appare una "strada dimenticata" su una cartina.
Una linea bianca che corre nel nulla, niente paesi ne luoghi famosi,
montagne sconosciute, nomi che non riesco nemmeno a pronunciare, la
desolazione che traspare dalle colorate pagine della mia michelin...
Eppure, eppure queste strade suscitano in me un fascino indescrivibile,
un'attrazione fatale a cui non riesco a resistere, è amore a prima vista!
Devo andare, devo scoprire, devo vedere di persona!
In una calda giornata di agosto mi ritrovo sulla A14 diretto verso sud.
Odio la sardostrada, odio il traffico caotico degli esodi estivi, ma so
che durerà poco, quarantacinque minuti al massimo, il tempo di arrivare
ai piedi della Majella dove comincerà questo lungo tour alla ricerca
delle "Strade Dimenticate".
Di solito per arrivare ad uno dei punti più suggestivi della Majella si
sale da Scafa verso il passo Lanciano per poi salire al Blockhaus.
Questa è la strada che più io meno conoscono tutti, ma a ben guaradare
la cartina, poco vicino corre la prima strada dimenticata della
giornata, quella che nessuno (me compreso fino a quel momento) percorre.
Da Scafa giriamo verso S. Valentino in Abruzzo, proseguiamo e giriamo a
sx verso Roccamorrice.
Un dubbio sulla strada da seguire mi da tempo di fermarmi ad osservare
il monumento ai "Fratelli Emigranti".
C'è una data: 25/07/1952, cavolo com'è cambiato il mondo in
cinquantasette anni!
Una volta eravamo noi gli albanesi, i rumeni, i curdi, che migravano in
terra straniera alla ricerca di una speranza, di un posto di lavoro, di
un'occasione per cambiare la nostra vita.
Penso ai miei genitori, alle umiliazioni che hanno subito in terra
Svizzera, ai tanti "sporco italiano" che si son sentiti dire, ai treni
stracarichi e maleodoranti, ai tanti paesi spopolati a causa
dell'emigrazione, all'amore, (eh si, quello c'è sempre in ogni storia),
quello che in terra straniera è sbocciato tra i miei genitori...
Una serie di emozioni mi pervadono, ci vorrebbero dei giorni per
metabolizzarle tutte, ma le strade dimenticate chiamano, l'Appennino è
li che aspetta!
Partiamo: la carreggiata si restringe, brulli prati ricoperti da fiori
multicolori fanno bella mostra di se, mucchi di pietre grigie si
trasformano come per magia in piccoli rifugi per pastori, il nulla più
assoluto intorno a noi!
Siamo soli!
Non una macchina, non una moto, solo falchi, alcune ghiandaie ed una
volpe che scappa incuriosita.
Facciamo foto, ma come cavolo vuoi che una foto faccia capire la magia
di questo posto?
Questo luogo non va visto, questo luogo va vissuto e per farlo devi
venirci e fermartici!
Ci facciamo letteralmente largo tra animali selvatici di ogni genere
mentre la strada si inerpica sinuosa dentro un faggeto immerso in una
nuvola bassa.
Il sole scompare, le nostre deboli luci faticano ad aprirsi un varco in
questa foresta oscura, la paura ci pervade: dove siamo finiti? E se ad
un certo punto finiamo su un burrone? Con questa poca visibilità chi se
ne accorgerebbe? E poi... si vabbè lo ammetto, io alle streghe non ci
credo, ma stavolta ho paura di vedermene apparire una incazzata nera per
aver dissacrato un posto di tale bellezza...
La nuvola per qualche istante si dirada, la Majella ci appare
prepotentemente con tutta la sua maestosità e la sua imponenza, quasi a
volerci dire:"benvenuti stranieri, ricordatevi che qui comando io, voi
siete solo degli ospiti nemmeno tanto desiderati".
Raggiungiamo il valico di Fonte Tettone, dove la strada dimenticata si
riallaccia alla più nota strada che porta al Blockhaus. Divoriamo i
tornanti che portano in cima, e ci fermiamo ad ammirare il panorama: lo
sguardo spazia dalle Marche fino alla Puglia, mare e montagna sono
separati da pochi km, il caos dei villeggianti ed il silenzio surreale
della Majella separati da pochi km...
In un luogo cosi bello ti aspetti di trovare frotte diescursionisti,
macchine parcheggiate in ogni dove, ed invece: il deserto!
Strade deserte: cosi avrei dovuto chiamare questo report!
Strade belle, strade sinuose da mille e una curva, strade in grado si
appagare la guida del motociclista più esigente, ma DESERTE!
La tabella di marcia è lunga, il tempo di alcune foto e siamo di nuovo
in sella.
Scendiamo verso Passo Lanciano, una bella scorpacciata di curve veloci e
siamo a Pretoro.
Da qui proseguiamo verso sud lambendo Pennapiedimonte e Fara S. Martino.
In entrambi i paesi sarebbe da passarci delle settimane solo per vedere
le omonime gole, ma oggi siamo a caccia, caccia grossa!
Uno due dieci mille... ma quante cerve ci sono? Non si arriva mai!
Onestamente questa strada non mi ha mai entusiasmato, vuoi perchè la
strada è veramente lunga o perchè non è molto panoramica, non so perchè,
continuo a guidare svogliato.
Da Palena in poi la musica cambia, il paesaggio si fa molto più
ombreggiato, la strada inizia a salire e ritrovo qualche tornante.
Al passo delle Forchette ci fermiamo per una foto, salutiamo uno dei
pochi motociclisti incontrati in giornata (una ragazza per la verità) e
proseguiamo la nostra caccia alle strade dimenticate.
Pochi metri e poi giriamo a dx verso Campo di Giove.
Una stazione dei treni, alcune persone davanti ed il nulla più assoluto...
Siamo nel far west? No, solo ai 1260m di altezza della stazione di Palena.
Un bosco di faggi ci accompagna fino a Campo di Giove dove finalmente
troviamo tracce di civiltà.
Continuiamo a scendere fino a Pacentro, piccolo borgo medioevale
dominato da un castello con due maestose torri. Il tempo di una foto, e
siamo sull'ennesima strada dimenticata, quella che ci porta al passo S.
Leonardo. Se la prima strada dimenticata assomigliava vagamente al
Manghen, questa è lo Stevio in miniatura. Una serie di 15 tornanti con
muri a secco si inerpicano conducendoci verso il passo; non una
macchina, non un essere umano, solo noi, le nostre moto, e qualche asino
che ci osserva perplesso.
Superato il valico di S. Leonardo, i boschi lasciano spazio a dei
lunghissimi prati che degradano fino a Tocco da Casauria, mentre la
strada ci conduce dolcemente fino a Sant'Eufemia alla Maiella dove
decidiamo di fermarci per mangiare un panino.
Il paese è semideserto, con grande stupore non troviamo un bar o un
chiosco che possa farci un panino ed una birra! A malincuore proseguiamo!
Il cerchio si chiude a Scafa, ma non il nostro viaggio.
Percorriamo la Tiburtina fino a Torre de Passeri e da li saliamo verso
il valico di forca di Penne.
L'ennesima strada dimenticata scorre tortuosa tra pascoli e campi
coltivati, fino al valico dove una antica torre di avvistamento fa bella
mostra di se.
Giriamo a sx, anche qui non troviamo anima viva lungo il percorso, solo
la sontuosa rocca di Calascio che dall'alto dei suoi 1400 metri ci
accompagna idealmente fino alla piana di Campo Imperatore.
La desolazione ed il silenzio dei km scorsi sono solo un ricordo, la
piana è invasa da frotte di turisti intenti a cucinare superbi arrosticini.
L'odore della carene alla griglia è davvero irresistibile, ma la fame di
tornati ha la meglio tant'è che proseguiamo.
Il nostro percorso ci porta a scendere dal versante est, percorrendo la
strada che scende verso Farindola per poi girare a sx verso Castelli.
Descrivere i panorami, l'atmosfera fiabesca, la frescura di questa
strada è cosa ardua, cosi come è cosa ardua far conciliare il piacere di
guida con la voglia di ammirare tale paesaggio;
Decidiamo di fermarci di tanto in tanto concedendoci però ampi tratti di
guida veloce.
A Castelli la frescura del bosco è già solo un ricordo, l'afa mista alla
stanchezza ci mette ko, ma non molliamo. Scendiamo fino al santuario di
S. Gabriele, osservando impressionati l'imponente cima del Gran Sasso
d'Italia che domina l'intera vallata, e proseguiamo fino a Montorio al
Vomano.
A Marty arriva la telefonata del capo che le chiede di andare subito al
lavoro :-((((((
Il nostro giro alla ricerca delle strade perdute purtroppo si ferma qui,
alle porte del parco nazionale dei Monti della Laga, dove ci aspettavano
altre strade, altri luoghi, altre leggende.
Si ferma qui, nel cuore verde del centro Italia, un luogo a me molto
caro: è in queste strade che son passato durante il primo incontro
Lissta che ho organizzato.
Si ferma qui questo meraviglioso giro, ma non la voglia di andare alla
ricerca di luoghi, strade, paesi dimenticati: presto tornerò a caccia e
sarà caccia grossa :-))))
A presto
Mané