Quattro amici in volo

sabato 25 giugno 2011


”Comincia la festa ragazzi, DIVERTITEVI PIU’ CHE POTETE!”

Oggi non vi parlerò di volo, o meglio, non sarà lui il protagonista, oggi vi parlerò di quattro amici, quattro amici speciali, quattro amici che hanno scelto come luogo di ritrovo un posto inusuale: il monte Vettore! 

Spegni tutto e isolati dal mondo: ti poterò tra odori, suoni e di colori! 


L’avventura di oggi comincia da lontano, comincia da un volo di due ore sul Vettore il giorno prima, comincia con l’idea (assurda) di tornare in piana nella speranza di replicare se non addirittura migliorare un volo in se per se già molto bello, comincia con la voglia di tornare lassù perché per noi, stare “lassù” è qualcosa di speciale, comincia… “ahò, vuoi cominciare a raccontare o no?”

Siamo al parcheggio del Vettoretto in una stupenda giornata d’estate, oltre i quattro irriducibili Ubaldo Lorenzo Gianni ed io, ci sono il fratello di Gianni, la mamma e Martina, i nostri controllori di volo di giornata! Poco dietro ci sono i prati multicolori della piana, i ghiaioni del vettore, le rocce dello scoglio dell’aquila e più su la cima del Vettore; tutt’intorno il silenzio, rotto solo dal fruscio del vento e dal ronzio qualche ape. Salutiamo la “torre di controllo” e ci avviamo verso il decollo duecento metri più su. Salire in decollo oggi è una di quelle fatiche che farei mille volte senza mai pentirmene: è un salto nei sensi, tra prati multicolori e profumi di fiori appena sbocciati, tra il lento e tumultuoso fruscio del vento e il grido di un falco che vola alto sopra di noi… Salire in decollo oggi è forse una delle fasi più belle del volo, quella in cui si riesce ad ammirare più da vicino lo spettacolo della natura, toccarlo, accarezzarlo… 

Si, per un attimo ho pensato di non decollare ma quando ho visto lo scoglio dell’aquila, alto e maestoso come mai mi era sembrato, mi è tornato in mente una citazione di Leonardo Da Vinci: "Quando avrai provato l'emozione del volo, camminerai con lo sguardo rivolto verso il cielo, perché la sei stato e la agogni a ritornare.” …ho alzato la vela e senza pensarci due volte, sono decollato!


Di solito non sono mai il primo a decollare, ma oggi no, oggi ho qualcosa dentro che mi dice vai, parti, vola più in alto dei tuoi sogni! 

Il fruscio del vento lascia spazio al bip bip frenetico del vario che mi fa capire subito che oggi è giornata. Ubaldo Gianni e Lorenzo rompono gli indugi e decollano:”Comincia la festa ragazzi, DIVERTITEVI PIU’ CHE POTETE!” gli urlo via radio che sono già sotto lo scoglio dell’aquila.

“Manuè che t'je bevute uoia? Dece menute e già ie ‘rrivate su ‘ncima!” mi urla Ubaldo “Sei un bastardo, avevamo detto che saremmo saliti insieme!” continua Gianni “siete voi che siete delle schiappe” - replico - “allora mo quanne te pijeme te chiudeme la vela cosci vedeme quanne je brave” continua Lorenzo… Tiriamo avanti per una mezz’ora abbondante a sfotterci, incuranti della quota, delle termiche, dell’avanzamento, oggi proprio non ce ne frega nulla di fare quota, oggi vogliamo solo stare insieme e divertirci, sfottendoci come solo degli amici per la pelle sanno fare. 


Esco un pò fuori e mi metto in posizione buona per far foto; becco Lorenzo, metto lo zoom a tutto:”un po più a sinistra, cosi, bene, ora FERMO NON TI MUOVERE, CAZZO FEEEEEEERMO!” 


Lorenzo non mi risponde, ma dopo un po sento un anonimo “ma vaff…” via radio… Le nostre traiettorie si incrociano e si allontanano mille volte sopra i pratoni del vettore, mentre il sole si staglia alto nel cielo. Continuo imperterrito delle mia triplice attività di fotografo, operatore radio e pilota (vabbè pilota, si fa per dire!) ma sento che manca qualcosa: si effettivamente un panino con la porchetta ed una birretta gelata in cima al Vettore ci stavano!

Questi sono i voli che preferisco, quelli poco tecnici ma che permettono di far foto e… di sparar cazzate! Ma si, oggi non cene frega nulla di far quota o di andare da qualche parte, lo scopo di questo volo è quello di stare insieme lassù, tra fiori, prati e nuvole! 

Il vento ci gioca un brutto scherzo, aumenta repentinamente quando siamo verso Forca Viola. Ubaldo, Gianni e Lorenzo escono subito senza problemi, io passo un brutto quarto d’ora ma riesco sempre a mantenere l’avanzamento sopra i 5 km/h. Sento la paura nelle loro voci mentre si prodigano nel darmi dei consigli, ma tengo saldi i comando e scappo fuori. Ci togliamo d’impaccio e torniamo a salire, di nuovo, stavolta un po’ più guardinghi ma sempre determinati a restare su il più possibile. La radio mi molla, e dire che l’avevo ricaricata la sera prima, ma oggi i miei amici sono particolarmente logorroici e questo è il risultato.


Sono passate due ore da quando siamo decollati, qualcuno inizia a dare segni di cedimento e alza bandiera bianca:”scendo al Guaidone e atterro” – “va bene, ti seguiamo” Parte Gianni ma come trova una termica torna velocemente a salire e riaggancia la vetta:“ma non dovevamo atterrare?” – “si però qui ancora tiene…” – “ho capito, era un tentativo di depistaggio” – “ma no io volevo veramente atterrare però….” Parte Lorenzo, lui si determinato ad atterrare, punta Forca ovest ma poi vira secco verso il Vettoretto”qui si sta su alla grande, venite qua!” – “ahò, ma tu non dovevi atterrare?” – “si ma qui tiene, sai com’è…” – “torre di controllo a volatori, se non atterrate vi abbattiamo!” – “prima devi beccarci…” risponde Ubaldo.


Si va avanti cosi per un’ora abbondante, tra falsi buoni propositi e tangibili tentativi di riagganciare per l’ennesima volta il Vettore. I sole ci regala uno dei suoi più bei tramonti, mentre noi continuiamo a volare in piena estasi mistica. Il silenzio della piana viene turbato da delle urla, sono urla di gioia, ma hanno un tono diverso dal solito: è il tono di un padre di famiglia che oggi è tornato bambino! La mia vela continua a salire quando Gianni, dopo mille tentativi di depistaggio atterra; Lorenzo lo segue a ruota, non prima di essersi disteso completamente sull’imbragatura quasi a volersi addormentare, pochi minuti ed anche io ed Ubaldo atterriamo sulla strada sfruttando le luci delle auto per centrare l’atterraggio.


L’euforia a terra è tangibile, ma per capire di cosa parlo dovreste osservaci, dovreste vedere i nostri occhi, osservare l’espressione del nostro viso, ascoltare la vibrazione profonda della nostra voce appena atterrati. Ci abbracciamo, ci diamo delle pacche sulla spalla, urliamo di contentezza perché questo per noi è un momento irripetibile!

Risaliamo in macchina, Lorenzo afferra la sua canon per mostrarmi le foto scattate in volo e per prima appare la foto del suo frugoletto Alessio:”è inutile che mi state a dire, l’emozione che mi da mio figlio il volo manco tra tremila anni me la darà!”

…. [SILENZIO]

Mané

 

[CENSURATO] Un treno chiamato “Lissta”

giovedì 9 giugno 2011


Non pensavo mai di dover apporre questo timbro su uno dei miei scritti, ed invece... 

Stamani la mia compagna ha ricevuto una email da un mio amico (perchè tale lo reputo anche alla luce di quello che ha scritto) in cui ha esposto dei dubbi e delle critice riguardo al report di cui sotto. Per carità, le critiche sono sempre ben accette, ma quanto queste critiche sono tali da impedirne, al momento, la pubblicazione su un sito, allora è giusto porsi delle domande, chiedersi se non si stia sbagliando qualcosa e se si debba correggere la rotta.

Finora su questo blog i pochi commenti ricevuti sono sempre stati entusiasti, solo il mio amico Giò ha espresso delle (costruttive) critiche ai miei report (definirli racconti mi sembra eccessivo), indicandomi cosa cambiare e dandomi delle dritte su come migliorare il mio stile, per il resto nessuna critica...

Lasciamo perdere i fattori "burocratici" legati a questa censura (purtroppo certe cose tu, amico mio, non le conosci, non c'eri sotto la pioggia e la nebbia dell'Arrosticino, non c'eri quando ho dovuto proseguire perchè ero l'unico che conosceva il percorso, non sai, fidati...NON SAI!), la cosa che mi viene criticata è il modo di scrivere definito " un po' troppo da locanda...", mi viene chiesto di omettere qualche vaffanculo e qualche cazzo (ma minchia ma allora quando avrò un figlio il telegiornale in che lingua glielo farò ascoltare? in latino? su dai, stiamo con i piedi per terra per favore!), mi vengono segnalati alcuni errori grammaticali e più in generale mi viene chiesto di accorciarlo per poterlo pubblicare su un sito....

Vi dico esattamente come la penso: VAFFANCULO!

Non me ne frega un cazzo che i miei racconti li leggano in mille o dieci persone, proprio non me ne frega un cazzo, e non svenderò MAI le mie emozioni o le ridimensionerò per far piacere a questo o a quello!
 
Io scrivo per il piacere di farlo, è un modo per cercare di catturare le emozioni, fermarle su una pagina web, poter dar modo a chi non ha la mia stessa fortuna di poter provare una seppur minima parte delle emozioni che provo io: a volte ci riesco, altre meno, purtroppo, ma io continuerò a scrivere quello che penso e che provo senza censure (e credimi, amico mio, è stata dura non essere diretti nella parte iniziale di questo report). Forse il mio linguaggio non sarà adatto ad un pubblico di bambini (ripeto: in televisione si vede e si sente ben di peggio) ma è diretto, spontaneo, sincero ma soprattutto E' LIBERO!  

Ti dico una cosa, amico mio: non pubblicare questo report! E visto che ti ci trovi, togli anche il  mio "Perdersi in Africa": anche li ci sono diversi "cazzo" e "vaffanculo". 

Ciao guagliò, scusa, ma non condivido quello che hai scritto 

ps. sto scrivendo con una tastiera dove non funzionano le acca, le gi e un paio di altri tasti :-) (ma continuo a scrivere)

 

Un treno chiamato “Lissta”




C'è un treno variopinto che di tanto in tanto si materializza da qualche parte in Italia per poi dissolversi nel nulla dopo pochi giorni, è una sorta di treno fantasma e non è escluso che i componenti siano degli ectoplasmi tornati in terra per vendicarsi di qualche toro subito in qualche vita passata: è il treno della Lissta. A molti la parola Lissta evoca una sorta di raccomandazione:“sei nella Lissta entri, altrimenti ciccia”, ma a chi questo gruppo lo conosce da vicino, questo nome evoca emozioni, abbuffate, superbi paesaggi! La Lissta è qualcosa di inspiegabile, è un gruppo non gruppo, è una famiglia diamici, di giuda (a volte), una nazione non nazione fatta di mille stati diversi ma accomunati da un'unica bandiera: la transalp. Non è vero, ci fosse solo la moto ad accomunarci, la Lissta sarebbe morta ancora dieci anni fa ed invece va avanti, imperterrita, nonostante le liti, le incomprensioni, le pugnalate alle spalle, e se ve lo dice uno che dalla Lissta si è cancellato qualcosa vorrà dire!

Partecipare ad un incontro Lissta non è semplicemente partecipare ad un raduno di transalp, è qualcosa di bello, pazzesco (spesso), esilarante (sempre), demenziale (ce ve lo dico a fa?). Chi partecipa ad un incontro Lissta deve prepararsi a ricevere una scossa a 3000v: la scossa di chi ti considera uno diloro solo per il fatto di esserci. Diceva mio fratello all'indomani del Primavera 2007:”non conoscevo nessuno, non ero iscritto al vostro gruppo, non me ne fregava un cazzo delle transalp ma tutti mi hanno trattato come un amico di vecchia data...”. E' un treno strano quello della Lissta, immaginate dei vagoni che vagano solitari in giro per l'Italia, poi arriva un input, un messaggio, una scritta su un sito ed ecco che come per magia questi vagoni solitari si ritrovano in una certa zona, in una certa data, solo per il piacere di stare insieme, percorrere un po’ di strada e di diventare qualcosa di unico, di speciale: il treno Lissta!



Dite che ve la sto menando troppo? No, stavolta no, sfidatevi!

Di tutti i treni che nel 2011 si formeranno sotto le insegne della Lissta, avevo deciso di partecipare a quello dei romani; discorso economico a parte, i romanacci sono forse i più svitati della Lissta (a pari merito con i napoletani che però si sono un po’ persi ultimamente) ed io che di viti a posto ne o poche non potevo assolutamente mancare! Avevo detto che li avrei raggiunti il venerdì a pranzo, ma non ho resistito, ho voluto anticipare la partenza per vedere le loro facce stupite al mio arrivo (questi non sono come certi che non gradiscono le sorprese e vogliono tenere tutte le persone sotto il loro rigido controllo, a loro interessa che uno partecipi e faccia casino!).

fanculo ai dieci radi di Posta (brrrrrrrrrrrrrrrr :-( ),
fanculo alla nebbia,
fanculo alla sveglia alle 4.00 (aiuto!!!!!!!), le facce sorprese e entusiaste di certi personaggi meritano qualche sacrificio!

Arrivo a Bracciano senza manco aver visto la cartina:”Ma sì, chissenefrega, per viaggiare non serve una cartina, serve solo una meta!” Con qualche informazione chiesta qua e là e un po’ di intuito, mi ritrovo la mattina alle 8.30 tra facce note e meno note, tra moto lucide e moto con gomme da strada, ed io? Moto rigorosamente tassellata (hai visto mai che a Roma trovo uno sterrato con guadi e pietraie?) e fango fin sopra al cupolino! 
Che ci volete fare, è cosi che mi piace la mia moto: zozza e vissuta! 

Il treno LISSTA/TA-Roma lentamente inizia a prendere forma, pian piano la locomotiva, le staffette, la scopa prendono posizione mentre i motori rompono il silenzio assorto del lago di Bracciano. Come un treno , pian piano la locomotiva si avvia seguita da vicino dalle staffette pronte a sbarrare la strada a chiunque voglia interromperne la corsa e dalla scopa che come un fanalino di coda chiude il gruppo. E' un'emozione unica far parte di questo treno, essere parte di questo serpentone che si muove sicuro e veloce verso una meta, nessuna incertezza, nessuna sbavatura, tutti sanno cosa fare e come muoversi manco fosse una cosa normale, naturale, innata! No, non è naturale farsi oltre 500km da soli, attraverso strade e paesi ignoti, e trovarsi dopo pochi secondi a fermare una macchina solo perché questa potrebbe interrompere il treno o dar fastidio alla moto che ci segue... naturale o no, qui le cose funzionano cosi!



Il treno inizia ad accelerare la sua corsa superando senza sosta bivi e semafori, le case lentamente spariscono lasciando spazio alla rigogliosa vegetazione del lago di Vico, mentre altissimi alberi si chiudono a tunnel sulla strada regalando una piacevolissima frescura. La prima sosta, nel punto più bello e panoramico della strada ovviamente, perché quello della Lissta oltre che essere un treno di motociclisti, è un treno di patiti di bei paesaggi. Una rampa di decollo delta nel punto più bello, a ricordare che quello è un posto per sognatori, per gente che come me ama vedere il mondo da una prospettiva diversa, o per gente che più semplicemente insegue il sono di Icaro... E di Icaro mancati ce ne sono tanti anche nel mio gruppo, solo che io a differenza loro solo un po’ più sognatore o solo un po’ più pazzo! E’ dura doversi separare da un posto cosi bello, ma il treno ha una tabella di marcia da rispettare e gli organizzatori sono ben determinati a non sgarrare.



Le prime curve vere, quelle da fare con le recchie per terra tassellate o no, quelle che ti fanno ringraziare Dio di essere nato motociclista, quelle che ti fanno riscoprire i piaceri della guida su strada, fanculo se l'omino Michelin stampato all'esterno delle gomme si lamenta, tu stai godendo come un maiale e questa è l'unica cosa importante!
Raggiungiamo il paese “che cazzo ne so”, il fresco e le pieghe di qualche minuto prima sono solo un ricordo, ora c'è il traffico, il caldo asfissiante ed i semafori. Ci sta, ma io continuo a preferire la montagna. Il solito abbondante pasto, succulento ma forse eccessivo (non vogliatemene amici romani) senz'altro l'occasione per rafforzare vecchie amicizie e crearne di nuove. Forse richiamato dai cori non proprio idilliaci, Giove Pluvio si ridesta e decide di scatenare le sue ire su questo treno di avventurieri giunti da ogni dove: i più saggi aspettano che le ire si plachino prima di mettersi in movimento, ma la maggior parte decide lo stesso di mettersi in marcia. Dicono che per giudicare qualcuno bisogna osservarlo nei momenti di difficoltà, ebbene posso dirvi che ne la locomotiva, ne le staffette, ne la scopa si sono mai tirati indietro di fronte ad un simile nubifragio, e non con poche difficoltà hanno portato a casa sane e salve tutte le carrozze. E’ facile raccontarlo cosi, con la tastiera in mano e l'aria condizionata accesa, ma ricordo bene le strade trasformate in torrenti, la visibilità ridotta a pochi metri e mille incroci attraversati...

La solita serata alla Lissta, aperitivo, le cazzate, la cena succulenta condita di altre cazzate e... il dopocena ovviamente. Ma non c'è un dopocena, e allora ce si fa? Si va a bere una grappa a Bracciano, vestiti cosi, con la prima cosa ce capita... vabbè stendiamo un velo impietoso!




Di tutti i posti belli e facili da raggiungere dove vorrà mai andare un treno del genere? Al centro di Roma, ovviamente. Ora: come cazzo ti può venire in mente di portare 40 moto sulle strade incasinate della capitale? Ok sarà pure sabato, ma sempre casino c'è… Incurante di questo, il treno Ta-Roma si ritrova il sabato mattina sul binario due, direzione Roma, ma non Roma, Roma centro mica pizza e fichi! Fa uno strano effetto dopo una vita passata tra fossi e montagne, ritrovarsi a scorrazzare per le vie della città eterna e vedere questo treno, lungo e compatto, snodarsi spedito tra le vie della città eterna, tra sorrisi, sgasate e tanti colpi di clacson manco fossimo ad un matrimonio, ma no, non è un matrimonio, questa è una festa, una festa di casinari, e allora che festa sia, corrente ai clacson e gas ben spalancato! Una sosta vicino alla fontana di Trevi e poi la foto finale a S. Pietro, nel cuore della Roma cristiana.

"Dopo 93000 km passati tra sentieri, fossi e montagne e qualche deserto, una foto davanti al Cuppolone è il giusto riconoscimento ad un mezzo che mi ha sempre dato l'anima... “ penso tra me e me, mentre immortalo la mia cicciona con sullo sfondo S. Pietro.  





Il solito succulento pranzo nel centro di Roma, una visita al ponte Milvio e poi via verso l’hotel. La piscina dell’hotel è una manna dal cielo, il luogo ideale dove riprendersi dal caldo della capitale e passare qualche ora tranquilla in compagnia di amici, ma per certi amici la parola tranquillo è sinonimo di scherzi, assalti, bastardate di ogni genere. Ed è cosi che un tranquillo pomeriggio in piscina, si trasformain una guerriglia combattuta con armi improprie (la panza, ndr) e finita con un paio di contusi (uno sono stato io). Dovrei raccontarvi della gara di nuoto sincronizzato con tanto di “leggiadro” tuffo in acqua (che botta ragazzi!), ma ci sono i bambini che leggono e non voglio traumatizzarli. Altra succulenta cena con tanto di tombolata finale; tanto per cambiare Marty ed io abbiamo dato i numeri, quelli giusti stavolta, e ci siamo buscati una vacanza di una settimana a Palinuro :-).

Domenica mattina è già tempo di saluti, alcune carrozze ripartono verso le loro città, altre percorreranno ancora un po’ di strada insieme prima che il treno si sciolga. Con un po’ di malinconia ci avviamo verso il castello di Bracciano per una veloce visita, ma dura poco, giusto il tempo di scendere dalla moto e dar modo ad alcuni loschi individui di dar sfogo al loro lato bambino e la malinconia lascia spazio alle risate, alle prese in giro, alla voglia di vivere… con certi personaggi anche una noiosa visita ad un castello si trasforma in un momento piacevole e divertente!


Il treno riprende la sua corsa, diretto verso la Tolfa. Mi piazzo in coda al gruppo ma l’andatura è blanda, quasi soporifera, provo a resistere, una due tre curve ma è più forte di me, abbasso la visiera e spalanco il gas, sinistra destra, lungo in una curva, recupero in extremis e di nuovo gas, sinistra sinistra destra secca poi sinistra stretta… in poche parole: una goduria assurda! Un’ambulanza e una moto per terra mi ricordano che quella è una strada pericolosa, mollo il gas e mi faccio risorpassare dal gruppo, pochi minuti e siamo a Tolfa. Breve sosta e dopo poco si arriva al ristorante: toh, c’è una strada bianca. Pensavo non esistessero più ed invece qui ce ne sono a migliaia. Ne osservo una laggiù in basso, la vedo che si infila dentro un bosco e già ho il prurito alle mani:“no, ho detto niente off” mi ripeto, ma quando Gianluca mi offre di fare un giretto veloce in fuoristrada non so resistere e mi fiondo su un vecchio tracciato della ferrovia. Pochi minuti e siamo di nuovo al ristorante ma il prurito non mi è passato ed i miei occhi continuano ad osservare QUELLA sterrata.

Fanculo, vado da solo! 




Primo bivio niente, secondo ok, ecco la strada. Via veloce su una pietraia, guado con l’acqua che mi arriva fino alle ginocchia e poi veloce su per un curvone in salita: goooodo!!!!!

Raggiungo una radura, la percorro fino al burrone che guarda il ristorante, mi fermo! Osservo per qualche secondo il paesaggio desolato, mi soffermo ad ascoltare il silenzio di queste vallate, osservo alcuni uccelli in volo radente sui prati fioriti. Uno spettacolo!

Mestamente ritorno al ristorante, zuppo d’acqua ma felice. E’ il momento dell’abbuffata finale, delle ultime battute, delle ultime dichiarazioni di intenti (andiamo facciamo partiamo…). Esco a prendere una boccata d’aria quando un signore anziano si rivolge a me dicendomi:”lei è un architetto!” - “no, decisamente no” rispondo, mi saluta e se ne va; passano cinque minuti e torna alla carica:”allora lei è il figlio dell’ingegnere” – “mi spiace, non so di chi parli, comunque sono figlio di due contadini”; rassegnato fa per andarsene poi torna:”ma lei non è di qua, da dove viene?” – “da molto lontano, da Ascoli Piceno. Conosce?” – “Eccome se la conosco, io sono di Castel di Lama (un comune a 10 km Ascoli, ndr), vede che avevamo qualcosa in comune?” – gli sorrido, questo anziano signore con la sua barba bianca e gli occhiali mi ricorda molto uno degli attori di “Amici miei” e a pelle mi sta simpatico. Parliamo per alcuni minuti manco ci conoscessimo da una vita, discutiamo di moto e di queste meravigliose vallate, ma il tempo scorre inclemente ed è già ora del dolce e dei saluti.

Il treno Lissta/TA-Roma si scioglie e poco a poco i partecipanti se ne tornano mestamente verso le proprie città. Un breve tratto di strada bianca, poi la noiosa Terni-Viterbo, la Valnerina percorsa la sotto la pioggia e poi il diluvio universale da Norcia a Martinsicuro: cosi si conclude la mia avventura in terra romana.

Ho solo una richiesta da fare allo staff: la prossima volta che chiedete a Giove Pluvio di lavarmi la moto, potete (per cortesia) fargli notare che è la moto che deve essere lavata, non il mio abbigliamento intimo :-P

Ciao ragazzi, vi voglio bene.


Mané 

Dite che ho dimenticato qualcosa? ah si le foto!
434 bastano? Avrei volute metterne meno ma le ho lasciate per dar modo a tutti i partecipanti di avere un ricordo di queste giornate.
Buona visione


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