del fatto che non gli avevano aperto la macchina, altrimenti sarebbe atterrato direttamente al posto di guida).

L’euforia torna ad impossessarsi di me, mentre pian piano chiudo compiaciuto la vela: 95 ore di prm più decine e decine in libero, ne abbiamo fatta di strada insieme io e la mia vela! Qualcuno mi fa notare di come i colori si siano sbiaditi, ma io penso a quello che abbiamo vissuto insieme, ai voli in giro per l’Italia ed alle tante soddisfazioni che mi sono tolto, è proprio una gran vela!

Mi fermo un attimo a salutare la mia amica, la paura, la saluto con un po di rimpianto… è stano, fino a che dovevo farci i conti la odiavo adesso invece già ne sento già la mancanza… Una birra, stavolta fresca di frigorifero, suggella la fine di questa bella giornata. Tra una chiacchiera ed un’altra finiamo col parlare di un decollo sul mare ed il solito Roberto se ne esce con le sue solite sparate da professionista (mancato) del libero. Odio questo suo modo di fare, è fastidioso ed irritante quando ci si mette, sembra quasi che lui abbia fatto tutto e sappia tutto del volo e gli altri siano delle nullità, sembra che lui sia un esperto e gli altri delle schiappe. Gli urlo un paio di porco … e lo metto a tacere tra gli applausi degli altri amici (quanno ce vò, ce vò).

Ciao

Mané