Ovvero… un marchigiano in volo sulle Alpi!
Di tutti i volatili esistenti, la maggior parte di noi, vuoi per la sua bellezza, vuoi per la sua imponenza, vuoi per la sua assoluta padronanza del volo, tende ad identificarsi in un’aquila. C’è poco da fare, quando si pensa al volo si pensa a lei, la regina dei cieli!
A maggior ragione per un volatore come me dovrebbe essere quasi naturale immedesimarsi a questo bellissimo volatore, ma non è cosi: sono lì, nel suo stesso ambiente, appeso ad un pezzo di stoffa trafugato al costume di arlecchino, impacciato come un quindicenne al suo primo appuntamento, lento come una zanzara , incerto ed impaurito come il giorno dell’esame di terza media, talmente fuori posto che se mi presentassi ad una festa di gala con dei jeans strappati ed un giubbino da paninaro, mi sentirei a casa… C’è poco da fare, per quanto a volte mi capita di condividere con lei qualche interminabile istante dello stare per aria, il paragone non tiene: l’aquila è la volatrice per eccellenza!
Di tutti i volatili esistenti le quaglie non hanno un eccezionale modo di volare, anche se possono librarsi in aria per lunghi percorsi così da raggiungere le aree di riproduzione, poste a nord. Queste amano pascolare a terra tra la vegetazione alla ricerca di insetti e se qualcosa le allarmano preferiscono fuggire con una rapida corsa, anziché prendere il volo. Insomma sono dei volatori… “della domenica” come direbbe qualcuno. Ecco, io mi sento come una quaglia, un volatile di pianura un po goffo, abituato a volare in ambienti tranquilli e sicuri e poco avvezzo alle dure condizioni dei voli di alta montagna. Ma le Alpi, un po come il deserto, suscitano in me un’attrazione unica, oserei dire fatale, impossibile resistere ad un richiamo del genere!
Osare, rischiare, azzardare, non sono gli aggettivi giusti per definire questa mia avventura, piuttosto l’immagine che ho è quella di una papera un po impacciata (penso a quella del film “babe”) che prova a termicare di fronte a un grosso costone di roccia.
Arrivo in Friuli giovedi 01 ottobre, con in tasca i recapiti di metà dei volatori alpini e il volantino di una manifestazione di volo che si svolgerà il we successivo a Cercivento (UD). Ho solo l’imbarazzo della scelta su dove volare, ma dopo 2 giorni passati a scorrazzare su per passi alpini mi ritrovo a passare vicino Cercivento e cosi decido di fermarmi li. Mi piace l’idea di partecipare ad una manifestazione di volo, e ancor più mi piace l’ambiente diversamente astemio delle feste friulane. Bon deciso, sabato mattina alle 10 son li. Non c’è un cane cosi decido di rimandare il mio volo al pomeriggio, intanto ne approfitto per l’ennesima scorpacciata di curve e tornati salendo sul passo di Monte Croce Carnico e alle 13.30 sono di nuovo a Cercivento. Conosco gli organizzatori dell’evento, due persone davvero cordiali e piacevoli, alcune preziose indicazioni su volo, venti e quant’altro c’è da sapere, ed in breve sono già in macchina diretto verso il decollo di monte Paularo
Una serie di pensieri dei più diversi mi frullano per la testa: “Ci siamo, adesso tocca a me dimostrare quello che sono veramente: aquila o quaglia… chissenefrega, comunque andrà questo volo non dimenticherò mai… i sottoventi, devo stare ben attento a dove volo… a sx c’è una vallata stretta non devo andarci altrimenti rischio il venturi… in atterraggio il vento è sostenuto e poi ci sono i cavi dell’alta tensione … e poi il nome del posto, Cercivento, luogo in cui si incontrano tutti i venti, chissà che macello c’è la fuori…”
Non è proprio facile arrivar fin qui, ritrovarsi da solo in un decollo da cui non sono partito mai, senza nessun riferimento se non Marty poco sotto che mi osserva preoccupata e la radio degli organizzatori che sono in atterraggio. Ascolto in silenzio il pulsare del vento, osservo la manica a vento cercando di interpretare le condizioni, fisso il decollo immaginando come si comporterà la vela una volta in aria… poi lascio liberi i miei occhi e questi, come cavalli imbizzarriti, partono alla scoperta delle mille sfumature di queste splendide montagne. Chiamo l’atterraggio e mi dicono che laggiù il vento è teso, in decollo invece è calma piatta: che situazione di me###!
Sbaglio due decolli per via del poco vento, ma il terzo riesce e sono in volo!
Subito caccio un urlo liberatorio che si sente fino ad Udine, tutti i pensieri fatti prima per qualche secondo scompaiono. Un misto di incredulità e paura mi pervadono mentre la vela avanza in questo luogo da molto tempo agognato. Via verso est, ma sento che la vela scende troppo e decido di uscire verso sud dove dei delta stanno terminando. In pochi secondi arrivo a scorgere l’atterraggio e il vario inizia a farsi sentire prepotentemente: +1, +2, +3, +4 m/s! I delta in poco tempo fanno quota e scompaiono mentre io stento a gestire la mia vela. Da brava quaglia (o pollo, che dir si voglia) faccio subito le orecchie e cerco di ambientarmi, ma la vela non ne vuol sapere e continua a salire. Esco fuori e l’ascendenza si fa meno forte, riapro la vela e inizio quel volo veleggiato tranquillo (ai limiti del sonno) che tanto piace a me, e che mi permette di gustare appieno il paesaggio che mi circonda. Subito l’occhio cade sotto, osservo ammirato le conifere e le piccole casette in legno che appaiono qua e la come funghi, poi inizio a salire con lo sguardo fin in cima allo Zoncolan che mi evoca storie di ciclismo e di grandi imprese di sport. Il mio volo turistico prosegue senza troppi scossoni, mentre i miei occhi continuano cogliere scorci fiabeschi e panorami mozzafiato.
Mentre fatico a metabolizzare tutte queste sensazioni, dei delta stanno volando alla mia dx e devo prestare la massima attenzione. Li vedo termicare sicuri facendo dei 360° stretti e salendo con una semplicità impressionate, mentre io faccio degli “otto” che mi permettono di galleggiare. Ma non me ne frega più di tanto, questo per me è un volo di ambientamento, non ho velleità di fare chissà che cosa. Poi l’occhio mi cade sul vario e vedo che sono in volo già da un’ora:”Non male quaglia Mané! Pensare che questa doveva essere una planata!” mi dico.
Un grifone spunta da non si sa dove, lo vedo librarsi maestoso e imponente sopra il bosco: il mio cuore comincia a battere impetuoso, lo osservo in tutta la sua bellezza e la sua grazia, sono emozionatissimo! Provo a seguirlo e per alcuni interminabili secondi voliamo insieme, secondi che sembrano minuti , ore, giorni, la perfezione del volo del grifone vicino alla goffaggine del volo di un parapendio; di colpo il mio amico vira verso dx e sparisce chissà dove: ”grande volatore, grazie di esser venuto a rendere omaggio ad un diversamente volatore come me: E’ stato un onore per me!”
Sono troppo contento, ho ricevuto una serie di scosse da 3000V che una metà basta, me ne vado verso l’atterraggio. Penso di perdere quota ed invece continuo a salire:”Cos’è non ne hai avuto abbastanza?” - dico alla mia vela - “ dai che domani si replica!”…la vela sembra sorridere ammiccata. Eh si, dopo tanti voli, anche i parapendio sembrano avere un’anima Il vento in atterraggio è un po teso, i cavi dell’alta tensione incutono timore, ma alla fine basta non passarci sopra e atterrare è una passeggia. Sono cosi tranquillo che riesco a fare anche qualche wing-over e ad atterrare senza nessun problema mancando però di centrare i bersagli…
Una faccia da ebete mi si stampa in faccia subito dopo l’atterraggio, mentre vago incredulo tra gli stand della festa. Una grossa bistecca, delle salsicce, dell’ottima polenta ed una birra freschissima, mi riportano ad una dimensione “terrena” mente osservo ancora la montagna sopra l’atterraggio. Ce l’ho fatta, la quaglia Mané per qualche secondo è diventata un’aquila, adesso ha capito che per volare alti non c’è bisogno di grandi ali, o di chissà che cosa, ma solo della voglia di farlo… e di un pizzico di incoscienza!
Per il giorno seguente avevo deciso di volare da qualche altra parte, ma la cordialità e il consiglio di qualcuno che la sa lunga, mi hanno convinto a rimanere a Cercivento. Ore 9, sono già in atterraggio. Qualcuno va già di birra, mentre io decido di salire subito in decollo. Mi organizzo con alcuni bipostisti ma con mia grande sorpresa, invece di salire al decollo di Monte Paularo, questi svoltano a sx. “dove cavolo vanno?” - “noi andiamo a decollare dallo Zoncolan, lì al momento le condizioni sono migliori…”
Zoncolan, salita, sudore, biciclette, ma soprattutto paesaggi mozzafiato: questo è quello che so di questa montagna! Mi fa strano andarci a volare dopo che più volte in passato, l’ho cercata sulle cartine del Friuli senza mai trovarla. Definire bella questa zona è riduttivo, non voglio star qui ore ed ore ad elogiarne la bellezza, finirei per banalizzare questo luogo. Dico solo a chi avrà la fortuna/sfortuna di leggere questo mio racconto una sola cosa: VIAGGIA! Abbandona le strade trafficate ed infilati nelle strade piccole, quelle che sulle cartine trovi segnate in bianco o tratteggiate. Vai, parti, avventurati, scoprirai luoghi e persone incredibili!
Sul decollo dello Zoncolan sembra di essere in cima al mondo: non che sia chissà quanto alto, ma la visuale che si gode da lassù è davvero suggestiva! La giornata è limpida, il solo da poco si è affacciato sulle valli e l’attività termica è ancora poca. Partono i bipo, poi tocca a me. L’emozione fa si che sbagli il primo decollo, Marty se ne accorge e mi abbraccia Vado, porto la canon con me, cosi potrò raccontare ancora meglio questa avventura. Volevo rifarmi dopo il volo “in difesa” del giorno prima, ma non c’è chissà che e devo accontentarmi di far poco più che una planata; in fondo non mi dispiace: la giornata è limpida, il sole risalta ancora più i colori di queste montagne ed i miei occhi, mai sazi di tale spettacolo, ne approfittano. Non mi arrendo, provo a fare il traversone verso nord ed a cercare qualche termica sopra Cercivento, ma non trovo nulla e devo andare in atterraggio “Vabbè, almeno c’ho provato!” penso tra me e me. Attero lontano dal centro, sicuramente non vincerò nessun premio, ma va bene lo stesso.
“Vuoi fare un altro volo? Dai che c’è tempo…“ - chiede Marty - “No, arriveremmo troppo tardi a casa, per questa volta va bene cosi, grazie”. Una veloce scorpacciata di polenta e salsiccia, un caloroso abbraccio agli organizzatori, un veloce saluto agli amici conosciuti, e siamo in macchina diretti verso sud: la quaglia torna a casa! Verso Udine, ai margini dell’autostrada, vediamo un falco appollaiato su di un palo: come passiamo si alza in volo facendo una virata sopra la mia testa. D’istinto alzo la mano per salutarlo…
Ciao
Mané “Castelluccio”
http://picasaweb.google.it/manetransalp1/ParapendioFestaDelBruttoTempo#
Alcune precisazioni che mi sono state indicate da Chiara, una degli organizzatori:
- TU HAI VOLATO CON L'AQUILA ... NON ERA IL GRIFONE (c'è una timida introversa aquila che ha il nido sul monte Tenchia ... si fa vedere poco .... e probabilmente l'andirivieni della giornata l'ha disturbata e si si è messa in volo!)
- Il decollo non è sul monte Paularo (esiste un decollo sul monte paularo ma Tu sei decollato dal monte Tenchia ...
- Preciso che dallo Zoncolan, direzione ovest (nell'altra vallata) si vedono le prime dolomiti se fossi stata lì, Ti avrei mostrato l'Antelao, il Pelmo ... la zona vicino a Cortina d'Ampezzo.
Dove osano le quaglie
lunedì 12 ottobre 2009
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