La Purverera si fa non si racconta.

giovedì 23 luglio 2009

La Purverera si fa non si racconta.

Questa è la prima ed unica regola di tutto questo giro.

E allora perchè cazzo sto qui a scrivere?

No ragazzi, io non vi racconto un bel niente!


Però posso narrarvi una favola, una favola di cavalieri e di
principesse, di orchi e di draghi, di foreste incantate e laghi abitati
da mostruose creature...


Immaginate...

Immaginate sedici cavalieri...

Immaginate cinque scudieri pronti ad aiutarli...

Immaginate questi cavalieri venuti di ogni dove per affrontare una guerra...

Immaginateli in sella ai loro magnifici cavalli con le rispettive
armature scintillanti...

Immaginate uno di questi cavalieri sedere in cima ad un sasso e
preparare i SUOI compagni di ventura alle sfide che li aspettano...

Immaginate questo lanciarsi con fierezza e spavalderia incontro alle
difficoltà seguito fedelmente dagli altri cavalieri...

Immaginate mostri, draghi, elfi, foreste impestate...

Immaginate questi cavalieri lottare ed avanzare lentamente e
faticosamente metro dopo metro affrontando prove via via più difficili...

Immaginate il sudore, la stanchezza, la fatica...

Immaginate una natura tetra ed inospitale...

Immaginate altresì luoghi incontaminati, paesi sperduti abitati da
fantasmi, alberi ultra secolari, laghi e fiumi abitati da draghi...

Immaginate orchi, minotauri, streghe, lottare contro questi fieri
cavalieri per impedirgli di raggiungere la terrazza promessa...

Immaginate gli abitanti del posto osservare con diffidenza il passaggio
di questi cavalieri...

Immaginate cavalli imbizzarriti che disarcionano i cavalieri, cavalieri
feriti nell'orgoglio e nel fisico risalire faticosamente in sella, altri
cavalieri correre a dare una mano ai loro compagni di ventura...

Immaginate lo sguardo fiero della loro guida osservare tutto questo
dall'alto, preoccupato ma contento nel vedere i SUOI cavalieri, battersi
coraggiosamente...

Immaginate il paesaggio cambiare, boschi incantati lasciare spazio a
prati circondati da profondi burroni...

Immaginate altre creature mitologiche ostacolare il passaggio dei
cavalieri...

Immaginate cavalieri, lottare ancora dopo ore ed ore di guerra...

Immaginate cavalli feriti ed allo stremo delle forze...

Immaginate lo sguardo stanco, affaticato, distrutto ma determinato dei
cavalieri...

Immaginate la caparbietà con cui questi cavalieri avanzano stremati...

Immaginate l'entusiasmo nel vedere la terrazza promessa...

Immaginate l'incredulità nel raggiungere questo posto...

Immaginate un sorriso beffardo ed incredulo celarsi sotto i loro elmi...

Immaginate feste, canti, balli, brindisi, al ritorno al castello...

Immaginate la contentezza e la felicità delle principesse nel vedere
tornare a casa i loro cavalieri salvi e vittoriosi...


Immaginate la contentezza, l'entusiasmo, la fierezza (sempre molto
contenuta) della guida nel vedere i SUOI cavalieri tornare e festeggiare
dopo essersi battuti con onore tutto il giorno...


Immaginate... immaginate che io non mi sia fumato 20 canne (anche se non
ci crede nessuno) e che tutto questo possa succedere
nell'ipertecnologico 2009...


Ok, smettete pure di sognare e tornate al lavoro, fancazzisti che altro
non siete...

Dedicato a tutte le principesse che aspettano a braccia aperte i loro
cavalieri, al ritorno da ogni battaglia.

JB

Buona Sorte

martedì 21 luglio 2009

*Dedicato a Lorenzo e a Sara, per la sfida che li attende*

Io non so niente di niente e poco avrò da spiegarti
perchè qui niente è facile e spesso cambiano le regole
ma cerca amore e amore dai e se puoi non negarti mai
dovrai rischiare di perdere per vincere ogni tanto

Io spero solo che tu
che tu abbia una buona sorte
io voglio solo che tu
che tu abbia una buona sorte
io pretendo che tu
che tu viva una buona sorte
non chiedo niente di più
poco o niente di più
anima mia...

Le amicizie verranno e passeranno col tempo
e i dolori nel petto si agiteranno col vento
ama il prossimo tuo e tutto quello che hai dentro
e non svenderlo mai, non svenderti mai...

Io spero solo che tu
che tu abbia una buona sorte
io voglio solo che tu
che tu viva una buona sorte
io pregherò perchè tu
perchè tu viva una buona sorte
non chiedo niente di più
poco o niente di più
anima mia...

Io spero solo che tu
che tu abbia una buona sorte
io voglio solo che tu
che tu viva una buona sorte
mi impegnerò perchè tu
perchè tu viva una buona sorte
non chiedo niente di più,
sì, poco o niente di più, anima mia...
non chiedo niente di più
anima mia…


Stadio

Il ritorno allo Scoglio dell'Aquila

Domenica 19 luglio

I muscoli mi fanno ancora male, la Purverera del giorno prima mi ha
lasciato senza fiato e con qualche ossa indolenzita...
Ma il richiamo del volo è troppo forte per restarmene dentro casa a
leccarmi le ferite, no, oggi non è una giornata per restare a terra!

Detto fatto, butto la vela e qualche indumento pesante in macchina e via
verso Castelluccio.
Anche stavolta mi ritrovo con Ubaldo, ormai divenuto sindaco di questo
sperduto paese. E' una giornata bellissima, poche nuvole, vento costante
diverse vele in aria... gli ingredienti ci son tutti per fare un bel volo!

E' la prima volta che torno a volare qui dopo l'incidente di Manu, un po
di paura ce l'ho ancora.
Mi consiglio con Ubaldo, cerco di capire quanto sono forti e frequenti
le raffiche, faccio mente locale di tutto quello che devo fare prima
durante e dopo il decollo, la paura di farsi male c'è non lo nascondo!

Ubaldo stranamente se la prende comoda, ma come gli dico che sto
aspettando lui, parte subito a missile. Lo seguo, vorrei poter dire a
ruota ma non è cosi: lui ha un paio di marce in più rispetto a me :-)

So che sotto lo scoglio dell'Aquila troverò turbolenza e la per forza di
cose perderò tempo, per questo decido di non seguirlo e di concentrarmi
sul mio volo.

Ho volato poco ultimamente, per questo sfrutto i primi metri per
riprendere confidenza con la mia attrezzatura e per trovare la giusta
posizione nell'imbrago.
Ma devo fare in fretta, la turbolenza inizia a farsi sentire da subito.
Non che ci sia chissà che cosa, ma per chi vola poco come me basta anche
un banale +3 per farmi venire la strizza. Inizio a ballare, cerco una
zona con ascendenze più lievi, ma non la trovo: ovunque si sale ballando
la samba.

Mi allontano dal pendio, niente, faccio le orecchie per scendere, niente!
Secondi che sembrano eternità, con la vela che sembra andare sulle
montagne russe...
Devo fare qualcosa, non mi sento a mio agio (me la sto facendo addosso
NDR) dove sono.
Che faccio che faccio... fanculo, mi avvicino al pendio, voglio proprio
vedere se la è cosi stronzo il vento!

La vela smette di ballare, l'ascendenza aumenta ma diventa più lineare
ed io inizio finalmente a respirare.

Supero quota 2000m, raggiungo gli altri volatori e mi metto a far foto.
Potrei starmene appollaiato quassù, a 2400 metri di quota, ma non è
nella mia indole.

Sono un viaggiatore, uno di quelli sempre in movimento, uno di quelli
che Beaudlaire descriveva nella poesia "il Viaggio"

"...ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli che partono per partire;
cuori leggeri, simili agli aerostati, essi non si separano mai dalla
loro fatalità, e senza sapere perché, dicono sempre "Andiamo"! I loro
desideri hanno le forme delle nuvole."

Ecco, questo sono io, nel volo come nella vita comune.
Frega nulla del dove, per me l'importante è andare, partire, scoprire!

Sono un po basso per giocarmi Castelluccio, oltretutto la fioritura è
già finita, ma non mi importa: DEVO PARTIRE!!!!!!
Attraverso lentamente la piana, ed inesorabilmente perdo quota.
Arrivo poco prima di Castelluccio a 1800m, sono troppo basso per provare
ad arrivare sopra il paese... DIETROFRONT!
Col vento in culo viaggio a 55/60km/h la vela trema, un po come faceva
la vecchia 500 di mio fratello quando nei discesoni toccavamo i 135km/h
:-)))

Arrivo basso sul vettore, 1600/1550 metri, pochi per sperare di
recuperare la giornata, ma sono fiducioso: il sole è ancora alto e
qualche termica c'è senz'altro.

La vela ha un sussulto, poi di colpo il vario torna ad emettere quel
"bip bip" che per noi volatori è come una sorta di battito cardiaco: se
è costante e lineare è sintomo di buona salute ovvero di una salita
dolce e lineare, se troppo forte è sintomo di grandi ascendenze si ma
con il rischio di pericolose chiusure (tachicardia?), se troppo debole è
sintomo dell'avvicinarsi della fine del volo...

Il bip bip del vario come il battito del cuore: dite che è ho esagerato?

Ma questi paragoni lassù non hai nemmeno il tempo di pensarli, quando
sei in termica sei concentrato sul volo, su dove salire, su come fare a
tenere aperta la vela ed, in qualche caso, su dove fare la pupu :-PPPPP

La mia risalita al Vettore procede lenta e costante, supero un breve
tratto di turbolenza e torno a fare il pelo ai prati. Pochi passaggi
ancora e sono di nuovo lassù, tra cielo e nuvole.

Per un po metto da parte le mie velleità zingaro-volatorie e mi metto ad
osservare il panorama.
Oggi, a differenza di altre volte, il Gran Sasso d'Italia si vede
davvero bene.
Rocce di un rosa pallido spuntano tra una nuvola e l'altra, contrastando
con il verde acceso dei prati dei monti della Laga.
Più a sinistra la montagna dei Fiori, circondata da delle labili strisce
azzurrastre che altro non sono che il mar Adriatico.
Più a nord fa bella mostra di se il monte Ascensione e ancora più
lontano il monte Conero che sbuca come un miraggio dalla foschia...
Ah, non mi abituerò mai a simili spettacoli :-))))

Ma il mio sguardo cade più vicino, poco a destra della cima del Vettore:
casa mia.
Il monte Ceresa preclude alla mia vista la casa dei miei, ma so
esattamente che è li sotto a pochi km da dove mi trovo.
La tentazione di partire ed andare a casa è forte, molto forte. Vorrei,
mi avvicino al versante est ma so che non posso spingermi più di tanto,
il vento in queste zone non perdona, ed io che l'ho sperimentato di
persona, lo so bene...

Ce la farò un giorno ad arrivarci? Chi lo sa.
Certo sarebbe bello...
spuntare da dietro la Croce, il picco che domina il mio paese...
passare alto sopra casa, e poi iniziare una serie di 360 larghi larghi
per perdere quota e godermi il panorama...
eh si, sarebbe proprio bello...

Il mio volo continua, faccio un passaggio davanti allo scoglio
dell'Aquila, mi allontano quel tanto per perdere quota e poi mi
riavvicino per godere da vicino della maestosità di questa roccia.
Passo oltre e torno a salire.
Sono di nuovo a 2400m quando Ubaldo, diavolo tentatore, si fa
vivo:"Andiamo al Guaidone?" - "perché no? ANDIAMO!!!!!"

So che allontanarsi in questo momento significa rinunciare a vedere il
tramonto dalla cima del Vettore, ma oggi non m'importa. Punto la vela
verso sud e la lascio scivolare dolcemente lasciando i comandi. Ubaldo è
in posizione favorevole per delle bellissime foto al tramonto e ne
approfitto.
Mentre i miei occhi si perdono nelle mille sfumature della piana, mi
sento un po come quando il giorno prima son sceso dalla terrazza di
Orfeo dopo aver lottato per oltre 200 km: rilassato e appagato :-)))

Ma Ubaldo è un volatore insaziabile, dopo poco vira deciso verso est e
punta verso Forca.
Vuoi che lo lascio andar da solo? Certo che no :-)))
Via, rincomincia l'avventura, una nuova sfida, un'altra guerra da
combattere :-)))

Ubaldo passa largo in piana, mentre io tiro dritto verso il decollo.
C'è vento, ma non so quanto durerà.
Arriviamo quasi a Forca Canepine, ma mi rendo conto che il vento sta
calando e torno verso il Vettore. Passo sopra dei falchi che si stanno
azzuffando in volo, per qualche istante ho paura di essere coinvolto, ma
non considerano proprio :-)))
Arrivo al pelo al decollo di Forca, recupero qualche metro, ma c'è un
aliante radiocomandato che non mi fa star tranquillo.

Non ha senso rischiare, ho già fatto abbastanza per oggi, via veloce
all'atterraggio del vettoretto dove la mia vela si appoggia dolcemente
al suolo con la grazia di una farfalla :-)))))))

Ciao

Manè

Le foto del volo sono qui
http://picasaweb.google.it/manetransalp1/ParapendioVoloCastelluccio19072009#

Purverera 2009

lunedì 20 luglio 2009

E' andata, anche l'edizione 2009 della Purverera è finita.

Ho male alla gamba alla spalla al collo e ad altre parti che nemmeno
sapevo di avere, ma sono contento: anche quest'anno ce l'ho fatta ad
arrivare alla fine.

Il primo anno puoi dire che hai avuto culo, che non sapevi cosa ti
aspettava e l'hai affrontata con quel pizzico di incoscienza che ti ha
aiutato ad arrivare alla fine, ma la seconda volta NO!

Stavolta sapevo quello a cui andavo incontro, conoscevo parte dei
percorsi ma non i tratti nuovi e più impegnativi. Lo sapevo ed ho deciso
lo stesso di affrontare questa meravigliosa avventura che è la
Purverera. Incoscienza? No, solo la voglia di divertirmi e di mettermi
alla prova.

Come sempre ho avuto paura, i giorni prima come durante tutto il giro.
So bene che una distrazione, un attimo di stanchezza, il sottovalutare
anche la minima asperità, può costarti caro, molto caro; lo sa il
guerriero Fantasma che durante la ricognizione di pochi giorni fa con il
mono si è fatto male e a cui vanno i miei auguri di pronta guarigione.

Paura mista a una "strana" sicurezza in me stesso e nel mio mezzo.
Mi ripetevo" l'hai fatta lo scorso anno, cosa vuoi che sia farla anche
quest'anno -- sei cresciuto, guidi molto meglio, non sei più un bambino
in fasce, adesso sei un guerrieri, anzi no un Iron Man -- la moto dopo
anni è come la volevi tu, un po più leggera e prestante, cosa ci vuoi di
più?"

Ma la paura resta, e deve essere cosi.
Buttarsi a tutta su una salita lo sanno far tutti, ma buttarcisi in modo
per arrivare in cima senza farsi male reagendo prontamente in caso di
problemi, è una cosa ben diversa, ed in questo la paura è una fedele
consigliera ed amica.

Me la son tenuta ben stretta durante tutto il viaggio, insieme ad
un'altra amica: la rabbia!
Non le ho mai subite come succedeva anni fa, le ho utilizzate a mo di
Kers, il sistema di recupero di energia che ti da quella spinta in più
nel momento del bisogno.

Alla fine tutte queste componenti mi hanno portato esultante alla
Terrazza di Orfeo.

Cadute? Diverse.
Da ricordare: una vicino Force ed una sopra Montegallo.

La prima stupida, in pratica son caduto provando ad uscire da una
"rotaia" in uno degli sterrati più facile di tutto il giro; sono finito
violentemente a terra sbattendo testa e spalla (quella che mi ero rotto
in Libia ovviamente). Niente di rotto ma la spina dorsale mi ha dato
fastidio per tutto il giro.
Vabbè, nei prossimi giorni faccio un salto da Mano per dare una
controllatina.

La seconda, stupida anch'essa ma spettacolare: in pratica son finito
sotto un strada con mezza moto e per uscirne ho dovuto buttare tutta la
moto sotto strada e poi risalire.
Il guerriero Dentiere ha sudato sette camicie per tirarmi fuori, poi mi
ha scortato per tutto il resto del giro (grazie!).

Che altro dire: grazie ad Orfeo ideatore ed organizzatore di questa
bellissima avventura.

Al prossimo anno

Mané in arte Joe Bar

La valle incantata

giovedì 9 luglio 2009

14/04/2008

Detto cosi sembrerebbe il titolo di un film di avventura, invece è il
sunto di una giornata passata sulle montagne abruzzesi. Partiamo da casa
di Marty a L'Aquila accompagnati dalla fedele "nuvoletta dell'impiegato"
che ci scarica addosso il solito acquazzone; Eolo, forse impietosito nel
vederci sempre bagnati ogni volta che prendiamo la moto, decide di darci
una mano e in un attimo spazza via il nubifragio dalla nostra strada
:-)))). Puntiamo decisi verso l'altopiano delle Rocche, gustandoci il
magnifico panorama della pianura aquilana e del Gran Sasso d'Italia.
Svalichiamo a 1400m, l'aria è pungente, solo il sole che a tratti fa la
sua comparsa tra delle nuvole che corrono al galoppo, ci concede un
leggero sollievo.

Attraversiamo veloci il lungo rettilineo che porta da Rocca di Cambio a
Rocca di Mezzo, e da li ci immettiamo su una stradina che si infila
decisa tra due montagne innevate. I paesaggi che ci si parano di fronte
sembramo presi da un libro di fiabe, solo la presenza di qualche oggetto
lasciato da qualche sciagurato escursionista rovina la magia di questo
luogo. Passiamo tra due montagne e dopo pochi metri ci si para di fronte
la "valle incantata": prati a perdita d'occhio e un silenzio surreale
rotto solo dal soffio incessante del vento. E' una sorta di Castelluccio
miniaturizzato, solo che qui la presenza umana si vede di meno. Rispetto
a 3 anni fa questo luogo ha perso un po del suo fascino, al piccolo e
caratteristico rifugio ne è stato affiancato un altro (ancora in
costruzione) molto più grande che niente a che vedere con la semplicità
e la bellezza dell'ambiente che lo circonda :-(. Provo ad infilarmi
nello sterrato che scende a Ovindoli ma un divieto di accesso mi fa
desistere.

Torniamo indietro, raggiungiamo Rocca di Mezzo percorrendo un'altra
stradina, anche questa veramente bella che scopriremo poi essere la
vecchia ippovia.
"Ma se è un'ippovia perché la asfaltate mi chiedo?" Rimango con il mio
dubbio e raggiungo Ovindoli.
Raggiungo gli impiantio di risalita e prova a percorrere in senso
contrario lo sterrato che avevo abbandonato in precedenza. Non vedo
divieti di nessun genere e proseguo; dopo pochi metri e ci si para
un'altra bellissima vallata, due curve e trovo neve: da qui non si passa
:-((((((((( In lontananza vedo una stradina che si inerpica su verso il
rifugio. Marty più che mai rassegnata, acconsente. La prima parte è
molto bella e divertente, a sx ci si parano le montagne della marsica a
dx un bellissimo bosco di conifere. Il fondo è ottimale ma nella parte
finale la strada diventa ripida e il fondo fi fa molto mosso: in due è
proprio il caso continuare. Torniamo indietro ma alla fine della vallata
vedo l'ennesima stradina che... vabbè avete capito ;-)))).
Mi ci infilo, ma dopo aver sentito sbandare paurosamente la moto Marty
mi lascia proseguire da solo.
Gaaaaaaaaaas!!!!!!!
Filo veloce attraversando la vallata, riprendo il primo sterratone,
faccio alcuni metri e trovo un altro pezzo innevato, lo bypasso passando
nel bosco, faccio 500m poi... mi devo arrendere: la neve è veramente
troppa e non ci sono altre strade. Torno da Marty che nel frattempo ha
fatto conoscenza con una quaddista di passaggio.

Torniamo sui nostri passi e scendiamo fino a Celano.
Chiamo Giancarlo, un endurista conosciuto tramite internet: ci prendiamo
un caffè insieme e ci mettiamo a parlare ovviamente di percorsi in
fuoristrada e alla fine si offre di guidarci attraverso alcuni sterrati.
Come rifiutare un invito del genere? Il tempo di cambiarsi e il rombo
del suo cagiva elefant 900 inizia a farsi sentire :-))))))) Per me
questa era e rimane una gran moto. Poche curve ed imbocchiamo il trattuo
L'Aquila-Foggia:"se prosegui da qui arrivi fino a foggia senza toccare
asfalto" mi dice con tono fiero "ma ci vogliono dei giorni"
"verrò" gli rispondo io "presto verrò" :-))))))) Nel primo tratto del
tratturo il fondo è compatto e filiamo abbastanza veloci; facciamo pochi
metri su asfalto e lo riprendiamo.
"Adesso c'è un guado, poi il fondo è viscido, in coppia avrete qualche
difficoltà ma niente di impossibile"
Affontiamo decisi il guado (il primo per Marty) e seguiamo la nostra
guida. Il fango fa la sua comparsa e mi mette in difficoltà. Proseguo
con il mio passo tranquillo, Marty mi stringe forte, la caduta di
qualche mese fa sul fango se la ricorda ancora bene. Altro tratto, qui
il fondo è sempre viscido ma la cosa brutta sono i rifiuti abbandonati
ai lati :-((((((((( E' un peccato vedere rovinati dei posti cosi belli
dalla stupidità umana :-(((((((((

Abbandoniamo il tratturo, e dirigiamo verso Forca Caruno. Altro
sterratone, largo e facile ma nella parte finale troviamo un salitone
con fango. Giancarlo va in avanscoperta e torna dopo pochi
minuti:"tranne la parte in salita il fondo è buono"
Proviamo, prima della salita Marty decide di non rischiare e scende. Io
salgo tranquillo e alla fine della salita poso la moto e gli vado
incontro. Dopo pochi secondi la vedo arrivare in sella alla Elefant di
Giancarlo:"bho, valle a capì ste femmine! :-|||" Continuiamo a salire
verso Forca Caruso, alterniamo brevi tratti asfaltati a bei tratti sterrati.
I paesaggi sono da far west: natura desolata, immensi prati arsi e
nessuna traccia di alberi per chilometri.
Siamo nel nulla! :-)))))
L'unica traccia della presenza umana è data da dei grossi mulini a vento.
Torniamo sulla strada asfaltata, pochi km di asfalto e ci ritroviamo
nell'ennesima vallata sperduta della giornata.
Ci infiliamo nello sterrato che la attraversa, e che ci permette di
ammirare questo luogo da un punto di vista privilegiato. Riprendiamo la
strada asfaltata dei pressi di Forca Caruso, dove la nostra guida si
congeda.

Ci sarebbero altre millie strade da fare, alcune ancora più belle e
tecniche, ma il tempo, il fondo, la neve, oggi non lo permettono.
Salutiamo a malincuore il nostro amico, ma con una promessa: RITORNEMO!

Mané&Marty