Domenica 19 luglio
I muscoli mi fanno ancora male, la Purverera del giorno prima mi ha
lasciato senza fiato e con qualche ossa indolenzita...
Ma il richiamo del volo è troppo forte per restarmene dentro casa a
leccarmi le ferite, no, oggi non è una giornata per restare a terra!
Detto fatto, butto la vela e qualche indumento pesante in macchina e via
verso Castelluccio.
Anche stavolta mi ritrovo con Ubaldo, ormai divenuto sindaco di questo
sperduto paese. E' una giornata bellissima, poche nuvole, vento costante
diverse vele in aria... gli ingredienti ci son tutti per fare un bel volo!
E' la prima volta che torno a volare qui dopo l'incidente di Manu, un po
di paura ce l'ho ancora.
Mi consiglio con Ubaldo, cerco di capire quanto sono forti e frequenti
le raffiche, faccio mente locale di tutto quello che devo fare prima
durante e dopo il decollo, la paura di farsi male c'è non lo nascondo!
Ubaldo stranamente se la prende comoda, ma come gli dico che sto
aspettando lui, parte subito a missile. Lo seguo, vorrei poter dire a
ruota ma non è cosi: lui ha un paio di marce in più rispetto a me :-)
So che sotto lo scoglio dell'Aquila troverò turbolenza e la per forza di
cose perderò tempo, per questo decido di non seguirlo e di concentrarmi
sul mio volo.
Ho volato poco ultimamente, per questo sfrutto i primi metri per
riprendere confidenza con la mia attrezzatura e per trovare la giusta
posizione nell'imbrago.
Ma devo fare in fretta, la turbolenza inizia a farsi sentire da subito.
Non che ci sia chissà che cosa, ma per chi vola poco come me basta anche
un banale +3 per farmi venire la strizza. Inizio a ballare, cerco una
zona con ascendenze più lievi, ma non la trovo: ovunque si sale ballando
la samba.
Mi allontano dal pendio, niente, faccio le orecchie per scendere, niente!
Secondi che sembrano eternità, con la vela che sembra andare sulle
montagne russe...
Devo fare qualcosa, non mi sento a mio agio (me la sto facendo addosso
NDR) dove sono.
Che faccio che faccio... fanculo, mi avvicino al pendio, voglio proprio
vedere se la è cosi stronzo il vento!
La vela smette di ballare, l'ascendenza aumenta ma diventa più lineare
ed io inizio finalmente a respirare.
Supero quota 2000m, raggiungo gli altri volatori e mi metto a far foto.
Potrei starmene appollaiato quassù, a 2400 metri di quota, ma non è
nella mia indole.
Sono un viaggiatore, uno di quelli sempre in movimento, uno di quelli
che Beaudlaire descriveva nella poesia "il Viaggio"
"...ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli che partono per partire;
cuori leggeri, simili agli aerostati, essi non si separano mai dalla
loro fatalità, e senza sapere perché, dicono sempre "Andiamo"! I loro
desideri hanno le forme delle nuvole."
Ecco, questo sono io, nel volo come nella vita comune.
Frega nulla del dove, per me l'importante è andare, partire, scoprire!
Sono un po basso per giocarmi Castelluccio, oltretutto la fioritura è
già finita, ma non mi importa: DEVO PARTIRE!!!!!!
Attraverso lentamente la piana, ed inesorabilmente perdo quota.
Arrivo poco prima di Castelluccio a 1800m, sono troppo basso per provare
ad arrivare sopra il paese... DIETROFRONT!
Col vento in culo viaggio a 55/60km/h la vela trema, un po come faceva
la vecchia 500 di mio fratello quando nei discesoni toccavamo i 135km/h
:-)))
Arrivo basso sul vettore, 1600/1550 metri, pochi per sperare di
recuperare la giornata, ma sono fiducioso: il sole è ancora alto e
qualche termica c'è senz'altro.
La vela ha un sussulto, poi di colpo il vario torna ad emettere quel
"bip bip" che per noi volatori è come una sorta di battito cardiaco: se
è costante e lineare è sintomo di buona salute ovvero di una salita
dolce e lineare, se troppo forte è sintomo di grandi ascendenze si ma
con il rischio di pericolose chiusure (tachicardia?), se troppo debole è
sintomo dell'avvicinarsi della fine del volo...
Il bip bip del vario come il battito del cuore: dite che è ho esagerato?
Ma questi paragoni lassù non hai nemmeno il tempo di pensarli, quando
sei in termica sei concentrato sul volo, su dove salire, su come fare a
tenere aperta la vela ed, in qualche caso, su dove fare la pupu :-PPPPP
La mia risalita al Vettore procede lenta e costante, supero un breve
tratto di turbolenza e torno a fare il pelo ai prati. Pochi passaggi
ancora e sono di nuovo lassù, tra cielo e nuvole.
Per un po metto da parte le mie velleità zingaro-volatorie e mi metto ad
osservare il panorama.
Oggi, a differenza di altre volte, il Gran Sasso d'Italia si vede
davvero bene.
Rocce di un rosa pallido spuntano tra una nuvola e l'altra, contrastando
con il verde acceso dei prati dei monti della Laga.
Più a sinistra la montagna dei Fiori, circondata da delle labili strisce
azzurrastre che altro non sono che il mar Adriatico.
Più a nord fa bella mostra di se il monte Ascensione e ancora più
lontano il monte Conero che sbuca come un miraggio dalla foschia...
Ah, non mi abituerò mai a simili spettacoli :-))))
Ma il mio sguardo cade più vicino, poco a destra della cima del Vettore:
casa mia.
Il monte Ceresa preclude alla mia vista la casa dei miei, ma so
esattamente che è li sotto a pochi km da dove mi trovo.
La tentazione di partire ed andare a casa è forte, molto forte. Vorrei,
mi avvicino al versante est ma so che non posso spingermi più di tanto,
il vento in queste zone non perdona, ed io che l'ho sperimentato di
persona, lo so bene...
Ce la farò un giorno ad arrivarci? Chi lo sa.
Certo sarebbe bello...
spuntare da dietro la Croce, il picco che domina il mio paese...
passare alto sopra casa, e poi iniziare una serie di 360 larghi larghi
per perdere quota e godermi il panorama...
eh si, sarebbe proprio bello...
Il mio volo continua, faccio un passaggio davanti allo scoglio
dell'Aquila, mi allontano quel tanto per perdere quota e poi mi
riavvicino per godere da vicino della maestosità di questa roccia.
Passo oltre e torno a salire.
Sono di nuovo a 2400m quando Ubaldo, diavolo tentatore, si fa
vivo:"Andiamo al Guaidone?" - "perché no? ANDIAMO!!!!!"
So che allontanarsi in questo momento significa rinunciare a vedere il
tramonto dalla cima del Vettore, ma oggi non m'importa. Punto la vela
verso sud e la lascio scivolare dolcemente lasciando i comandi. Ubaldo è
in posizione favorevole per delle bellissime foto al tramonto e ne
approfitto.
Mentre i miei occhi si perdono nelle mille sfumature della piana, mi
sento un po come quando il giorno prima son sceso dalla terrazza di
Orfeo dopo aver lottato per oltre 200 km: rilassato e appagato :-)))
Ma Ubaldo è un volatore insaziabile, dopo poco vira deciso verso est e
punta verso Forca.
Vuoi che lo lascio andar da solo? Certo che no :-)))
Via, rincomincia l'avventura, una nuova sfida, un'altra guerra da
combattere :-)))
Ubaldo passa largo in piana, mentre io tiro dritto verso il decollo.
C'è vento, ma non so quanto durerà.
Arriviamo quasi a Forca Canepine, ma mi rendo conto che il vento sta
calando e torno verso il Vettore. Passo sopra dei falchi che si stanno
azzuffando in volo, per qualche istante ho paura di essere coinvolto, ma
non considerano proprio :-)))
Arrivo al pelo al decollo di Forca, recupero qualche metro, ma c'è un
aliante radiocomandato che non mi fa star tranquillo.
Non ha senso rischiare, ho già fatto abbastanza per oggi, via veloce
all'atterraggio del vettoretto dove la mia vela si appoggia dolcemente
al suolo con la grazia di una farfalla :-)))))))
Ciao
Manè
Le foto del volo sono qui
http://picasaweb.google.it/manetransalp1/ParapendioVoloCastelluccio19072009#