Paura di volare

lunedì 18 luglio 2011


Sottotitolo: come un sogno può trasformarsi in un incubo

Sommati, Amatrice (RI) sabato 23luglio ore 14.00

Dopo lo stupendo volo della settimana scorsa, siamo di nuovo qui, determinati come non mai a raggiungere il lago di Campotosto. Non so cosa ci spinga a fare questo volo: forse la ricerca di nuovi panorami, forse la voglia di fare (finalmente) un volo di cross, forse.... Non lo so, ognuno di noi ha delle ragioni nascoste che mai rivelerà nemmeno a sua madre, ragioni che lo spingono a salire in questo luogo dimenticato da Dio con vela in spalla e scarponi consumati, ragioni che lo spingono, come dice qualcuno, a “buttarsi da una montagna appeso ad una specie di lenzuolo”, ma a noi questo piace e questo facciamo. 

Dicevo, siamo di nuovo ad Amatrice, più esattamente sopra l'abitato di Sommati, ridente e sperduta frazione ai piedi dei Monti della Laga. E' una giornata soleggiata ma stranamente fredda, il vento tanto per cambiare è laterale e debole. I presupposti per fare i bagagli e tornarsene a casa secondo me ci sono tutti, ma i guru mi smentiscono e si danno alle più disparate attività in attesa del vento giusto. 

aspettando il momento giusto per decollare
Inutile negarlo, siamo qui tutti con lo stesso pensiero: andare a donne! Noooo, ma quali donne, qui il pensiero è uno solo: andare a Campotosto. Non è un semplice pensiero, è una fissazione, una sfida, una cosa da fare a tutti i costi! In questo noi ascolani siamo peggio dei tedeschi: quando ci mettiamo in mente una cosa non abbiamo pace finché non la facciamo.

I primi cumuli appaiono come per magia sulle creste, è il segnale che stavamo aspettando: si vola!
Gianni apre le danze, di sfuggita incrocio i suoi occhi e vedo una luce intensa e decisa: è già là, il suo GPS mentale ha impostato la rotta e il suo pilota automatico la sta seguendo. Lo rivedrò solo dopo tre ore, felice e entusiasta come non l'ho mai visto :-).
E' il turno di Ubaldo, fa per decollare ma si gira ad osservare il vento: “è un giornata tosta, guarda la manica a vento, cambia continuamente direzione!” Alza la vela e corre veloce e silenzioso attraverso i prati multicolori della Laga, pochi metri ed aggancia la prima termica: “Vai amico, vola più in alto dei tuoi sogni!” penso tra me e me.
Rimaniamo io e mio fratello Lorenzo, i meno esperti; lascio andare il fratellone per primo, io lo seguirò dopo pochi secondi in modo da poterlo seguire nei primi istanti del volo. Lorenzo vira subito verso Campotosto, ma rimane largo ed io inizio ad incitarlo, a dirgli di combattere la sua guerra... a fine volo mi scuserò con lui per questo! Non sono assolutamente più bravo di lui, forse sarò più incosciente di lui ma voglio vedere chi si prenderebbe dei rischi inutili sapendo che a casa ci sono dieci chili di riccioli biondi, sorrisi e simpatia (e un po' di testardaggine, diciamolo pure) che lo aspettano!

Tocca a me, decollo chirurgicamente e subito viro verso sinistra. Ci metto alcuni minuti a capire che questa giornata è tosta (per me) e che avrei fatto seriamente meglio ad andar a donne! Lorenzo vola lontano dal pendio, mentre i due alieni Ubaldo e Gianni volano sicuri sulle vette della Laga. Io? Io faccio del mio meglio, vorrei inseguire gli alieni ma non sono sicuro di me stesso e non riesco a gestire la situazione. Quanto è brutto star lassù ed aver paura? Tanto maledizione! Rimango a sinistra del decollo con mio fratello pochi metri sotto di me, provo ad incitarlo, e mi accorgo che è me stesso che sto incitando, insisto ma mio fratello non mi risponde: dopo alcuni minuti capisco (FINALMENTE!) che sta passando anche lui un brutto quarto d'ora e lo lascio volare tranquillo (se non s'era capita, la parola tranquillo è una battuta, ma lasciamo stare).

Lorenzo punta l'atterraggio, lo seguo ma poi entrambi viriamo verso la montagna: io mi appoggio su un crinale e mi becco due chiusure che mi sballottano e mi fanno rimpiangere di essere decollato, mentre Lorenzo buca ma torna indietro e torna a salire: lo seguo!

Dalla radio arrivano le urla di gioia dei due alieni Gianni ed Ubaldo: “ce l'abbiamo fatta, siamo a Campotosto!!!! Siamo grandiii!!!!” Lo ammetto: la cosa mi ha fatto incazzare e di brutto, saranno amici per la pelle ma a me è suonato come una sconfitta e non son riuscito proprio a buttarla giù. Lorenzo decide che ha sofferto abbastanza e se ne va in atterraggio continuando però a salire anche a centro piana.... lo osservo attentamente e capisco che forse riesco a raggiungere Campotosto passando lontano dal pendio, dove le termiche sono meno stronze. All'inizio la mia teoria si rivela esatta, avanzo sicuro salendo a +1 +1,5 m/s ma come mi avvicino al lago mi accorgo che il “meno stronze” è una cosa molto relativa. Mentre avanzo titubante verso Campotosto vengo avvistato dagli alieni che mi esortano a non mollare e mi dicono cosa fare, ma non è giornata, provo a girare una termica ma ribecco altre botte. Mi cade l'occhio sul vario: il grafico mostra tre picchi: “oh, proprio non l'ho centrata questa termica, cazzo!” penso tra me e me.

La paura è seconda solo alla testardaggine, e questo mi porta, dopo un'ora e mezza di volo e tanti schiaffi, a raggiungere finalmente il lago di Campotosto. Ricevo i complimenti degli alieni ma gli dico che sono un coglione, che ho fatto una cazzata a volare in questa condizione, che avrei fatto meglio ad andare a terra.

l'agognato lago di Campotosto
Mentre imperterrito avanzo verso gli altri, Lorenzo dall’atterraggio ci dice che siamo senza recupero, e che ci toccherà tornare ad Amatrice via autostop oppure tornare indietro in volo. Parliamo a lungo di quest'ultima possibilità che sembra impossibile, ne parliamo mentre io continuo a subire il volo e sono preso più da quest'ultimo che dalla discussione. Ormai sono in preda al panico, una situazione che mai mi era capitata in sette anni di volo, esco fuori cercando ascendenze più dolci e guadagno 300m in pochi minuti, penso: “cazzo se fuori si sale cosi, allora vicino al pendio cosa c'è, un tornado? Però se la condizione è questa, potrei provare a tornare ad Amatrice, mal che vada mi appoggio al pendio e torno a salire...”

Faccio dei larghissimi 360 per capire dove sono Ubaldo e Gianni, quali sono le loro reali intenzioni e per fare finalmente qualche foto. Sento che discutono parecchio sulle mosse da fare, ma io ho fatto la mia scelta e punto la vela verso Amatrice: una mossa azzardata? No, forse l’unica mossa certa e convinta di tutto questo volo. Abbandono i sicuri prati di Campotosto mentre un Canadair 500m sotto di me riempie le sue cisterne d’acqua: “un motivo in più per non rimanere qui!” penso tra me e me mentre la vela continua a ballare la tarantella. Lentamente i verdi prati lasciano spazio ai pini e ai rigogliosi faggi dei Monti della Laga. Dall’alto appare evidente come in questa zona non ci siano atterraggi, quindi o atterri vicino al lago o ad Amatrice oppure sono cazzi acidi. La vela continua a salire, stavolta più dolcemente, concedendomi qualche agognato sprazzo di serenità: “si che la faccio, ce la faccio cazzooooooooo!!!!”

Il peggio è passato, si torna a terra!


“Grande Mané, hai fatto un volo fantastico, ti dobbiamo una cena” mi urla Gianni via radio
“No Gianni, sono un coglione: non avrei dovuto volare in queste condizioni, per me è uno dei più brutti voli di sempre” – rispondo – “sei un grande, sei stato il primo a tornare indietro, se non l’avessi fatto tu, noi non ci saremmo venuti” - ribadisce Ubaldo - “Grazie, ma non sono assolutamente soddisfatto di quello che ho fatto!” Mi giro verso la montagna e li vedo volare alti e sicuri sopra le vette della Laga. Li invidio, lo ammetto, invidio il loro modo di volare e soprattutto invidio il fatto che si son goduti un volo bellissimo, mentre io l’ho subito!

Lorenzo dall’atterraggio si prodiga nel darmi informazioni e consigli, come una torre di controllo mi guida a terra senza sbavature.

Proprio Lorenzo è stato nei miei pensieri durante questo volo: mi chiedevo chi dei due avesse fatto la cosa giusta. Ho fatto bene io a perseverare nel volo conscio del fatto di non esser in grado di gestire la vela, o lui che dopo un’ora ha battuto in ritirata? Fino a che punto è giusto insistere? Alla fine voliamo allo stesso modo ma io ho perseverato mentre lui ha preferito tornarsene a terra: ho sbagliato? E Gianni ed Ubaldo che continuano a dire che ho fatto un gran volo? Loro erano lassù con me, sicuramente hanno visto questo volo con un occhio distaccato, critico ed esperto (in fin die conti, Ubaldo ha oltre venti anni di volo alle spalle), mi viene difficile dire che sbagliano.

Non lo so, a mente fredda posso pensare che le prime due chiusure asimmetriche (sinistra e destra in rapida successione) abbiano generato in me uno stato diffuso di paura (la sera Gianni mi ha detto che sembrava fossi ipnotizzato mentre rispondevo alla radio) e che la mia poca esperienza nei voli in termica abbiano fatto il resto; forse dovrei farmi un bel corso SIV e imparare a capire quali sono i limiti della mia vela ed i miei, più concretamente dovrei mollare un po' il PRM e volare più spesso in libero, forse…

Resta il fatto che questo volo è andato cosi: botte da orbi e mancanza di controllo del mezzo.

Ho fatto bene, ho fatto male? Ai posteri l’ardua sentenza.

Mané