....le mie: troppe!
Una buona grigliata di carne argentina, un viaggio nel deserto, un volo con un F16... sono troppe le cose a cui non saprei mai dir di no.
Rimanendo su cose terra terra, c'è una cosa a cui non so dire di no: un DRZ appena uscito dalle mani di un meccanico e che altro non aspetta che qualcuno che lo porti per fossi in una giornata fredda ma assolata!
Mi fa quasi pena vedere la moto uscire linda e profumata dall'officina, sapendo quello che di li a poco l'aspetta. Oddio, cosa l'aspetta non lo so nemmeno io, so solo che sarà caccia, delle più spietate, quelle in cui non si fanno prigionieri! Non so cosa troverò, non so dove andrò, l'unica certezza sarà la mia solitudine. Una solitudine cercata, bramata, senz'altro pericolosa, ma che a me piace. Già, andare in gruppo è bello, cazzo se è bello, ma andare in giro da soli senza conoscere quello che ti aspetta ha qualcosa di intrigante, di affascinate, di eccitante quasi quanto la vista della Senicar nuda. Sara questo il pensiero ricorrente durante questo giro: la Senicar? No, la solitudine :-).
Pensieri... viaggiare mi ha aiutato a pensare, da sempre! E a pormi un sacco di domande che non trovano spazio nel tran tran quotidiano! La solitudine quindi? “Una condizione esistenziale!” sentenziò una ragazza in una lettera a Jack Folla.
Mentre inizio questo monologo con me stesso, la strada pian piano avanza, l'asfalto dopo meno di un km lascia spazio alla ghiaia e la moto inizia a scodare di gas. Le colline teramane pian piano si mostrano nella loro bellezza, un verde acceso misto al marrone dei capi arati si schiude al mio passaggio, poco sopra loro, le montagne d'Abruzzo, la Majella, il Gran Sasso, la montagna dei Fiori e più in la il Vettore che sembra fregarsene di questi stupidi confini.
Corro, corro con un sorriso da ebete, corro attraverso queste colline che poco a poco si stanno ritagliando un posto nel mio cuore, lentamente sento che si insinuano dentro di me affascinandomi e coinvolgendomi con la loro semplice e ingenua bellezza. A volte ho come l'impressione che non sono io che sto cercando di scoprire loro, ma che siano loro a corteggiarmi facendomi vedere le zone più belle. Altrimenti come spiegarsi il susseguirsi di percorsi sempre più belli e panoramici?
I primi km di sterrato li divoro in un battibaleno, il bello comincia ora: certo o incerto? Incerto!
Via per la prima sterrata che si infila in una vallata, due minuti di vani tentativi e mi tocca tornare indietro. Non demordo e al primo bivio che mi si para di fronte mi ci infilo: a prima vista sembra promettere bene ma poi finisco a scorrazzare in un prato. Eppure... eppure c'è qualcosa, ne sono sicuro. Pochi metri di asfalto e mi si para davanti lo sterrato che cercavo: largo e veloce, mi ricorda alcuni tratti del tratturo molisano. Dopo due km fatti con la moto quasi sempre di traverso per il fango torno di nuovo al bitume. Ma va bene cosi, sono dove vorrei essere, all'ingresso di una zona dove ero stato stato la settimana scorsa con Marty e che prometteva bene... non resta che batterla a tappeto.
Guado un torrente, corro veloce sulle pietre poi l'occhio mi cade su una pozzanghera: è ghiacciata!
Incurante del ghiaccio avanzo seguendo il mio fiuto (oggi il freddo lo ha messo ko infatti sbaglio tre strade) ma poi inizio ad azzeccare la sequenza giusta, e mi ritrovo catapultato in un piccolo angolo di paradiso. Le tracce di tassellato non lasciano adito a dubbi: qui c'è da divertirsi e da sudare!
E da sudare ce n'è a volontà, dapprima una salita ripida poi una discesa stretta con un rivolo di acqua mista a fango, con la vegetazione ad altezza viso, e un solco profondo... una faticaccia ma che bello!
Becco una salita, inizio a mettere tutte le marce che ho e in pochi minuti mi ritrovo per l'ennesima volta sul tetto del mondo: yahooooooooooooooooooooooo!!!!!! L'urlo di battaglia invade il silenzio assorto delle colline teramane.
Tolgo il casco, e il mio criceto approfittando di questi pochi minuti di aria inizia a pensare... “Si sarebbe bello essere quassù con gli amici fidati, quelli che anche se non li vedi sai che ci sono, quelli che ti parlano anche solo con uno sguardo... Staremmo qui ad osservare assorti la bellezza delle mie montagne, i colori dell'inverno, ad ammirare Campli e più in là Civitella... No, staremmo qui a sparare cazzate, a prenderci per il culo, a cazzeggiare... come sempre :-)”
Osservo le colline, scruto le possibile “prede”, le studio minuziosamente poi abbasso gli occhiali e mi dirigo verso l'ignoto. Altri sterrati, alcuni infangati a tal punto da non riuscire a salirci, altri veloci e scorrevoli da fare a tutta. Di nuovo in cima ad una collina, ma il mio obiettivo è a valle, in una zona di calanchi dove secondo il mio fiuto c'è da sudare. Mi infilo nell'ennesima stradina, sembra finire nel nulla ma il mio fiuto non sbagliava e riesco a trovare la scappatoia, un divertentissimo salitone tecnico e ripido: pochi metri e sono nuovo sull'asfalto.
Una sterrata senza uscita, poi becco quella giusta e inizio a scendere.
“Si è vero – esordisce il criceto – è pericoloso andare in giro da soli, specie qui, se dovesse succedermi qualcosa, con tutti questi percorsi, non mi troverebbero mai... No, i Falchi d'Abruzzo mi troverebbero, ne sono sicuro, si alzerebbero in volo anche di notte pur di venirmi a cercare....” nemmeno il tempo di pensarlo e finisco rovinosamente a terra sbattendo spalla desta e testa.
'ssinoammazzà a me e ai miei pensieri!
Veloce check: fisico ok a parte la botta, leva freno anteriore e paramani sinistro andati, per il resto tutto ok. Cavolo non ci voleva!
Risalgo in sella e proseguo per la mia strada. Raggiungo un fosso e con un po di fatica esco da una salita infangata. Il buon senso consiglierebbe di tornare a casa, ma la mia “passione” (pazzia?) mi porta attraverso nuovi percorsi.
“Ma si, in fondo io e Nuvola Rossa siamo simili come dice Mirella: entrambi siamo degli incoscienti che non si arrendono di fronte alle difficoltà ed ai problemi, ed inseguono caparbiamente i propri obiettivi!”
La moto fatica ad avanzare, in questa zona c'è molto più fango che nelle precedenti e le T63 mostrano i loro limiti su questo tipo di fondo. In questo stato non ha più senso andare avanti, e magari Salvati ha una leva di scorta a portata di mano: dieci km e sono li, il tempo di montarla e avviso Marty che la moto è a posto e che continuerò il giro.
Passa un minuto, arriva la chiamata di Enrico:”dai che si va a fare un voletto sul mare, non puoi mancare! - Ok, lavo il DRZ e arrivo!”
Abbasso gli occhiali e mi dirigo verso questa nuova avventura...
Mané
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