La terra di Mezzo di MIF

mercoledì 24 giugno 2009

19 moto che corrono lungo uno sterrato: il rombo dei motori, sassi
sparati a mò di mitragliatrice, fango e polvere che si infilano
dappertutto...


poi...


...poi una mano si stacca da uno dei manubri...


...si protende verso sinistra fino a toccare le foglie verdi...


...una scossa pervade il tutto!


La natura e l'enduro per un istante, magicamente, si fondono e diventano
una cosa sola!


Il gruppo prosegue senza quasi accorgersene, ma da questo momento nulla
sarà più come prima: non più una semplice scorrazzata su per sentieri,
ma una RISPETTOSA (per quanto possibile con un'enduro) passeggiata alla
scoperta della natura e delle sue bellezze!


Quando mesi fa pensavo a questo giro, pensavo all'aspetto "tecnico" del
percorso, alle difficoltà, ai problemi a cui avrei dovuto far fronte...
(e non ditemi che sono troppo ansioso, ogni organizzatore che si
rispetti deve farlo!)

Scorrazzando in lungo e in largo per le mie zone pian piano i miei
pensieri hanno preso una loro strada, come cavalli imbizzarriti hanno
iniziato a seguire un loro percorso...


"meno difficoltà più bellezza!" il pensiero ricorrente.


Ne avevo fatto parola a Nuvola, anche lui era della stessa idea: non
restava che trovare i percorsi!


Sabato mattina il cielo minaccia il diluvio universale!

Messaggio veloce:" Nuvola, porta maschera e pinne che oggi ne avremo
bisogno!"

Uno scroscio di pioggia bagna appena la terra e poi di colpo il tempo si
rasserena.

I "ragazzi", nonostante l'abbuffata della sera prima, sono già svegli e
pimpanti, pronti per la battaglia.


Alle 8,30, puntuali come non mai, si parte: i primi km sono
un'invenzione di Nuvola.

In pratica si percorrono dei tratti facili della Purverera con uno
strappetto nella parte finale.

Nuvola e Turbo76 vanno avanti ed aspettano in cima, pronti ad
intervenire in caso di problemi: non servirà!


Dopo questa sorta di prologo, affrontiamo altri due sterrati molto
sfiziosi: il primo largo e panoramico, il secondo più stretto e sinuoso,
completamente immerso nel verde.

Se qualcuno aveva ancora sonno di sicuro si è svegliato di fronte a
questo parco giochi naturale :-)))


Raggiungiamo Venarotta e da li puntiamo verso l'Abruzzo.

Il Gran Sasso d'Italia che fa bella mostra di se davanti ai nostri
occhi, pian piano si avvicina, margherite e papaveri colorano prati
verdissimi, rigogliosi boschi sovrastando dolci colline che accompagnano
il nostro cammino...

Ci lasciamo "coccolare" dall'ennesimo sterrato, curve, sassi, pietre e
polvere scorrono veloci sotto le nostre ruote bramose come non mai di
scoprire cosa c'è dietro la curva, mentre Turbo76 si apposta in luoghi
improponibili pur di regalarci un'istantanea di questa giornata.


Il gruppo prosegue senza incertezze il suo cammino: Nuvola Prosciuttà ed
io, ci alterniamo alla guida del gruppo aiutati da tutti i partecipanti.

Altra collina da scavalcare, facile e scorrevole la salita, ripida e un
po' più tecnica la discesa.

Mano alzata in segno di rispetto alla vista della gente del posto, ma
appena fuori le case, gas e via con la moto di traverso!

Castel Trosino con il suo antico borgo, il suo lago e le sue sorgenti di
acqua solfurea accompagna dall'alto il nostro cammino. Una doverosa
sosta sulle rive dell'omonimo lago ci permette riprendere fiato prima
dell'ennesima salita e di ammirare meglio questo paesaggio.


Attraversiamo quello che molti (ma molti) anni fa era la "cortina di
ferro", il confine tra due mondi all'antitesi, l'emblema di una radicale
divisione tra il regno delle due Sicilie e lo stato papalino: il
torrente Castellano. Di questo antico confine oggi non ne è rimasta
traccia, solo alcuni ruderi e alcuni racconti che i vecchi del posto si
tramandano oralmente da molte generazioni.

Ma a ben guardare, quel confine lo si riconosce osservando il paesaggio:
più dolce e collinare quello delle Marche, più irto e selvaggio quello
dell'Abruzzo.


Ma non c'è molto tempo per pensare, lo sterrato seguente è impegnativo e
richiede concentrazione.

Saliamo veloci attraversando cave che fin dal tempo dei romani sono
servite a dar lustro ad Ascoli ed alle case del suo centro storico; il
travertino, duro come il carattere della gente del posto, sembra voler
ostacolare il cammino delle nostre moto che invece non si lasciano
intimorire, e proseguono imperterrite il cammino che le porta al pianoro
di S. Marco.


Saliamo fino a S. Giacomo percorrendo la strada dove da molti anni
campioni di velocità in montagna si danno battaglia a suon di secondi.

L'asfalto è perfetto come solo poche strade nelle Marche e molti ne
approfittano per fare due pieghe... qualcuno piega troppo e finisce per
terra su una curva veloce a destra.

Io arrivo qualche secondo dopo la caduta, vedo Turbo76 a terra sulla
sinistra e mi fermo per prestare soccorsi. Chiedo se è tutto ok, mi giro
a destra e vedo il mono di Fabio per terra e dietro un palo della neve
per terra... ci metto alcuni secondi per capire la dinamica della caduta
e per sincerarmi che nessuno si sia fatto male: anche stavolta il buon
Dio si è ricordato di noi!

Sistemiamo la moto di Turbo76 e indico a Fabio un concessionario vicino
dove poter acquistare una leva del freno. Sono tosti questi "ragazzi",
dopo nemmeno cinque minuti sono già pronti a risalire in sella :-)


Proseguiamo come da programma e ci infiliamo nel parco nazionale dei
monti della Laga: il paesaggio cambia radicalmente, la vegetazione si fa
più rada, i faggi prendono il posto delle querce, prati multicolore si
alternano a rocce... A Settecerri ci fermiamo per ammirare il panorama:
a est la Montagna dei Fiori, a sud il Gran Sasso D'Italia, a ovest i
monti della Laga ed il Vettore, a nord il monte Ascensione.

Siamo circondati!

Non c'è traccia dell'uomo, solo alcuni prati e sconfinati boschi da cui
spuntano alcune case diroccate. I nostri occhi si perdono in qualche
valle incantata, ma vengono prontamente richiamati da cronometrici
organizzatori :-)

Una larga e polverosa strada, sembra condurci alla corte del Gran Sasso
D'Italia che si fa sempre più grosso ed imponente! Qualcuno allarga la
mano per toccare le foglie, quasi a volersi sincerarsi della veridicità
di questo posto o chissà, a voler cercare un contatto con la natura...


Alle 12,45 siamo a Valle Castellana, in staorario per il pranzo :-)

Passano dieci minuti e vedo arrivare Fabio, entusiasta per aver
sistemato la moto (e per averla scampata NDR). Fette di pomodoro, di
formaggio, si mescolano a racconti di viaggi e ad una Nastro fresca
fresca... eh si, andare in moto è bello, ma stare intorno al tavolo a
sparar cazzate lo è ancora di più! :-)


Riattraversiamo il confine e rientriamo nello stato pontificio... ehmm
volevo dire, nelle Marche.

Una sosta sul ponte che attraversa il lago di Talvacchia poi veloce
salita fino a Rocca di Monte Calvo. Abbandonato l'Abruzzo, un'altra
montagna richiama la nostra attenzione: il Vettore.

Sarà lui ad accompagnarci per il resto del giro!


Raggiungiamo gli sterrati di Acquasanta, quelli che sulla carta sono il
pezzo forte della giornata.

Il primo tratto è abbastanza semplice e panoramico: terra e pietre con
qualche solco tanto per non farsi mancare nulla, insomma: l'ideale per
digerire!

Vedo che tutti gradiscono senza fare complimenti e in breve tempo siamo
alla fine.

Da bravi marchigiani, noi delle forchette abbiamo uno spiccato senso
dell'ospitalità, tant'è che subito presentiamo il piatto forte della
giornata: lo sterrato di Cagnano!


Il giallo delle ginestre e il bianco sporco del travertino, accompagna
la nostra tortuosa cavalcata attraverso questo ennesimo parco giochi
naturale. Superiamo agevolmente questo ostacolo e ci fermiamo per
riprendere fiato.

Racconti fantasiosi su questo percorso si mescolano:

qualcuno sostiene di aver superato alcune pietre che si muovevano...

qualcuno di essere stato inseguito da una quercia...

altri di aver incontrato un dragone e di averlo ucciso per arrivare in
cima...

Non so se credere a questi racconti, ma osservando attentamente i volti
dei "ragazzi" noto una strana cosa: tutti, ma proprio tutti, hanno quel
sorriso ebete tipico dei bambini...

Chissà perché?


Percorriamo veloci un piccolo altopiano e ci infiliamo nel bosco.

Grandi castagni secolari osservano il nostro cammino mentre il pensiero
ricorrente è che da un momento all'altro possa spuntare fuori qualche
elfo...

Piccole sorgenti alimentano pozzanghere scavate dal passaggio dei
trattori:"adesso facciamo i fanghi!"


C'è chi le evita aggrappandosi alle piante a mò di tarzan, chi prova a
farci una nuotata cercando di battere il record mondiale, chi non pago
di essersi lavato al primo passaggio, torna indietro per fare il bis
:-))))))))))


Altro tratto, stavolta i solchi sono più profondi:

qualcuno passa senza incertezze, qualcuno ruzzola a valle con moto al
seguito, qualcun altro prova a spianare i solchi con i cilindri, qualcun
altro ci si immerge fino a metà moto, qualcun altro mancando la sabbia,
si mette a fare castelli di fango...


Per qualche minuto non capisco nulla di quello che sta succedendo, chi è
passato, chi no, chi sono i dispersi, chi si è dato malato, chi è
tornato dalla mamma... :-)

Uno alla volta aiutiamo le moto a superare questo ostacolo (sperando che
ci siano tutte, NDR), mentre sudore, fango e spinte cementano il gruppo
come non mai.


Alla fine di questo percorso la stanchezza inizia a farsi sentire, ma la
voglia di sollevare polvere è ancora tanta. Puntiamo decisi verso
Roccafluvione, divorando in breve la salita che ci porta all'ennesimo
punto panoramico. Alti scheletri neri, ciò che resta di una pineta
bruciata, come fantasmi in una foresta spettrale accompagnano gli ultimi
metri prima di questo luogo ed incutono in me paura: la paura di chi ha
visto bruciare da vicino le proprie montagne senza poter minimamente
intervenire!

A distanza di due anni i ricordi di quei giorni sono ancora vivi nella
mia testa !

La strada corre per qualche metro su una roccia che domina una vallata,
ci fermiamo ad ammirare il panorama. Lo sguardo cade inevitabilmente
sotto, in una delle tante vallate sperdute dell'Appennino: "quello è il
paese dove sono nato e cresciuto!"


Veloce discesa fino a Roccafluvione, qui qualcuno decide di andare con
Orfeo a fare qualche tratto di Purverera, mentre io accompagno gli altri
all'hotel, dove arriviamo alle 18,05.

Mai successo di arrivare cosi presto e per di più con un gruppo di
persone che non conoscevo.

Devo dire che questa è la cosa che più mi ha colpito, la coesione e la
bravura di tutti, specie nei momenti più difficili: GRANDI!


L'ospitalità in terra marchigiana si sa, è sacra; al Belvedere questo
concetto è ancora più marcato che in altri posti e la proprietaria ce lo
dimostra per l'ennesima volta, servendoci porzioni industriali di
gnocchi, olive, carne e vino, dell'ottimo rosso piceno superiore che in
breve sparisce.


Alzarsi la domenica dopo una due giorni (il venerdì l'ho passato in giro
a provar percorsi con Nuvola) cosi è sempre dura, ma mi basta guardare
le facce dei partecipanti per ritrovare la carica necessaria per tornare
in sella.

Non puoi fregartene di loro, sono li, che ti osservano di nascosto,
quasi a volerti leggere nel pensiero per sapere dove li porterai e cosa
gli farai fare...


Chi si illudeva che avevamo giocato le carte migliori il sabato, è
destinato a ricredersi a breve:

le sorprese non mancheranno fino agli ultimi km.

Primi tratti facili facili, ormai anche Marty ci si addormenta, poi giù
fino al lago di Gerosa.

Foto e sterratino tranquillo, con una deviazione sfiziosa sul finale,
gentilmente consigliata da Orfeo. Curve e controcurve, uno sterrato
facile, altre curve e poi lo sterrato finale.

E' un percorso che conoscono in pochi, la ciliegina sulla torta di
questo giro: si parte da un bosco di castagni per arrivare fino ai prati
vicino Castelluccio. I quattro km di questo sterrato si snodano
all'interno di un bosco dove si incontrano querce, castagni, faggi, pini
e ginepri, il tutto con abbondanti scorci sul Vettore e sulle vallate
circostanti.


La pioggia ci accoglie a Castelluccio e ci obbliga a fiondarci al
ristorante in anticipo.

Claudio ci propone diverse specialità a cominciare dalla lenticchia per
finire ad un ottimo rosso.

Saluti baci ed abbracci a chi deve fare molta strada ma non a tutti: c'è
ancora qualcuno che non è stanco...ve possino!


E allora che fai? Vorrai mica deludere dei ragazzi?

Su veloci fino al fontanile, foto poi di nuovo a Castelluccio, poi a Balzo.

Mentre rabbocchiamo benzina Nuvola, sempre pronto a proporre qualche
nuovo tratto (fermatelo!!!), decide di giocare pesante: la salita al
Sibilla!


L'ennesima scorpacciata di curve e tornanti in versione Nuvola davanti,
papà, figlio, figlio, secondo papà, Mané&Marty. Mi fa strano vedere due
papà andare in giro con i rispettivi figli, senza litigare, con i figli
che li seguono senza sorpassarli :-)

La salita verso il rifugio è sempre bella e divertente da fare, per la
prima volta in due giorni mollo i freni, mi metto a tirare un po' ed in
pochi minuti siamo ai 1500m del rifugio.

Chiudo con questa immagine: sette amici seduti intorno ad un tavolo a
sparar cazzate mentre sorseggiano una birra fresca ed osservano
entusiasti, i 350km percorsi nei giorni precedenti!

Questo doveva essere ed (in parte) è stato questo giro: un'occasione per
stare insieme!

Grazie a tutti!

Mané

Le foto sono qui:
http://picasaweb.google.it/manetransalp/LaTerraDiMezzoMIF#
www.motoinfuoristrada.it

Non sono iscritta sul forum quindi lascio due righe qui...

Questa Terra di Mezzo era per me ormai la quinta esperienza come
organizzatrice...e non vedevo l'ora che arrivasse...ho iniziato per
caso, semplicemente per aiutare Manè..e alla fine ho scoperto quanto sia
bello ed emozionante...a differenza delle altre volte in cui i
partecipanti erano in buona parte amici che già conoscevamo, questa
volta non sapevamo chi avremmo avuto la fortuna di incontrare...e le
nostre aspettative non sono state deluse..persone stupende, compagni di
viaggio che fino alla fine si sono dimostrati fantastici...

Grazie davvero a tutti per le emozioni che ci avete regalato...speriamo
di rivedervi presto...magari alla TSP :-)

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