Tentazioni....

giovedì 16 dicembre 2010

....le mie: troppe!
Una buona grigliata di carne argentina, un viaggio nel deserto, un volo con un F16... sono troppe le cose a cui non saprei mai dir di no.

Rimanendo su cose terra terra, c'è una cosa a cui non so dire di no: un DRZ appena uscito dalle mani di un meccanico e che altro non aspetta che qualcuno che lo porti per fossi in una giornata fredda ma assolata!

Mi fa quasi pena vedere la moto uscire linda e profumata dall'officina, sapendo quello che di li a poco l'aspetta. Oddio, cosa l'aspetta non lo so nemmeno io, so solo che sarà caccia, delle più spietate, quelle in cui non si fanno prigionieri! Non so cosa troverò, non so dove andrò, l'unica certezza sarà la mia solitudine. Una solitudine cercata, bramata, senz'altro pericolosa, ma che a me piace. Già, andare in gruppo è bello, cazzo se è bello, ma andare in giro da soli senza conoscere quello che ti aspetta ha qualcosa di intrigante, di affascinate, di eccitante quasi quanto la vista della Senicar nuda. Sara questo il pensiero ricorrente durante questo giro: la Senicar? No, la solitudine :-).

Pensieri... viaggiare mi ha aiutato a pensare, da sempre! E a pormi un sacco di domande che non trovano spazio nel tran tran quotidiano! La solitudine quindi? “Una condizione esistenziale!” sentenziò una ragazza in una lettera a Jack Folla.

Mentre inizio questo monologo con me stesso, la strada pian piano avanza, l'asfalto dopo meno di un km lascia spazio alla ghiaia e la moto inizia a scodare di gas. Le colline teramane pian piano si mostrano nella loro bellezza, un verde acceso misto al marrone dei capi arati si schiude al mio passaggio, poco sopra loro, le montagne d'Abruzzo, la Majella, il Gran Sasso, la montagna dei Fiori e più in la il Vettore che sembra fregarsene di questi stupidi confini.

Corro, corro con un sorriso da ebete, corro attraverso queste colline che poco a poco si stanno ritagliando un posto nel mio cuore, lentamente sento che si insinuano dentro di me affascinandomi e coinvolgendomi con la loro semplice e ingenua bellezza. A volte ho come l'impressione che non sono io che sto cercando di scoprire loro, ma che siano loro a corteggiarmi facendomi vedere le zone più belle. Altrimenti come spiegarsi il susseguirsi di percorsi sempre più belli e panoramici?

I primi km di sterrato li divoro in un battibaleno, il bello comincia ora: certo o incerto? Incerto!
Via per la prima sterrata che si infila in una vallata, due minuti di vani tentativi e mi tocca tornare indietro. Non demordo e al primo bivio che mi si para di fronte mi ci infilo: a prima vista sembra promettere bene ma poi finisco a scorrazzare in un prato. Eppure... eppure c'è qualcosa, ne sono sicuro. Pochi metri di asfalto e mi si para davanti lo sterrato che cercavo: largo e veloce, mi ricorda alcuni tratti del tratturo molisano. Dopo due km fatti con la moto quasi sempre di traverso per il fango torno di nuovo al bitume. Ma va bene cosi, sono dove vorrei essere, all'ingresso di una zona dove ero stato stato la settimana scorsa con Marty e che prometteva bene... non resta che batterla a tappeto.

Guado un torrente, corro veloce sulle pietre poi l'occhio mi cade su una pozzanghera: è ghiacciata!

Incurante del ghiaccio avanzo seguendo il mio fiuto (oggi il freddo lo ha messo ko infatti sbaglio tre strade) ma poi inizio ad azzeccare la sequenza giusta, e mi ritrovo catapultato in un piccolo angolo di paradiso. Le tracce di tassellato non lasciano adito a dubbi: qui c'è da divertirsi e da sudare!
E da sudare ce n'è a volontà, dapprima una salita ripida poi una discesa stretta con un rivolo di acqua mista a fango, con la vegetazione ad altezza viso, e un solco profondo... una faticaccia ma che bello!

Becco una salita, inizio a mettere tutte le marce che ho e in pochi minuti mi ritrovo per l'ennesima volta sul tetto del mondo: yahooooooooooooooooooooooo!!!!!! L'urlo di battaglia invade il silenzio assorto delle colline teramane.

Tolgo il casco, e il mio criceto approfittando di questi pochi minuti di aria inizia a pensare... “Si sarebbe bello essere quassù con gli amici fidati, quelli che anche se non li vedi sai che ci sono, quelli che ti parlano anche solo con uno sguardo... Staremmo qui ad osservare assorti la bellezza delle mie montagne, i colori dell'inverno, ad ammirare Campli e più in là Civitella... No, staremmo qui a sparare cazzate, a prenderci per il culo, a cazzeggiare... come sempre :-)”

Osservo le colline, scruto le possibile “prede”, le studio minuziosamente poi abbasso gli occhiali e mi dirigo verso l'ignoto. Altri sterrati, alcuni infangati a tal punto da non riuscire a salirci, altri veloci e scorrevoli da fare a tutta. Di nuovo in cima ad una collina, ma il mio obiettivo è a valle, in una zona di calanchi dove secondo il mio fiuto c'è da sudare. Mi infilo nell'ennesima stradina, sembra finire nel nulla ma il mio fiuto non sbagliava e riesco a trovare la scappatoia, un divertentissimo salitone tecnico e ripido: pochi metri e sono nuovo sull'asfalto.

Una sterrata senza uscita, poi becco quella giusta e inizio a scendere.
“Si è vero – esordisce il criceto – è pericoloso andare in giro da soli, specie qui, se dovesse succedermi qualcosa, con tutti questi percorsi, non mi troverebbero mai... No, i Falchi d'Abruzzo mi troverebbero, ne sono sicuro, si alzerebbero in volo anche di notte pur di venirmi a cercare....” nemmeno il tempo di pensarlo e finisco rovinosamente a terra sbattendo spalla desta e testa.

'ssinoammazzà a me e ai miei pensieri!

Veloce check: fisico ok a parte la botta, leva freno anteriore e paramani sinistro andati, per il resto tutto ok. Cavolo non ci voleva!

Risalgo in sella e proseguo per la mia strada. Raggiungo un fosso e con un po di fatica esco da una salita infangata. Il buon senso consiglierebbe di tornare a casa, ma la mia “passione” (pazzia?) mi porta attraverso nuovi percorsi.

“Ma si, in fondo io e Nuvola Rossa siamo simili come dice Mirella: entrambi siamo degli incoscienti che non si arrendono di fronte alle difficoltà ed ai problemi, ed inseguono caparbiamente i propri obiettivi!”

La moto fatica ad avanzare, in questa zona c'è molto più fango che nelle precedenti e le T63 mostrano i loro limiti su questo tipo di fondo. In questo stato non ha più senso andare avanti, e magari Salvati ha una leva di scorta a portata di mano: dieci km e sono li, il tempo di montarla e avviso Marty che la moto è a posto e che continuerò il giro.

Passa un minuto, arriva la chiamata di Enrico:”dai che si va a fare un voletto sul mare, non puoi mancare! - Ok, lavo il DRZ e arrivo!”

Abbasso gli occhiali e mi dirigo verso questa nuova avventura...

Mané

Sul tetto del mondo

martedì 9 novembre 2010





Doveva essere un'uscitina veloce, tanto per “marcare il territorio”...

...il fatto è che quando salgo in moto so sempre dove voglio andare ma non so assolutamente dove mi porterà il mio istinto!

Domenica a pranzo le buone intenzioni ci sono tutte:”un giretto veloce, il tempo è poco e probabilmente ci sarà del fango. Ripercorro al contrario il giro fatto qualche settimana fa e per le quattro sono a casa...”.

Amletico dilemma: esco col piccolo o con la cicciona? La cicciona ha le gomme lisce, il piccolo ha bisogno di qualcuno che lo metta alla frusta e che controlli che le biellette reggano... quindi?
La cicciona, che domande!

Rotta verso nord, supero il fiume e subito inizia il divertimento.
Su veloce per un bellissimo sterratone, da fare in terza piena, con la moto che scoda.
Si, il posteriore scoda vistosamente, il fango e la gomma alla frutta non vanno proprio d'accordo, accidenti! Frega niente, le emozioni che mi sa dare la cicciona, il piccolino non me le da manco in un anno! Proseguo verso ovest ripercorrendo le sterrate fatte qualche settimana fa, ormai i paesaggi li conosco talmente bene che non mi meraviglio più nel vedere i vigneti multicolori e i rigogliosi boschi vestiti di chiome sgargianti... Saluto qualche contadino intento a raccogliere le olive, e con mia grande soddisfazione il mio gesto viene ricambiato: questo a mio avviso è il modo corretto per garantire la sopravvivenza di questo nostro sport.

Proseguo su e giù per le colline marchigiane, con l'occhio fisso sulla strada sempre piena di insidie, e con il gas ben spalancato per sopperire alla mancanza di tassello... una goduria!
Arrivo al luna park: porcaccia di una miseria l'hanno chiuso! Frega nulla, passo a lato e poi mi ci infilo nel punto giusto per fare un bel salto: ci voleva!

Avanzo ancora verso ovest, ormai il giro sta volgendo alla fine quando i miei occhi guardano un percorso che sale verso sud... maledizione conosco quello sguardo e conosco quel genere di sterrate: di solito sono il preludio di casini, di fatica, di sudore e di bestemmie... ma anche di qualcosa di nuovo, di bello, di emozionante che mai riuscirò a raccontarvi!

Via verso sud, seguendo una insignificante sterrata ma guidato dal mio fido istinto.
La parte iniziale è pianeggiante ma come inizia a salire, il fango inizia a diventare un problema: la moto inizia a scodare vistosamente e riesco ad avanzare solo grazie a qualche poderosa pedata. Un tappeto di foglie gialle appare dinanzi ai miei occhi, vorrei tornare indietro per non rovinarlo, ma un po egoisticamente decido di proseguire verso l'ignoto. Raggiungo l'asfalto e subito vedo altri percorsi, ma decido di non andarci e proseguo verso ovest, verso il fiume che si rivela sempre bello e divertente con guadi e tanti tanti sassi: una goduria!
Esco e mi metto in cerca di altri percorsi, il mio istinto mi dice che c'è dell'altro ma non so dove...
Lentamente avanzo verso ovest e in lontananza rivedo i percorsi che non avevo voluto fare in precedenza. Li snobbo per l'ennesima volta, determinato ad avanzare verso le montagne ma sento...
...che cavolo ne so, più provo ad allontanarmi da questi posti e più sento che è la che devo andare.
Sono pazzo? La pazzia... spiegherebbe molte delle cose che faccio... ma no, io mi ostino a credere al mio istinto fregandomene del giudizio degli alti!

Lentamente mi faccio guidare verso questi percorsi, non so come ma li trovo al primo colpo e... mi si para di fronte l'ennesimo parco giochi di questa meravigliosa vallata con sterrati larghi, veloci, viscidi ma soprattutto belli, ma belli veramente! :-)
Incurante del fondo viscido vado alla scoperta di questo angolo di paradiso, con coraggio e un po di spregiudicatezza mi avventuro in questi tetri luoghi, con la spavalderia di un bambino parto verso terre inesplorate! Un lungo sterrato si inerpica attraverso dolci colline, intorno a me il silenzio assorto della natura e ovunque terre arate, impregnate del sudore di chi queste terre si ostina a coltivarle! Ci sarebbe da raccontare per ore di queste persone, a volte rudi, dall'aspetto poco raccomandabile, ma dal cuore d'oro, ma oggi no, oggi devo raccontarvi delle mie avventure (cazzate ndr).

Il sole fa capolino dietro il Vettore, disegnando profili di montagne a me tanto care: la mia ora è arrivata, entro mezz'ora farà buio e mi tocca tornare a casa, sul serio. Scendo lentamente verso il mare:”ma no, prima di tornare a casa c'è un piccolo luna park che devo assolutamente vedere, tornare a casa senza averlo visto non avrebbe senso”. Rassegnato, mi metto di nuovo alla ricerca dello “sterrato perduto”: dopo tre tentativi andati a vuoto lo trovo. Una bellissima salita di terra, bella e ripida, l'ideale per testare la tenuta delle (fu) mitas E09. No, non mi fido, negli ultimi sterrati la gomma non aveva proprio grip, meglio rimandare. Osservo meglio la collina e vedo che dietro c'è una montagna molto bella e che promette bene... Via, di nuovo, su per la prima strada bianca che mi si para di fronte, senza sapere dove sono e dove sto andando, ma in fondo è cosi che mi piace viaggiare, vagabondando come uno zingaro, senza una meta, senza fissa dimora, vivendo la vita alla giornata :-)

Ora: che ve devo dire? Che questo sterrato faceva schifo? Che non ho sbavato come un san bernardo? Che mi sono annoiato? Dite che ve la sto menando troppo con questo report?

Vedo la cima e come trovo una sterrata istintivamente urlo:”E' mia!!!!” Vi ho mai detto che il fango marchigiano ha effetti allucinogeni? No???????

Dicevo, mi infilo nell'ennesima sterrata, ormai è buio ma non me ne frega: ho deciso di arrivare in cima a questa collina e lo farò, costi quel che costi!
Batto a tappeto ogni singolo sterrato, sentiero, percorso di cinghiali, dopo dieci minuti di vani tentativi raggiungo una radura, mi guardo intorno e… urlo!!!! Urlo come un bambino, urlo la soddisfazione e l’incredulità per l'ennesimo obiettivo raggiunto. Chiamo Marty:“Sono sul tetto del mondo! Da quassù la vista spazia per km e km, le luci, le città, le auto... sono dei piccoli puntini nel buio di queste magnifiche montagne! E' uno spettacolo surreale!”

Mi siedo sul ciglio del burrone…

…. (Silenzio)....

Mané

L'assassino.....

...torna sempre sul luogo del delitto

Sono le due di pomeriggio di una domenica assolata. La bora è arrivata e con lei nuvole nere che promettono temporali: quale migliore occasione per tornare quatto quatto nei luoghi del delitto?

Mi cambio d’abito… ehmmm volevo dire, moto, e mi dirigo dove il giro era finito. Pochi metri ed incontro… un quaddista. La mia antipatia per questo genere di persone è risaputa, ma mi fermo lo stesso a scambiare due chiacchiere. A pelle questo ragazzo mi sta simpatico ed in più ha la mia stessa motorizzazione (Suzuki 400): due chiacchiere e decidiamo d fare strada insieme. Ci infiliamo su un fosso dove mai avrei osato da solo, alcune centinaia di metri e dobbiamo arrenderci causa gomme lisce (una volta tanto non le mie :- P).

Torniamo indietro e ci avventuriamo attraverso le sue terre, costeggiamo vigneti e attraversiamo rigogliosi boschi. Raggiungiamo un campo arato:”Da qui non so come proseguire!” “lo so io tranquillo, ieri ho perlustrato palmo palmo la zona, seguimi !” Via veloci su per una sterrata infangata, seguendo il giro fatto in precedenza. Ripercorriamo un fosso davvero bello che avevo fatto il giorno prima; è scontato lo so, ma in due puoi permetterti di osare di più e di distrarti a vedere il panorama, insomma è più rilassante e divertente, anche se meno affascinate. Cerchiamo qualche tratto nuovo, finchè non raggiungiamo un campo dove alcuni crossisti si stanno allenando. Via a tutta, facendo salti via viaa sempre più alti: libidine!!!!!

Il mio amico si congeda, non prima di avermi mostrato qualche altra sfiziosa deviazione, io invece mi rimetto in caccia. Raggiungo i territori ad est, provo qualche deviazione ma senza successo. Raggiungo un collinotto da cui si vede il mare:” è laggiù che devo arrivare!” La dea protettrice degli esploratori in erba si ricorda di me ed in breve mi propone una bella serie di sfiziosissimi sterrati che mi conducono in breve a un km dal mare, però… manca un finale degno dei questo giro: l’arrivo sulla spiaggia!

Una strada scende nel fiume, passa sotto la ferrovia e punta verso est: E’ MIA!!!!!! E’ lei, è lei, è lei, ne sono sicuro, ce l’ho fatta!

In breve arrivo al mare e trovo un tratto di spiaggia desolato, l’ideale per giocare un po! Accelero a tutta urlando di gioia, la contentezza è troppa! Sono strafelice, per l’ennesima volta la mia determinazione ha vinto!

Superata la fase di euforia, mestamente riprendo il bitume e punto i tasselli verso sud, verso la mia amata che mi sta aspettando a braccia aperte!

Mané

Il Giro che non ti aspetti

Il giro che non ti aspetti è li, a pochi km da casa, nascosto dentro vallate che hai visto mille volte, celato tra curve e tornati dove sei passato tremila volte...E' li, dove lo avevi cercato per mesi, ma non l'avevi mai trovato e tuo malgrado avevi accettato la sconfitta: avevi riconosciuto che il tuo intuito, la cosa più importante per un lupo solitario come te, si sbagliava!

Ore 14.30, dopo essermi ripreso della sbornia dello Smerillistok e con in mente ancora le canzoni stonate a squarciagola, mi metto in sella.
Goretex? Ovvio, è già tanto se la poverella (la transalp) riaccende dopo un mese di oblio in strada, figurati se gli faccio fare pure off...

San benedetto del Tronto e poi su per il crinale dei piceni.
Prime salite, qualche curva fatta in pieno e i soliti stupendi panorami; un mix di piacevoli sensazioni che mi stampano in faccia il solito sorriso da ebete.La moto avanza sicura incurante dei 92.000km e delle tante botte subite... da come va capisco che voleva farsi una sgambata, ne aveva bisogno... vedete, in fondo io e lei abbiamo lo stesso carattere: entrambi siamo degli spiriti liberi che odiano star fermi :-) Metto il pilota automatico (la transalp queste strade le conosce meglio dell'anas) e lascio i miei occhi liberi di vagabondare nelle colline del piceno, finchè...

"...e mo quell'agriturismo chi ce l'ha messo? guarda che bel laghetto e che bella sterrata, magari da li sotto si riesce a salire dall'altra parte della collina... no no Manè, abbiamo detto niente off... si ma dai solo un secondo... no si era detto niente off... ma.... porca miseria sei sempre il solito, vabbè andiamo ad incastraci, ma sappi che se non si esce si torna sul bitume punto e basta" hi hi hi è difficile metter d'accordo i due lati della mia personalità: il prudente e l'incosciente.Giù veloce fino al laghetto, ma la strada finisce nel nulla... "mannaggia adesso che mi era venuta l'acquolina in bocca! Mané avevamo detto... ok ok si torna al bitume sich :-( !

"Però... è bello sentire la moto scodare quando dai gas sul fango in curva, sentire che vuol cadere allora tu gli dai ancora gas facendo una lunga derapata... Frega niente: oggi si va a per fossi e sterrate!Un'ora di ricerche spasmodiche facendo i raggi x pure ai muri, non danno i frutti sperati. Sono demoralizzato, mestamente mi avvio verso casa ma all'improvviso ecco una sterrata: non è come quelle fatte in precedenza, non so spiegarvelo ma capisco subito che è la porta di un luna park, lo sento a pelle e subito mi ci fiondo a palla di fuoco. Raggiungo un torrente e subito mi si para un dedalo di strade: sx dx o dritto? Dritto, su per una sterrata ripida da fare in terza piena!!!!! LIBIDINE!!!!!!!!Con la bava alla bocca inizio a perlustrare palmo palmo la zona, alternando facili strade bianche a sinuosi sterratoni su terra.

Giro per un'ora abbondante scordandomi completamente il significato della parola "asfalto" e divertendomi come un bambino di 5 anni. Pian piano avanzo verso nord, dove mai avrei immaginato di trovare sterrate ed invece... inizio a fare su e giù da un crinale, trovando dei percorsi con una facilità disarmante :-) Cavolo quanto è bello questo posto, ok le strerrate sono divertenti ma i paesaggi sono davvero suggestivi! Prime tracce di qualche endurista, adesso il gioco si fa più semplice! Da bravo segugio seguo i segni, finchè non incontro uno con una moto moooolto resing che mi saluta impennando... il solito sborone! Peccato, se si fermava gli facevo vedere cosa può fare una cicciona!Vedo una deviazione in un bosco... è un po ripida, ma è troppo bella per non farla! Supero il primo gradino con un bellissimo salto e faccio il resto della salita a tutta: DOPPIA LIBIDINE!!!!!!

Avanzo sicuro di aver visto tutto, con il pensiero già rivolto alla vallata successiva, ma questa è la giornata delle sorprese e come per magia mi si para... un bel torrente! Guadi pietre sabbia, ce n'è per tutti i gusti! Mentre sbavo come un ergastolano di fronte ad una bella donna, mi guardo intorno e... e dove cazzo sono? E' strano, di solito so sempre dove sono e in che direzione sto andando ma non stavolta, forse troppo preso dalla divertimento, perdo la cognizione del posto in cui mi trovo.

Il bitume, per la prima volta, viene in mio soccorso e mi riporta sulla retta via...per tre metri poi lo abbando cercando di scavalcare l'ennesima collina. Gironzolo venti minuti in una bellissima vallata senza sbocco, torno indietro e trovo una sterrata che mi porta a nord oltre la collina. Il fango e la terra lasciano spazio alla ghiaia, mentre di fronte a me si para Ripatransone. Scendo verso valle, scorrazzando in lungo ed in largo attraverso delle bellissime sterrate. Raggiungo il fiume, non paco lo seguo per alcuni metri, lo guado e mi trovo un bellissimo fettucciato. Scorrazzo per un po ma è ormai buio ed io sto ancora cercando una strada di collegamento fino al mare. Osservo dall'alto la vallata, vedo un paio di percorsi che potrebbero essermi utili e mi ci infilo. Provo ma non riesco a trovarli. Non demordo e provo a cercarli verso est e dopo dieci minuti di estenuante ricerca trovo la strada che cercavo.

E' buio, troppo per andare in off su una strada che non conosco... Decido di abbandonare!Ho avuto molta fortuna a trovare questi percorsi, sono stato bravo a non farmi prendere la mano nei pezzi facili e a tener in piedi la moto nei pezzi tecnici: adesso basta, meglio accontentarsi!Metto a nanna il lupo solitario, il cacciatore, il segugio che è in me e torno ad una dimensione più "umana".

Però, che bello che è inseguire i propri sogni....

Mané

Obiettivo raggiunto!

Obiettivo raggiunto, ho superato la barriera delle 50 ore volate!
E pensare che questa giornata era cominciato male, con un decollo stentatissimo ed era finito malissimo con una "caduta" sul bagnasciuga mentre passeggiavo con la vela in testa. Nulla di rotto, l'elica ha toccato la sabbia ma non si è rovinata!

Ho buttato un'occhita allo sky100: aveva ancora voglia di volare!

Non potevo deluderlo, mi sono armato di coraggio, ho fatto il punto su quello che era successo e sugli errori commessi, ho aspettato che decollasse Paolo e sono tornato in aria! Pensavo di avvertire qualche rumore strano, invece lo sky andava una peraviglia, un paio di wing over e mi sono messo in coda a  Enrico, Paolo ed altri due volatori.

Ma quanto è bello volare in autunno sul mare? Cavolo che spettacolo!

Ci voleva proprio, ci voleva un volo con Enrico e Paolo, ci voleva osservare il lungomare di SBT dall'alto (compresa una bella gnocca, ma questo non lo diciamo senno mi date del pervertito!) passeggiare sul biotopo, passare sopra casa, cazzeggiare in aria solo per il gusto di... stare in aria!

Buoni voli a tutti

Mané

ps. il contaore segna 51.60

47.10

47.10 quando arrivano ste 50?
47.10 deciso: oggi arrivo a 50!
47.10 faccio il pieno: 12 litri, ce n'è abbbastanza per addormentarsi in volo
47.10 cazzo quanto pesa il paramotor con 12 litri di miscela!
47.10 dai dai che si va!
47.10 miiii ma quanto cavolo è difficle correre con cosi tanta miscela?
47.10 meno male che c'è vento...
47.10 si vola!
47.20 mi mancava volare sulla spiaggia deserta
47.30 mi mancava dar gas a tutta senza avanzare
47.50 un bel wing over sopra il mare: spettacolo!
47.60 torno a terra: si balla troppo!
47.60 di nuovo in aria
47.90 a nord si balla troppo vado a sud
48.10 anche a sud si balla me ne torno a terra
48.20 di nuovo a terra
48.20 voglio superare la barriera delle 50
48.20 il vento sembra sceso: ci riprovo!
48.22 rotta verso sud: giulianova sto aarrivando!
48.50 non è proprio giornata: si balla la tarantella!
48.60 che bello volare sulla spiaggia!
48.70 un bambino mi saluta, ma non posso mollare i comandi: muovo in qualche modo i piedi
48.80 porto di Giulianova: DIETROFRONT!
48.90 rotta verso nord: si avanza a 3, 5 km/h, la velocità di una zanzara
49.50 vedo l'atterraggio ma si balla e devo continuamente controllare la vela
49.80 sono a terra, controllo il contaore: noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!
49.80 cazzo, manco a 50 ore sono arrivato
49.80 c'è troppo vento chiudo tutto e me ne torno a casa
49.80 "Emanuele? sono Paolo. Andiamo a volare? - E' forte.  - si ma poi scende - ok arrivo"
49.80 aspettiamo che il vento scenda
49.80 arriva pure Enrico
49.80 andiamo su e giù per il lungomare aspettando che cali il vento
49.80 decolla Enrico ma atterra subito: non è giornata

49.80 voglio arrivare a 50 ore volate!!!!!

Gnik gnik!

giovedì 16 settembre 2010


Gnik gnik, maledizione, cos’è questo rumore, e soprattutto, da dove viene?

Gnik gnik, sta piovendo ed mancano 40km a Roccaraso.

Gnik gnik, fanculo, esco dalla A25 e provo a capire cosa succede.

Gnik gnik,  screekkk, gnik gnik… fanculo fanculo fanculo, non può essere di nuovo il cuscinetto posteriore.

Gnik gnik, controllo: è il maledettissimo cuscinetto posteriore!

Gnik gnik  ########!!!! C’è un altro “rumore” ma preferisco non scriverlo.

Mi metto in cerca di un meccanico: “Sa, sono le 4 e tra un’ora devo andar via – ok tranquillo grazie lo stesso – senta ho un cuscinetto rotto… se vuole le smonto la gomma tanto ci vuole un attimo… - no, è tardi al limite domani – si ma vede non abito qui vicino, cerchi di capire – mi spiace non posso aiutarla…” Fanculo alla proverbiale ospitalità abruzzese, in Tunisia un ragazzo di domenica ha mollato 3 ragazze, ci ha riparato la gomma e non ha manco voluto esser pagato, fanculo! Terzo mondo? Forse il nostro, non l’Africa! Comunque io una persona non l’avrei mai fatto andar in giro con un cuscinetto rotto fossero state le dieci di sera, meccanici di merda! Sento San Maxxx, mi risponde la sua segretaria bionda (da quanto in qua i santi hanno una segretaria bionda?) mi da i codici dei cuscinetti li compro e mi fiondo a Roccaraso.

Gnik gnik, vorrei fermarmi a cercare un altro meccanico ma Marty mi mette fretta e proseguiamo.

Gnik gnik e la moto sbanda in curva sulla giuntura di un viadotto…

Arrivo in hotel, saluto tutti, una doccia e sono sulla moto: bene ho solo un cuscinetto rotto ed è quello sulla corona ;-))). Quando sto per forzare il cuscinetto mi viene il dubbio di non aver preso quello giusto: controllo. La fortuna oggi non mi assiste, ho sbagliato a prendere proprio il cuscinetto rotto!
 

Lisstaioli a cena...

La serata scorre allegra e spensierata in hotel, sembra di essere all’asilo, con bambini luridi zozzi caciaroni ma contenti e un paio di maestri a cercare di tenerli a bada… mission impossible! Già, l’entusiasmo e l’allegria della Lissta non si piegano nemmeno di fronte alla pioggia battente o alla stanchezza!  
Piove cazzo! Piove che dio la manda giù tutta la notte! Le mie labili speranze di fare un giro simil asciutto si infrangono miseramente il sabato mattina di fronte alla perseveranza della pioggia. Decido di fare lo stesso il giro con la mia moto contando sul fatto che Carmine riesca a reperire un cuscinetto a Pescara. Cambio le carte in tavola, inverto il senso del giro nella speranza di arrivare al Blockhaus con il sole e mando Marty con Zalex a fare da apripista. 
Zalex&Marty in versione apripista dell'Arrosticino
Superiamo il valico della Forchetta, scendiamo verso Palena e proseguiamo verso Fara S. Martino. Il tempo regala qualche sprazzo di sole, solo l’asfalto viscido crea qualche problema alle staffette con qualche innocua intraversata :-OOO. Con dei cambiamenti così importanti all’ultimo secondo di solito il giro se ne va a puttane, invece il treno Tama-TaRoma funziona davvero bene! A Pretoro la musica cambia, il cielo si fa cupo, la pioggia fa la sua comparsa e iniziamo ad incontrare i primi rivoli d’acqua in strada: rassegnati ci infiliamo l’antipioggia e saliamo verso la “cima Coppi” del giro, il Blockhaus. Spero fino all’ultimo in un miracolo, evoco Eolo nella speranza che spazzi via le nuvole, magari solo per qualche secondo, il tempo di ammirare il superbo panorama che solo la Majella sa regalare… Niente! 

Nebbia, di quella più bastarda, di quella che nemmeno con un baazooka riesci a bucare, figuriamoci con le deboli luci di un Transalp! Mi metto davanti a far battistrada al gruppo, con la visiera alzata per cercare di vedere qualcosa, con le dita pronte sul freno nel caso non dovessi vedere una curva. Nel silenzio surreale del bosco avverto un rumore sordo e convulso: tu tun, tu tun, tu tun, tu tun, tu tun, tu tun, tu tun! No, non è il cuscinetto, è il mio cuore che batte forte! Ho paura maledizione, non vedo nulla e ci sono 40 persone che seguono la mia scia, se sbaglio rischio che si facciano male. Passo Lanciano, a malapena riesco a vedere i bar della piazza, proseguo riducendo ulteriormente l’andatura. Ma quanto sono belle le curve che portano al Blockhaus? Quelle nel bosco sono meno chiuse e più scivolose mentre quelle in cima sono meno tecniche e più veloci: un paradiso! Ma oggi no, oggi non si riesce a distinguere una curva da un rettilineo, oggi si naviga a vista ma siccome non si vede un cazzo si naviga a cazzo! Semplice no? :-))) 

Mentre avanzo attraverso questo muro impenetrabile abbandono l’idea di andare al Blockhaus e decido di scendere all’Eremo. Percorro un rettilineo, capisco di essere sul largo piazzale dove (in teoria) a sinistra ci sarebbe l’hotel cazzo-ne-so di 5 piani e a destra il bivio che scende fino all’eremo di S. Spirito. In teoria perché in pratica si vede a malapena la linea bianca sull’asfalto… Ricordo a memoria ogni curva, davvero, ogni singola curva di questo percorso, figuriamoci i bivi ma… il bivio è qui ma non lo vedo , non vedo nemmeno l’hotel eppure il mio gps mentale mi dice che gli sono di fronte ma se fosse cosi lo vedrei, ma dove che non si vede nulla? Porca miseria che situazione del cazzo! Fermo il gruppo:”NON VI MUOVETE DA QUI MANCO SE VIENE IL PAPA IN PERSONA, VADO A CERCARE IL BIVIO!”  Parto come faceva mia nonna cento anni fa, con il lumicino, nel buio chiaro di questa nebbia, alla ricerca del bivio perduto. Seguo per alcune centinaia di metri il bordo strada e trovo due grosse pietre messe di traverso:”Oh cazzo, questo è l’ingresso del Blockhaus? E il bivio dove cazzo è finito? Sarà mica stato fagocitato da questo mare di nebbia? Bhooo!!!” Torno indietro, prego che tutti abbiano seguito il mio ordine e siano fermi a bordo strada, prego perché se uno di loro fosse in movimento rischierei seriamente di andargli addosso…  Raggiungo il gruppo e mi rimetto in cerca del bivio, pochi metri e lo trovo:”vedi che il mio gps mentale non sbagliava! Ero proprio davanti al bivio, solo che non lo vedevo, nebbia di merda!”

La nebbia concede un attimo di tregua, durerà poco!
Iniziamo a scendere, pian piano, dapprima attraversando dei prati e poi un bosco (beato chi li ha visti); un occhio guarda avanti l’altro controlla che Zalex, Marty e gli altri seguano alla giusta distanza. Tutti gli organi sensoriali sono in stato di massima allerta, mentre nel profondo della nebbia mi sembra di vedere LUI: la “causa” di tale afflizione. Ha lo sguardo incazzato ma sotto sotto ride sarcasticamente: “mi sfottete perché vado poco in moto e quando lo faccio diluvia? Beh, allora beccatevi sta nebbia, cosi non potrete dire che è colpa mia…” Lo mando bonariamente affanculo e dopo poco usciamo dalla nebbia (a volte mandare a fanculo Elio funziona!). Torniamo a dar gas, godendoci una minima parte di quei superbi panorami che si godono da questa strada, pochi metri e giriamo a sinistra verso l’eremo di S. Spirito. Una veloce visita e siamo diretti verso il ristorante. Il mio Gps mentale cerca una scorciatoia, Marty non si fida, io domando ad un local che conferma quello che immaginavo: c’è una strada asfaltata che taglia in due la montagna e permette di arrivare in breve al ristorante.
Il nostro arrivo viene salutato dalla sempre sorridente  Federica e da alcuni avanzi di galera di Roma. Provo a capire com’è il morale della truppa osservando gli sguardi dei partecipanti: sono stanchi ma contenti :-)))) Il pranzo all’Abruzzese scorre tra me che mangio col cronometro in mano e i partecipanti che si ingozzano come se non avessero mangiato per mesi e la prof che mi maledice in tutte le lingue conosciute: “ Mimmo era dimagrito di 4 kg e ne ha già ripresi 3…"

Anche Federica si stupisce di quanto mangia il Prof
La risalita in sella mi riserva una bruttissima sorpresa: il cuscinetto si risveglia e da cenni di immediato cedimento! Sono con il morale a pezzi: Carmine non ha trovato il cuscinetto, mi tocca abbandonare la moto e sono l’unico a conoscere bene il percorso :-(((((. Il sindaco di Lettomanoppello mi permette di lasciare la moto nel garage della protezione civile, mentre Mandrache si offre di accompagnarmi… “dai, tutto sommato poteva andar peggio, poteva mettersi a piovere…” penso tra me e me. E giù un acquazzone di quelli che dio lo manda! Mandrache deve tornare al ristorante a prendere la giacca: mi tocca lasciarlo andare da solo e salire con Giorgione! Cazzo, oggi non ne va dritta una, accidenti! Lentamente saliamo verso Passo S. Leonardo, mentre poco a poco la pioggia lascia spazio ad alcuni scorci mozzafiato. L’allegria e la simpatia di Giorgione mi fanno dimenticare il fatto di non essere con la mia moto, lo scazzo lascia velocemente spazio all’allegria e al sano cazzeggio. 
La strana coppia dell'Arrosticino: Mané&Giorgione
Scendiamo verso Pacentro percorrendo “lo Stelvio d’Abruzzo” una serie di 15 tornanti che ricordano quelli dello Stelvio. Ci fermiamo a vedere dall’alto le maestose torri del vecchio castello, ma la nuvola fantozziana non molla la presa, e ci costringe a scappare. Via veloci verso Cansano, Pescocostanzo e finalmente Roccaraso.

La stanchezza non lede minimamente lo spirito allegro e perculativo dei partecipanti, e la cena si rivela l’ennesima occasione per fare casino e per prendersi in giro. Quando il giorno prima i miei colleghi mi chiedevano perché andassi a Roccaraso nonostante la pioggia non avevo saputo rispondere. E’ difficile far capire cosa spinga le persone a mettersi in moto nonostante pioggia, vento, freddo e senza sapere dove e cosa si andrà a vedere… ma mi basta guardare in faccia ogni singolo partecipante per trovare la risposta!

Faccia da... Arrosticino!
 Domenica la pioggia concede una meritata tregua al gruppo e lasci ampi spazi al sole. Per alcuni arriva il momento dei saluti per altri è solo l’inizio di un’altra bellissima giornata in moto. Superato il Valico della Forchetta giriamo a destra verso sud. Attraversiamo un bellissimo bosco e dopo poco siamo a Pizzoferrato. L’antico borgo meriterebbe una visita ma il tempo è tiranno e il mio road book mentale dice che siamo in ritardo. Ripartiamo, la strada si allarga, le curve si aprono e la Majella finalmente si svela in tutta la sua bellezza. Verso Montenerodomo  il gps TAMA 1.0, dopo un giorno di onorato e impeccabile servizio, inizia a tentennare e mi accorgo che urge una release più aggiornata. La release 1.1 arriva in un battibaleno in sella al GS 800 guidato magistralmente da Carmine e si dimostra subito molto valida: in pochi minuti siamo a Roccascalegna. Organizziamo un giro a piedi intorno alla fortezza, fiduciosi  delle informazioni fornite dalla nuova release, ma dopo alcuni minuti mi accorgo di un virus bastardello che a volte fornisce false informazioni solo per il gusto di veder penare i partecipanti (urge una scansione antivirus). 
Seguendo le indicazioni del GPS Tama 1.1 in vena di scherzi   
Rotta verso Est, verso l’Abbazia di San Giovanni in Venere con le release 1.1 e 1.2 che si alternano alla guida del gruppo mentre la release 1.0 si gode il meritato riposo. E’ bello vedere Alberto, Eugenio e Carmine alternarsi alla guida del gruppo e condurlo verso una meta: sembra una cosa normale, invece questa è la prima volta che il gruppo esce insieme :-). Onde evitare spiacevoli disguidi (leggasi “funerale” in corso) decido di rimanere a sorvegliare le moto e a godermi il panorama sul litorale molisano, mentre gli altri fanno una fugace visita all’Abbazia. La release 1.2 (by Eugenio) ci accompagna lungo la costiera adriatica fino al ristorante a Francavilla  e si dimostra molto matura. Osservo compiaciuto il serpentone di moto, lo vedo avanzare sicuro nel traffico aiutato dai “cugini” romani sempre pronti a farsi in quattro pur di aiutare gli inesperti consanguinei, lo osservo con la faccia di chi credeva ad un sogno ma non credeva di riuscire a realizzarlo fino in fondo e così bene, lo osservo pensando a chi a questo sogno ci ha creduto e ha affrontato tutte le difficoltà senza battere ciglio, lo osservo pensando a chi è partito senza neanche sapere dove andava e chi li avrebbe guidati, lo osservo e penso che tutto questo mi è mancato e tanto.

Un gruppo di moto segue fiducioso l'apripista: un'emozione indescrivibile!

Grazie a tutti

Mané

Ps.Scusate ma i ringraziamenti ed i saluti mi stanno sul cazzo:  tanto lo sapete bene quanto io sia grato ad ognuno di voi e sapete che presto tornerò a rompervi le scatole.
 
Le foto sono su http://picasaweb.google.com/manetransalp3

Fortuna bravura pazzia

sabato 1 maggio 2010

"La prima volta l’hai fatto per fortuna, la seconda perché sei bravo, la terza perché sei pazzo!"

Martinsicuro ore 18.00
Vento da sud leggermente rafficato, l’ideale per un decollo senza dover correre…
Uhmm, l’elica è smontata, poi è tardi… ma no troppa fatica… Poi sono scazzato…
Fanculo andiamo lo stesso, male che va mi servirà solo per rimontare l’elica…

Il decollo avviene come avevo previsto, due passi e il vento mi spara in aria.
Subito punto verso sud imponendomi di volare basso come mi diceva Claudio.
20 metri, 10 metri, 5 metri, poi leggero verso Alba Adritica.

Ci sono molte persone in spiaggia, molti mi osservano, altri mi salutano, due ragazze mi salutano e mi offrono da bere… Vabbè, come se avessi accettato, sarà per la prossima volta.

Volo leggero e sicuro verso sud, in fondo il mio è uno dei tanti modi per passeggiare sul lungomare, solo che lo faccio a 10 metri da terra, non fosse per questo passerei del tutto inosservato.
E’ un passeggiare lento, un po' delfinato (inteso come modo di avanzare non proprio lineare), ma soprattutto rilassante. Le mille paure che avevo prima del decollo svaniscono nel nulla mentre mi godo la spiaggia di Alba Adriatica sempre bella con le sue pinete.

Bho, volare radente sarà bello, ma questa spiaggia va vista dall’alto per poterne apprezzare a pieno la bellezza. È dall’alto che si scopre la magia di questo posto, mare e montagna che sembrano toccarsi, pinete prati e la bellissima pista ciclabile che li attraversa da nord a sud, parchi giochi e chalet un po' retrò… non so come spiegarvelo ma da terra è tutto troppo veloce, troppo piatto, troppo scorrevole, l’Abruzzo non è questo: l’abruzzo è la montagna, è selvaggio, è.. come posso dirvi… lento e tridimensionale! Ma da terra questo non si capisce!

Dopo l’ultima pineta disegno un tridimensionalissimo cerchio in aria salendo rapidamente a trenta metri. Una serie di 360 e poi punto verso nord! Con il vento alle spalle filo veloce, ho un appuntamento da rispettare, e mi devo sbrigare. Vedete, da bravo volatore di Castelluccio a fine di ogni volo ho un appuntamento da rispettare, una momento al quale non posso esimermi di partecipare: il tramonto! Quale miglior posto per vederlo se non dal molo di Martinsicuro?

Quando ci arrivo il sole è ancora alto, ma le sfumature iniziano già a disegnare il profilo del Vettore e dei Sibillini. Pian piano la palla infuocata si nasconde dietro queste maestose montagne regalandomi un tripudio di colori, mentre pochi metri sotto di me in molti mi osservano mentre faccio degli otto sopra il porto e sopra la foce del Tronto. Avrei voluto urlargli “Giratevi! Guardate che spettacolo c’è dietro di voi…” sono sicuro che non mi avrebbero capito manco se gli e lo avessi scritto!

Ormai sazio di tanti colori mi dirigo verso l’atterraggio, ma ho delle parole in testa: sono quelle di Claudio che continua a ripetermi di volare basso, di fidarmi di me stesso… Il vento è laminare e costante, è il momento per fare i conti con le mie paure. Arrivo in un tratto di spiaggia deserto, mi tiro fuori dall’imbrago e allungo fino all’inverosimile la mia gamba destra. Freni leggermente pizzicati e motore che pian piano scende di giri. Tun! Toccato! Subito colpo di freni ma la vela scarta verso dx: strizza la controllo e riprendo quota.

Però… Nuvola Rossa (accidenti a lui) dice sempre che la prima volta ce la fai perché hai culo, la seconda perché sei bravo … Devo rifarlo!
Di nuovo giù lento stavolta la gamba è meno distesa ma tocco lo stesso e controllo meglio la risalita a quota “sicurezza”
Però… Nuvola Rossa (mai che si facesse i cazzi suoi) dice che la prima volta l’hai fatto per fortuna, la seconda perché sei bravo, la terza perché sei pazzo! Devo rifarlo!
Di nuovo giù e toccata e via.

Però… tranquilli stavolta Nuvola non c’entra, è che… dopo l’ultima toccata mi sembrava di poter quasi camminare… Accidenti a me, ‘tocca provare.

Giù di nuovo, sfioro con i piedi la sabbia e giocando con freni e gas corro per qualche metro… LIBIDINE!!!
:-)

Però… la regola è sempre quella, le cose vanno fatte tre volte sennò rimane il dubbio che c’hai avuto solo culo. E via di nuovo per tre volte, l’ultima facendo pure un salto per attraversare un piccolo rivolo d’acqua. Caccio un urlo pazzesco, mi sa che mi hanno sentito pure a casa dei miei! L’adrenalina mi scorre nelle vene mentre rido come un imbecille e caccio l’ennesimo urlo liberatorio. Ok, ne ho abbastanza di giocare sulla sabbia ma non di volare. Arrivo un paio di volte a Martinsicuro (questa si chiama astinenza da volo, per chi non lo sapesse) e poi verso la nazionale. Giro intorno allo stadio facendo attenzione a non passare sulla verticale di case e delle persone poi torno in spiaggia. Quando in lontananza vedo un aereo volare ad una quota superiore alla mia (di solito succede sempre il contrario), decido di scendere.

Superare un limite, riuscire a fare qualcosa che si credeva impossibile, dire ciao alla ragazza bionda del primo banco… Affrontare il rischio di fallire, di cadere e farsi male, di fare una brutta figura…
Mettersi in gioco, provare, rischiare, per poi accorgersi che i veri ostacoli sono quelli della nostra mente… questo è stato in sintesi il mio volo.

Grazie a Nuvola Rossa per avermi insegnato a guardare sempre oltre l’ostacolo!

Mané

Fuori dal nido

martedì 30 marzo 2010

"...Ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli
che partono per partire; cuori leggeri, simili a palloncini,
non si allontano mai dal proprio destino
e senza sapere perché, dicono ogni volta: andiamo!"

Questa poesia di Beaudelaire è quella che meglio di tutte racconta di me, del mio carattere, del mio modo un po zingaro di vivere: una persona perennemente in viaggio! Scordatevi per un attimo i viaggi avventurosi in giro per il mondo, si può viaggiare lo stesso rimanendo seduti davanti ad un pc spento: la nostra mente è quanto di più vasto e sconfinato esista! Molti di noi, quando raccontano di un viaggio, trascurano questo aspetto concentrandosi sull’aspetto “fisico”, ma un viaggio è prima di tutto uno stato mentale, la ricerca di qualcosa, la voglia di scoprire e di conoscere…
“Ehi Manè, guarda che non serve andare a Nettuno, attaccarsi un similfrullatore da venti chili e correre fino a morire di stenti su un prato, per queste cose hanno inventato gli strizzacervelli...” Ma no, sto parlando semplicemente di sensazioni ed emozioni, che poi sono il vero motore di ogni viaggio, quelle che ti spingono a partire! 


“Ma per andare dove? E con chi? Ma perché non se ne stai come tutti gli altri, tranquillo in casa o al mare?” hi hi hi mi fa sorridere quando me lo dicono :-))))) ma il mio spirito di zingaro non è cosa di facile comprensione, roba veramente da strizzacervelli, ma di quelli bravi! Ormai le persone che mi sono vicine mi assecondano e quando mi chiamano per invitarmi a cena e io gli rispondo che sono in culo al mondo non ci danno più peso e con una faccia un rassegnata pensano:”E’ Mané, è normale che sia in viaggio!”


Vedete, comincia tutto da quella maledetta (o benedetta, a seconda dei punti di vista) parola: ”andiamo!” “Manè, domenica c’è un raduno di paramotori a Nettuno, andiamo?” “E me lo chiedi? Andiamo!” botta e risposta secco tra Enrico e me dopo una giornata di volo.
Dire “andiamo” è semplice, forse troppo a volte, trasformare quella parola in qualcosa di concreto, è qualcosa di un po’ più complicato, che richiede un minimo di tempo e di preparazione: viaggiare non è semplicemente girare la chiave e partire! Ogni viaggio che si rispetti va affrontato con metodo, e di solito c’è bisogno di un minimo di preparazione, fisica e meccanica. Stendiamo un velo impietoso sulla preparazione fisica, ma quella meccanica no, quella va fatta e con molta attenzione. Tutto inizia da quel momento, quando afferro una chiave inglese e inizio a metter mano al mezzo per prepararlo alla nuova avventura. Sia chiaro: non sempre questo lavoro è utile anzi, a volte è controproducente, ma a me piace dedicare del tempo alla cura del mezzo, coccolarlo, cercare di conoscerlo cambiando questo o quel pezzo; Mi aiuta a concentrarmi sulle difficoltà che dovrò affrontare e mi rilassa. 


Dopo 15 ore di volo, lo Sky 100 gira che è una meraviglia, solo i tubi della benzina sono un po induriti. Enrico mi invita a cambiarli nella sua officina, e io ovviamente non me lo faccio ripetere due volte. Ora: chi mi conosce sa che la mia mano è ferma quanto una lavatrice mentre fa la centrifuga. Un collaboratore di Enrico se ne accorge subito, e vieni li a dirmi come fare il lavoro… ma poi finisce con fare tutto lui(grazie!)! Io lo osservo un po’ invidioso, ha una manualità ed una precisione che la mia mano in piena centrifuga se le sogna la notte! Controllo ogni singola vite, ma con la testa sono già là, sulla costa tirrena, a svolazzare tra boschi e spiagge sconfinate! Enrico mi rimprovera per alcune fascette un po troppo strette, cosa che nemmeno il più bravo dei meccanici avrebbe notato; li per li ci rimango male, ma è fatto cosi, i suoi motori devono girare come dice lui, altrimenti non ha pace. Pensare che qualche settimana fa voleva cambiare in spiaggia la lana di roccia di un suo vecchio motore perché a suo dire, faceva troppo casino: è matto quest’uomo! 


Torno a casa, percorrendo la val Tesino dove da li a due giorni gli amici delle Forchette Volanti faranno un bel giro in fuoristrada. Penso alla polvere che solleveranno, fango pietre sassi, e poi la discesa “l’ascensore” fatta per la prima volta in salita: chissà come si divertiranno! Ma io no, io sarò a Nettuno a combattere una mia personale battaglia, quella di uscire finalmente dal “nido” di Martinsicuro e di confrontarmi con altri volatori… non sarà facile!
Una manica a vento bella dritta ci accoglie nell’avio superficie di Nettuno:”bene – penso tra me e me – potrò decollare alla francese, e questo mi agevolerà non poco”. Piccoli ultraleggeri spiccano il volo mentre i paracadutisti vengono giù come foglie in autunno: ma quanti ne sono?


Scarichiamo l’attrezzatura mentre il vento continua a soffiare costante. “Sarà una bella giornata di volo, i presupposti ci sono tutti” penso tra me e me, mentre mi avvio in zona decollo. Ultimi controlli, sfiato, tubi benzina, cordino tensionamento gabbia, viti sparse qua e la, poi… contatto: lo Sky inizia a ruggire! Mi fermo qualche istante, il motore va sempre ascoltato, devi sentirlo, lui ti parla, se ha qualcosa che non va lui te lo dice, devi solo fermarti ad ascoltarlo! “Pronto per una nuova avventura? Dai, portami tra cielo e nuvole!”.
Arriva il momento “x”, quello dove devi fare i conti con te stesso e le tue paure, quello dove devi mettercela tutta e fare la differenza, quel momento dove, se sbagli son dolori: il decollo! Già, il decollo, questo sconosciuto! Decollo, il momento in cui l’uomo si trasforma e diventa una creatura strana, un ibrido, un surrogato di volatore, mezzo uomo mezzo uccello completamente pirla! Il decollo, una serie di semplici procedure che vanno eseguite secondo un ordine ben preciso: corsa, gas a tutta, ancora corsa e quando il vela “vola” piccolo colpo ai freni e sei in aria. Semplice no, che ce vò? “Ce vo che devi da corre, ce vo che la vela a da salì bè sulla testa, ce vo che devi corre ‘ritto, ce vo che nen devi da pizzicà li freni come nu cretino, ce vo che nen devi corregge la vela quella a da salì ritta senno t’a da fermà, ce vo che devi corre finchè non stai pe l’aria…” ce vo… ce vo che fa tutte ste cose insieme ‘né facile, uno ce se ‘nciampa e fa fischi pè fiaschi! E poi… diciamolo… la colpa è dello Sky 100 che pesa 5 kg di più degli altri :-PPP


Fiaschi! I miei decolli a Nettuno sono stati tutti dei fiaschi! Non voglio cospargermi di cenere ardente la testa (anche perché non avrebbe di che bruciare), ma è stato cosi: sarà colpa dell’emozione ma in fase di decollo non c’ho capito na mazza per tutto il giorno e ho sbagliato tutti i decolli!
Il vento soffia costante quando ci danno l’ok per decollare. Il vento si mette da nord e io mi ritrovo primo della fila: sollevo la vela, mi giro, corro, gas, stacco i piedi da terra, ma pendolo e torno a terra. MER##!!!!!! Primo decollo sbagliato! Torno faticosamente indietro aiutato da uno dell’organizzazione, e mi preparo per ridecollare. Il vento si mantiene costante quando provo a decollare: sollevo la vela ma mentre corro questa pendola nuovamente e decido di fermarmi. Il morale finisce sottoterra, mentre per la seconda volta torno indietro. La stanchezza e lo sconforto mi assalgono, fatico a capacitami di questi errori. Sbaglio altri due decolli e decido di fermarmi. Non era cosi che avevo immaginato questa giornata! Non pensavo di andare cosi male in decollo, continuo a non capire cosa sto sbagliando. E’ dura vedere tutti i volatori in aria e rassegnarsi a rimanere a terra… brucia, come tutte le sconfitte! Penso al film che mi ero fatto di questa giornata, ai panorami che sono li a pochi km e che io non sto vedendo, a tutte le emozioni che questi mi avrebbero trasmesso… e si, penso anche al report epico che avrei voluto scrivere che si sta trasformando nel racconto di una piccola Waterloo “…ma i successi si costruiscono dalle sconfitte, se non oggi mi rifarò più avanti! Però anche solo per un minuto i piedi in aria devo metterceli”. Paolo mi avvisa che lassù si balla la tarantella, e decide di tornare a terra. È passata quasi un’ora dal mio primo tentativo di decollo, quando mi armo di molto coraggio (testardaggine ndr) e ci riprovo: sollevo la vela corro ma… niente, abortisco anche questo, accidenti, oggi non è giornata!
Riprovo con una ostinazione che solo io ho, corro per diversi metri e faticosamente mi alzo in aria, ma la vela non ne vuol sapere di prendere quota. Vedo le serre appena fuori il decollo avvicinarsi, freno la vela fin quasi allo stallo e dopo poco becco una bella termica che mi spara in alto. E’ una situazione non facile, le raffiche fanno andare la vela su e giù come solo sulle montagne russe succede, e si avanza a fatica. Da terra mi consigliano di atterrare subito, e per la prima volta da quando volo, non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo a terra.


Il pranzo è l’occasione per parlare con vecchi e nuovi amici e ma l’occhio è rivolto fuori, alla manica a vento, con la speranza di rifarsi di una giornata avara di soddisfazioni. Eolo impietosito di fronte a tanta passione per il volo, molla la presa e ci lascia quella bavetta necessaria a decollare serenamente. Ma io continuo a non essere in giornata e solo al secondo tentativo riesco a staccare i piedi da terra:”stavolta non mi ferma più nessuno!” Mi piazzo a quota di sicurezza e mi guardo intorno cercando dei punti di riferimento (non si sa mai) e dei possibili atterraggi di emergenza, poi via verso nord seguendo gli altri volatori. 


Il viaggiatore che è in me prende possesso dei comandi, cerca qualsiasi cosa possa regalargli qualche emozione, come un tornado punta dei possibili obiettivi ma si limita a seguire il gruppo in attesa di futuri sviluppi. Enrico che come sempre vola alla quota necessaria per raccogliere le margherite, è li sotto di me e sta seguendo a sua volta il gruppo ma poi sparisce:”Boh, avrà visto qualche orchidea e avrà pensato bene di raccoglierla per portarla a quella santa donna di sua moglie…” penso tra me e me. I miei tre compagni di giornata avanzano sicuri verso nord, mentre il sole pian piano fa capolino nel mare. Io li seguo come un bambino dell’asilo, intimorito ma al tempo stesso meravigliato. Qualche prato, alcuni boschi, molte serre, diversi vigneti, il mare a pochi km… la voglia di arrivarci c’è eccome, ma dopo una giornata come questa non me la sento di rischiare. Decido di accontentarmi e mentre gli altri continuano ad avanzare verso nord, faccio dietrofront, seguendo i riferimenti presi in precedenza. Il sole tocca il mare esplodendo in mille sfumature, sfumature che vanno dal rosso accesso fino all’arancio, sfumature che solo in minima parte finiscono nell’obiettivo della mia Canon, sfumature che comunque mi regalano qualche foto decente, sfumature che finiscono per catalizzare la mia attenzione facendomi dimenticare tutto il resto, persino i miei compagni di avventura che in pochi secondi mi raggiungono e subito atterrano. Io? Io no, io non ci penso affatto ad atterrare, io mi godo gli ultimi sprazzi di sole, avessi la crema solare me la spalmerei in faccia e mi metterei a prendere il sole, per aria ovviamente, perché volare è un po’ come andare in spiaggia, è rilassante, giuro!
Mi guardo intorno e mi accorgo di essere l’ultimo rimasto per aria:”ma va?”. Quando mi sembra di vedere Enrico imbracciare un M29 Rocket Launcher meglio noto come “Bazooka”, decido che è il caso di atterrare onde evitare spiacevoli conseguenze :-)))) Atterro piuttosto indietro ma bene, poi con la vela sollevata corro fino a pochi metri dai miei amici:”ma perché in atterraggio lo fai e in decollo no?” chiede subito Enrico “bella domanda, perché sono un pirla!”
Mané


Le foto le trovate qui 
http://picasaweb.google.com/manetransalp1/ParamotoreVoloANettuno#

Lettera ai volatori

sabato 6 marzo 2010

Ciao, mi chiamo Alessio, e ho un giorno.
Sono il frutto dell'amore di due persone molto speciali che si chiamano Sara e Lorenzo.

Scrivo qui su consiglio di mio zio Manè per chiedere qualche consiglio e qualche informazione su un oggetto chiamato "parapendio".
Vedete, fino a qualche giorno fa, quando sonnecchiavo nella pancia della mia mamma, sentivo parlare i miei di una strada "cosa" strana ma bella (a mio padre vibrava la voce dall'emozione quando la pronunciava, mia madre invece la pronunciava con tono preoccupato) chiamata parapendio, di un luogo incantato chiamato Castelluccio, e quel matto di mio zio Manè dopo manco dodici ore dalla mia nascita parlava già di un'altro aggeggio strano chiamato Trike.

Ora, io non ci capisco nulla di tutto queste parole strane e al momento, detto in tutta sincerità, ho altro a cui pensare.
Ma se poco poco conosco i miei, sono sicuro che appena sarà possibile mi accompagneranno a Castelluccio ad annusare il profumo dei fiori, ad ammirare le sfumature della piana, ad asservare a bocca aperta il sole tramontare...
Cosi come sono sicuro che mio padre e quel malefico di mio zio se ne andranno con quel coso... come si chiama... ah si parapendio, con grande rabbia e paura di mia madre!

A presto
Alessio

Merda e rose

venerdì 26 febbraio 2010

Ultimamente mi capita spesso di pensare ad una ditta ed immaginarla come un contenitore alto dieci metri pieno di merda, di quella puzzolente nauseabonda vomitevole… si avete capito bene, merda.

Non voglio apparire pessimista o peggio disfattista, ma laggiù la situazione è proprio schifosa. In ogni cosa che vedo, sento, faccio, il tanfo e lo schifo saltano subito all’occhio rendendoti la vita difficile, se non impossibile. Gente che si vende per nulla, ex sindacalisti che fanno la spia al padrone, ingegneri che non sanno manco cos’è un Ø7h7 che si credono dei padreterni, gente che fino a ieri non contava un cazzo ma che una volta assunta vanno in giro come fossero degli esperti in fisica nucleare, gente attaccata morbosamente ad una plastificatrice come manco il più geloso dei mariti farebbe con una moglie procace e un po zoccola, incompetenti patentati che una volta assunto un ruolo leggermente più alto si comportano come delle verginelle in chiesa la domenica… roba da scriverci un libro!
E invece sto qua, a parlare di merda, forse perché a forza di nuotarci, di respirarla e (a volte) di mangiarla, mi è entrata nel cervello… e con un cervello pieno di merda cosa potrò mai scrivere? Stronzate ovviamente!

Rido, rido per non piangere, piangere la miseria di questa Italia del 2010 in cui tutti noi dovremmo essere impegnati a lottare contro la disoccupazione dilagante, l’inquinamento, la distruzione dell’ecosistema… ed invece siamo qui a rincorrerci come dei bambini e a farci la spia come teneri bambini della squola elementare (scemo, la q è voluta: noi da bravi bambini, oltre che essere stronzi, siamo pure ignoranti!). Ma non abbiamo 7 anni, ne abbiamo 62 (vero chicco? Quello che fai tu lo faceva tre anni fa tuo nipote alle elementari, non è il caso di crescere un po’?) in alcuni casi e forse siamo un po’ fuori tempo…

E la merda cresce ogni giorno di più! Nuoti, avanti indietro per settimane mesi anni, perché per quanto schifosa possa essere la merda, se nuoti riesci almeno a rimanere a galla. Nuoti per non morire, per non soccombere, perché in fondo in fondo, speri che prima o poi il livello scenda e sogni il giorno in cui potrai tornare a condurre una vita dignitosa. Ma sognare non costa nulla, nuotare invece richiede fatica e costanza, e poi diciamolo: dopo un po’ inizia a mancarti il fiato. Ok, ci si abitua a tutto, ma l’odore dell’aria fresca di montagna, o l’aria respirata all’alba in spiaggia, sono un’altra cosa.

Ma non molli e continui caparbiamente a nuotare! Ecco che quando tutto sembra S. Giuda, il protettore della cause perse, ti manda un segnale: una rosa! Bella, rigogliosa, fresca, profumatissima… Cavolo, anche io che non amo i fiori mi commuovo di fronte alla bellezza di questo fiore appena sbocciato, e ne respiro a pieni polmoni la sua inebriante fragranza. Incredulo ed esterrefatto, cerchi di capire dov’è la fregatura, non può esserci una rosa di tale bellezza in mezzo a cosi tanto schifo! Ed invece no, è genuina, sincera, schietta, leale, ma soprattutto è vera! Ancora dolorante dai pizzicotti che ti sei dato per controllare che non stessi sognando, la vedi pian piano fiorire, senti il suo raro odore invadere l’ambiente mente pian piano i petali danno vita ad gioco di sfumature irripetibile, ne osservi minuziosamente ogni singolo particolare e un po rassegnato ed intristito la vedi lentamente sfiorire ed appassire. Già, le rose, specie quelle più belle, durano poco ma a te non interessa: quello che importa è che anche in mezzo a tanto schifo possa esserci qualcosa di bello, di genuino, qualcosa per cui valga la pena continuare a nuotare.

Respiri a pieni polmoni l’ultima sparuta fragranza, trattieni il fiato per qualche secondo e ti rituffi nel tuo mare di desolazione e di cattivi odori…

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

lunedì 8 febbraio 2010



Oggi… oggi mi sento un lupo!

Il mio branco è là, a 20km dalla mia tana, non so se stanno andando a caccia o se se ne stanno al caldo... con l’arrivo della primavera tornerò a girare con loro, ma non oggi: oggi vado a caccia da solo!
Domenica 7 febbraio, non piove ma il cielo scuro minaccia fulmini ed acquazzoni; è la classica giornata dove le persone si rintanano nei centri commerciali o se ne stanno sotto le coperte al caldo a guardare qualche bel film, ma non io: sento che è il giorno giusto per andare a caccia anche se so che non sarà una caccia facile a causa del terreno molle.
Esco dalla mia tana che fa freddo e sembra che possa piovere da un minuto all’altro, la tentazione è quella di tornare subito indietro, ma il richiamo della natura è troppo forte e mestamente mi avvio.
Da tempo sto cercando vecchi sentieri da tempo abbandonati, sentieri che mi permetterebbero di raggiungere i più vasti territori dei Sibillini senza passare dalle strade asfaltate; come un lupo annuso l’aria, sento che farò caccia grossa: non so perché, ma me lo sento! 
Ripercorro pian piano dei sentieri fatti qualche settimana fa, il fango inizia a farla da padrone! Il Drz inizia a scodare paurosamente, mentre io cerco di imparare alla svelta come tenerla a bada, ma è veramente dura. Mi infilo in ogni sentiero o strada che possa tenermi lontano dal bitume dilagante, mentre pian piano mi avvicino agli Appennini. Mi avvicino ad un cucuzzolo, convinto di trovare dei bei sentieri, del resto la rigogliosa vegetazione che avvolge la cima promette bene. Passo palmo palmo ogni singolo sentiero di questa zona con l’unico limite di non passare su prati o terreni coltivati, è la mia regola! Giro più volte intorno a questo collinotto, ma devo arrendermi: non ci sono sentieri o sterrate. Una discesa di terra affrontata pian piano, la ruota posteriore si blocca fino a farmi cade a fine discesa: ok, l’avevo messo in conto, ma fa male al morale! Ma quello che più fa male probabilmente, è che la caccia non sta dando i risultati sperati!
Arrivo ad Ascoli, stanco e scazzato per la misera caccia. Il cielo si fa sempre più nero, il vento soffia impetuoso da ovest quasi a volermi spingere verso casa. Lo osservo preoccupato, sarà un segno della natura? Sarà che la natura vuole allontanarmi da qualche guaio? Inizio ad aver paura. Paura contro testardaggine, uno scontro già visto: 2 a 0 per la testardaggine, è scontato purtroppo!
Dopo aver rabboccato un po di benzina e aver mangiato una fugace pizza con Marty, mi rimetto in caccia. Ho in mente alcuni tratti che dovrebbero portarmi in men che non si dica verso le montagne. Il lupo che è in me pian piano si rimette in caccia, da solo come sempre, perché la solitudine lui ce l’ha dentro! Ma è una solitudine apparente, lui sa bene che presto su questi stessi luoghi ci porterà il suo branco e allora sarà caccia grossa. Ma la scoperta no: quella è una cosa da vivere da solo, con tutti i pro e i tanti contro che ne conseguono.
Pian piano inizio a salire di quota, ma la giornata è avara di soddisfazioni: qualche breve sterrata, una bella ragazza che fa jogging :-)))) spuntata da chissà dove e qualche fangosissima strada per trattori senza uscita. La città è la sotto, con i suoi ritmi frenetici, i televisori 40 pollici in offerta e l’aria calda, mentre quassù ci sono solo fango boschi sentieri ed un freddo pungente: no mi dispiace, preferisco la mia solitudine e le mie paure. Già, la montagna è prodiga di panorami mozzafiato ma al tempo stesso, il suo silenzio, l’imponenza delle sue vette, il cielo tetro, il vento che soffia impetuoso, incutono in me paura.
Non so se realmente esiste un dio, se esiste realmente una entità superiore che vede e osserva il mondo: se questa esiste veramente, ieri deve essersi parecchio impietosita nel vedermi continuare a cercare caparbiamente dei sentieri. Ed infatti, quando ormai stavo girando i tasselli verso casa come per magia mi sono apparsi  alcuni percorsi che tempo fa avevo osservato dall’alto.

Osservo la montagna che è sopra di me, la neve lambisce alcune case qualche centinaio di metri sopra al paese dove mi trovo mentre poco sotto una sterrata si butta a capofitto in una stretta vallata ricoperta da una boscaglia fitta ed apparentemente impenetrabile: è la strada che sto cercando! Non ci penso due volte e mi ci infilo senza nemmeno pensarci: la contentezza e l’entusiasmo sono a mille, mentre un sorriso a 2587 denti mi si stampa in faccia. Non so dove si imbocca il percorso ma lo ritrovo al primo colpo!



Una ripida discesa mi porta fino ad un piccolo torrente, pochi metri e mi si para uno spettacolo mozzafiato: “qui c’è da divertirsi” penso tra me e me. Prima seconda e gas a tutta, la strada inizia a salire dolcemente poi sempre più dritta. Un dedalo di percorsi si diramano a destra e a sinistra infilandosi in una giungla tropicale. Ho solo l’imbarazzo della scelta, scelgo a caso e mi ritrovo in una salita di terra ripida con un curvone secco a destra da fare a tutto gas.  Non mi sembra vero, un parco giochi cosi bello e senza anima viva! Via di seconda su per altri muri, con la moto che più gli do gas e più ne vuole! Si perché questa è una strada da fare cosi, a tutta, è questo il divertimento! La giungla tropicale lascia spazio ad alcuni prati con delle rigogliose querce, mentre la neve pian piano si avvicina. Raggiungo un paese, e ancora gasato dallo sterrato appena fatto mi infilo su un sentiero ripido: una incertezza e sono a terra. Dieci minuti per venirne fuori, il tempo necessario per capire che non è il caso di affrontare certi percorsi da solo e convincersi a rimanere sulle sterrate. Provo uno due tre volte ma senza successo, alla fine torno al punto di partenza.


Prima di riprendere il cammino, mi fermo per mangiare una barretta, mi siedo e mi immergo nel silenzio cupo di questa piccola giungla tropicale…

Risalgo in sella, guado il torrente, primo saliscendi affrontato a tutta poi giro a destra infilandomi in una galleria di canne.

Esco fuori ancora meravigliato che mi si para un lungo rettilineo infangato: seconda a tutta e poi via su per un’altra salita. In men che non si dica raggiungo le case, faccioinversione e torno fino alla base. “E ora????” Osservo una salita di pietre con un curvone secco a sinistra poi… “bho andiamo a vedere!” Via su per la salita, curva sinistra fatta in appoggio e poi su veloce in mezzo ad un prato dove la ruota posteriore inizia a sbandierare. Insisto ma mi devo fermare, il prato è talmente bagnato che la ruota non fa presa! Vado a piedi in avanscoperta, a fine prato c’è uno strappetto dove a spinta la moto non ci sale manco a mori!
 
Trovo un passaggio più consistente che taglia il prato in due ma questo mi obbliga a fare una curva secca a sinistra… meglio di niente! Spingo la moto per qualche metro, poi mi infilo in questo passaggio, giro la moto, gas a tutta, pochi metri prima di curvare l’anteriore salta su un pezzo di legno e quasi mi butta a terra: meno male le gambe lunghe! Riparto, supero agevolmente lo strappo e proseguo seguendo fedelmente la sterrata. Una lunga serie di curve strappetti e tratti infangati mi riporta in breve al bitume, mentre l’entusiasmo va alle stelle! Bel percorso, non vedo l’ora che asciughi per venirci con la cicciona!
Punto verso Ascoli, ormai ho visto quello che dovevo vedere e posso tornare a casa soddisfatto della caccia. Quando già pregusto una bella cioccolata calda l’occhio mi cade su una sterrata che si infila in un torrente:”è mia!” . Riparte la caccia, sbaglio una, due ma la terza volta imbocco la strada giusta. Pregusto già la salita da fare a tutta, ma la discesa è ripida e piena di fango. Si bloccano di nuovo le ruote e mi tocca scendere sfrizionando.  A 100 metri dal guado cado, provo a rialzare la moto ma non ce la faccio: anche i raggi sono ricoperti di fango! Ritento e con molta (ma molta) fatica la rimetto in piedi. Mi fermo, osservo la discesa e mi rendo conto che indietro non riuscirei mai a tornare.

 
Vado in avanscoperta a piedi, il cuore inizia a battere freneticamente. Dall’altro versante la strada sembra migliore, il fondo compatto con diverse pietre, problemi non dovrebbero essercene. Torno dal piccolo, tolgo interi blocchi di fango, riaccendo la moto e riparto. Sembra andare tutto bene, ma come sono sul duro mi accorgo che la ruota posteriore quasi non gira. Il motore gira bene ma la frizione è cotta. Maledetto fango!
Tutun tutun tutun, il cuore inizia a battere sempre più forte!
E ora? Chi la toglie da qua? Un elicottero?
Non dispero, Giò è a casa, lo chiamo:”Giò, che hai da fare? Ho bisogno di un grosso favore. Hai da fare? – Sto tribolando su un forum, dimmi – Dovresti prendere stivali ed una corda e venire da queste parti – Che ti è successo? – niente la moto non va, penso di aver bruciato la frizione, la dobbiamo tirar su da una strada ripida, ma non so manco dove mi trovo – allora? – fai cosi, vieni fino a e da li poi ti guido - ok, arrivo subito!” Salgo “in superficie” per capire dove mi trovo, per trovare un riferimento utile da dire a Giò, “delle case una strada trafficata e un grosso capannone, basteranno come indicazioni?” Sento Orfeo, e da una analisi telefonica mi conferma il referto: frizione bruciata, MO SO CAZZI!
Fin tanto che aspetto Giò torno alla moto, la riaccendo e provo a mettere in pratica alcuni consigli di Nuvola. La moto avanza, quel tanto da non doverla faticosamente spingere su per quella salita. Tribolo non poco, poi a metà salita capisco che i dischi ce la fanno a portar su anche me e salgo in sella. La frizione è andata, ma quel poco di attrito è sufficiente a portami fuori dai guai. Su veloce per una salita sx dx altra salita, in men che non si dica sono di nuovo sul bitume, alcuni minuti e sono ad Ascoli
Vedo Giò, lo tranquillizzo e tra una cioccolata ed un punch gli mostro le foto di giornata e scherziamo su quanto successo per esorcizzare la paura. Ma c’è poco da scherzare, mi fosse successo qualcosa chi mi ritrovava in quella vallata? Nessuno. Vado da Marty gli racconto l’accaduto e gli mostro la moto con le carene di fango. Mi avvio verso l’autolavaggio: 6 euro e mezz’ora di lavoro per riportare le carene al colore originale! 
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, purtroppo è cosi. Prima o poi mi dovrò togliere il vizio di andare in off da solo, non posso sempre sperare che il cellulare prenda nelle vallate sperdute e che ci sia qualcuno pronto a tirarmi fuori dai guai!
Grazie a Giò, che ha mollato la famiglia per venirmi a tirare fuori dai guai.

Mané

le foto sono quà
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