Detto cosi sembrerebbe il titolo di un film di avventura, invece è il
sunto di una giornata passata sulle montagne abruzzesi. Partiamo da casa
di Marty a L'Aquila accompagnati dalla fedele "nuvoletta dell'impiegato"
che ci scarica addosso il solito acquazzone; Eolo, forse impietosito nel
vederci sempre bagnati ogni volta che prendiamo la moto, decide di darci
una mano e in un attimo spazza via il nubifragio dalla nostra strada
:-)))). Puntiamo decisi verso l'altopiano delle Rocche, gustandoci il
magnifico panorama della pianura aquilana e del Gran Sasso d'Italia.
Svalichiamo a 1400m, l'aria è pungente, solo il sole che a tratti fa la
sua comparsa tra delle nuvole che corrono al galoppo, ci concede un
leggero sollievo.
Attraversiamo veloci il lungo rettilineo che porta da Rocca di Cambio a
Rocca di Mezzo, e da li ci immettiamo su una stradina che si infila
decisa tra due montagne innevate. I paesaggi che ci si parano di fronte
sembramo presi da un libro di fiabe, solo la presenza di qualche oggetto
lasciato da qualche sciagurato escursionista rovina la magia di questo
luogo. Passiamo tra due montagne e dopo pochi metri ci si para di fronte
la "valle incantata": prati a perdita d'occhio e un silenzio surreale
rotto solo dal soffio incessante del vento. E' una sorta di Castelluccio
miniaturizzato, solo che qui la presenza umana si vede di meno. Rispetto
a 3 anni fa questo luogo ha perso un po del suo fascino, al piccolo e
caratteristico rifugio ne è stato affiancato un altro (ancora in
costruzione) molto più grande che niente a che vedere con la semplicità
e la bellezza dell'ambiente che lo circonda :-(. Provo ad infilarmi
nello sterrato che scende a Ovindoli ma un divieto di accesso mi fa
desistere.
Torniamo indietro, raggiungiamo Rocca di Mezzo percorrendo un'altra
stradina, anche questa veramente bella che scopriremo poi essere la
vecchia ippovia.
"Ma se è un'ippovia perché la asfaltate mi chiedo?" Rimango con il mio
dubbio e raggiungo Ovindoli.
Raggiungo gli impiantio di risalita e prova a percorrere in senso
contrario lo sterrato che avevo abbandonato in precedenza. Non vedo
divieti di nessun genere e proseguo; dopo pochi metri e ci si para
un'altra bellissima vallata, due curve e trovo neve: da qui non si passa
:-((((((((( In lontananza vedo una stradina che si inerpica su verso il
rifugio. Marty più che mai rassegnata, acconsente. La prima parte è
molto bella e divertente, a sx ci si parano le montagne della marsica a
dx un bellissimo bosco di conifere. Il fondo è ottimale ma nella parte
finale la strada diventa ripida e il fondo fi fa molto mosso: in due è
proprio il caso continuare. Torniamo indietro ma alla fine della vallata
vedo l'ennesima stradina che... vabbè avete capito ;-)))).
Mi ci infilo, ma dopo aver sentito sbandare paurosamente la moto Marty
mi lascia proseguire da solo.
Gaaaaaaaaaas!!!!!!!
Filo veloce attraversando la vallata, riprendo il primo sterratone,
faccio alcuni metri e trovo un altro pezzo innevato, lo bypasso passando
nel bosco, faccio 500m poi... mi devo arrendere: la neve è veramente
troppa e non ci sono altre strade. Torno da Marty che nel frattempo ha
fatto conoscenza con una quaddista di passaggio.
Torniamo sui nostri passi e scendiamo fino a Celano.
Chiamo Giancarlo, un endurista conosciuto tramite internet: ci prendiamo
un caffè insieme e ci mettiamo a parlare ovviamente di percorsi in
fuoristrada e alla fine si offre di guidarci attraverso alcuni sterrati.
Come rifiutare un invito del genere? Il tempo di cambiarsi e il rombo
del suo cagiva elefant 900 inizia a farsi sentire :-))))))) Per me
questa era e rimane una gran moto. Poche curve ed imbocchiamo il trattuo
L'Aquila-Foggia:"se prosegui da qui arrivi fino a foggia senza toccare
asfalto" mi dice con tono fiero "ma ci vogliono dei giorni"
"verrò" gli rispondo io "presto verrò" :-))))))) Nel primo tratto del
tratturo il fondo è compatto e filiamo abbastanza veloci; facciamo pochi
metri su asfalto e lo riprendiamo.
"Adesso c'è un guado, poi il fondo è viscido, in coppia avrete qualche
difficoltà ma niente di impossibile"
Affontiamo decisi il guado (il primo per Marty) e seguiamo la nostra
guida. Il fango fa la sua comparsa e mi mette in difficoltà. Proseguo
con il mio passo tranquillo, Marty mi stringe forte, la caduta di
qualche mese fa sul fango se la ricorda ancora bene. Altro tratto, qui
il fondo è sempre viscido ma la cosa brutta sono i rifiuti abbandonati
ai lati :-((((((((( E' un peccato vedere rovinati dei posti cosi belli
dalla stupidità umana :-(((((((((
Abbandoniamo il tratturo, e dirigiamo verso Forca Caruno. Altro
sterratone, largo e facile ma nella parte finale troviamo un salitone
con fango. Giancarlo va in avanscoperta e torna dopo pochi
minuti:"tranne la parte in salita il fondo è buono"
Proviamo, prima della salita Marty decide di non rischiare e scende. Io
salgo tranquillo e alla fine della salita poso la moto e gli vado
incontro. Dopo pochi secondi la vedo arrivare in sella alla Elefant di
Giancarlo:"bho, valle a capì ste femmine! :-|||" Continuiamo a salire
verso Forca Caruso, alterniamo brevi tratti asfaltati a bei tratti sterrati.
I paesaggi sono da far west: natura desolata, immensi prati arsi e
nessuna traccia di alberi per chilometri.
Siamo nel nulla! :-)))))
L'unica traccia della presenza umana è data da dei grossi mulini a vento.
Torniamo sulla strada asfaltata, pochi km di asfalto e ci ritroviamo
nell'ennesima vallata sperduta della giornata.
Ci infiliamo nello sterrato che la attraversa, e che ci permette di
ammirare questo luogo da un punto di vista privilegiato. Riprendiamo la
strada asfaltata dei pressi di Forca Caruso, dove la nostra guida si
congeda.
Ci sarebbero altre millie strade da fare, alcune ancora più belle e
tecniche, ma il tempo, il fondo, la neve, oggi non lo permettono.
Salutiamo a malincuore il nostro amico, ma con una promessa: RITORNEMO!
Mané&Marty
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