Prima piscio

domenica 8 luglio 2012




“L'enduro è una cosa di testa e vedo..che voi siete molto allenati...” disse l'indigeno

Stavolta abbandoniamo le battutissime montagne a confine tra Marche ed Abruzzo e ci trasferiamo un po' più a nord, a S. Severino Marche per l'esattezza. S. Severino Marche è un diamante di storia incastonato a ridosso delle montagne marchigiane, un luogo dove cultura, tradizione e paesaggi si fondono creando un mix unico. Non sto qui a raccontarvi la storia di questo paese ma vi invito, dopo aver letto attentamente (e dico attentamente mica pizza e fichi) questo racconto a cercare su internet “S. Severino Marche”: chissà che non ve ne innamoriate e vi venga voglia di inserirlo nelle vostre prossime mete!

Siamo a S. Severino Marche dunque, oggi sono ospite del mio amico Stefano e di alcuni suoi amici del posto, gente che, come dei lupi affamati, percorre in lungo ed in largo i sentieri di queste montagne. La differenza è che i lupi hanno un “viso” serio, fiero, quasi minaccioso mentre a questi non gli daresti nemmeno un cent e non farebbero paura nemmeno ad un bambino di tre anni... ma proprio per questo mi diventano simpatici sin da subito. 

a chi volete far paura co ste facce?

I giri in enduro sono come gli ovetti Kinder: da fuori appaiono tutti uguali, togli la carta stagnola e subito rompi l'ovetto (che mangerai con calma mentre giochi) ed arriva l'ovetto di plastica che contiene la sorpresa, e le mani fremono pensando a cosa c'è dentro finché non la apri, non la monti ed inizi a giocarci. Ebbene facciamolo, lasciamo da parte il cioccolato e andiamo ad aprire la sorpresa, vi va? Dai dai che mi sa che questa sorpresa è...

C'è tensione nei primi chilometri di un giro in fuoristrada sapete? Sei sulla strada asfaltata e inizi a salire cercando di immaginare cosa ti aspetta: un giro facile, l'inferno fatto enduro piuttosto che una allegra passeggiata tra amici; c'è tensione e gli occhi si muovo caoticamente scrutando attentamente il paesaggio e cercando di inviare al cervello informazioni rassicuranti sul tipo di difficoltà presenti, cosa che ovviamente... non succede mai ahi ahi ahi! Ma questo è l'enduro: un ovetto Kinder con un contenitore sempre uguale e con all'interno una sorpresa sempre diversa.

La sorpresa di oggi si presenta sotto forma di alcuni larghi sterrati che scorrono veloci attraverso una bellissima pineta e poi attraverso dei larghi pratoni bruniti da un sole cocente. Paolo, l'indigeno di giornata, corre veloce attraverso “il suo terreno di caccia”, si capisce che queste zone le conosce come le tasche ma c'è qualcosa di diverso in lui e nei suoi amici, una luce, una sfumatura, una vibrazione mal celata dietro un casco rosso e gli occhiali da fuoristrada. Lì per lì non gli do troppo peso, ma nel corso della giornata avrò modo di capire che in realtà lui...

Le colline marchigiane si schiudono al nostro passaggio mostrandosi nella loro sinuosa bellezza, mentre la mia moto apre la bocca tirando fuori la lingua come fa il mio cane quando è contento. Si, la mia moto lo fa, con la differenza che io riesco a vederlo e ad immaginarlo, altri no e per questo continuano a parlare e a scherzare con la moto (ad esser sincero di tanto in tanto mi manda a quel paese, ma questo è un altro discorso). L'indigeno si ferma per una pausa vicino un lungo sentiero che sale dritto fin sulla cresta di una collina mentre la nostra strada sterrata lo affianca a debita distanza seguendo un percorso più dolce, quasi ne avesse paura:

bella vero?

“Chi vuole provare faccia pure, ma seguite il percorso di destra che è più compatto anche se più ripido!”
“FJ, tu che fai?” domando senza nemmeno pensarci

“Prima piscio!”

Osservo con più attenzione la salita e vedo con molta invidia, i mono arrampicarsi a tutta birra su per quella salita senza la minima sbavatura: “Certo con i mono è facile, dai gas a tutta e sali, ma con due quintali di moto la musica è ben diversa... - penso tra me e me - poche chiacchiere Mané, gas ben aperto e lo sguardo oltre l'ostacolo!”

“ti ci porto io oltre l'ostacolo Mané!
basta che tieni il gas al minimo e ti prepari a dare una pedata delle tue!”

Mi piace pensare che in quel momento la Transalp lo abbia esclamato a tutta voce!

la mia fida compagna di avventure
Superiamo agevolmente il primo ostacolo di giornata e ci ricongiungiamo al resto del gruppo.
“piaciuto il percorso?” chiede l'indigeno
“sfizioso, molto sfizioso” rispondo sorridendo
“forse troppo difficile?” continua
“no, pepato ma non difficile, per me puoi spingerti oltre” rispondo

Riprendiamo la nostra marcia attraverso boschi e prati sconfinati, per un attimo vengo catapultato con la mente sui prati Montenegro affrontati senza vincoli, senza regole (se non il buon senso), senza nessuno che ci impedisse di essere liberi! Abbandoniamo gli sconfinati pratoni e ci infiliamo in alcune mulattiere: ”Come va, vi piacciono queste zone?” chiede l'indigeno
“Bellissime, davvero delle zone incantevoli...”
“Sono contento”
“Vedi, per alcuni fare enduro è un'occasione per misurarselo e per far vedere quanto si è bravi. Per me l'enduro è la scoperta di posti sempre nuovi, l'enduro è vivere e godere la montagna, l'enduro è stare tra amici e visitare luoghi magici!”
“Sono contento di sentirtelo dire!” me lo esclama prima di rimettersi gli occhiali e ripartire verso l'ignoto, me lo esclama prima prima che quella luce venga coperta dagli occhiali.
Quella luce che avevo notato la mattina inizia a delinearsi nella mia mente:”Mi sa che Paolo non è l'endurista tipo delle mie zone, quello tutto gas e moto iperkittata, quello capace di percorrere 1000km senza ricordare, non dico un percorso, ma un profumo...è diverso...”

Scendiamo veloci attraverso una sfiziosissima mulattiera, schivando rami, pietre e una pecora uccisa da un branco di lupi, in alcuni casi ci infiliamo in una fitta vegetazione che sembra volerci fagocitare quasi fosse una pianta carnivora: una goduria! Non pensavo potessero esistere percorsi cosi divertenti ma al tempo stesso belli paesaggisticamente parlando. E' una calda giornata di luglio, siamo sperduti in un bosco incantato ed isolato, in compagnia di gente allegra e divertente: cosa ci vuoi di più? La topa ovviamente!

sentieri
Superiamo un tratto tecnico, al solito la Transalp con le ridotte sale senza esitazioni mentre il KTM che non le ha tribola non poco. Non fate quella faccia, il Transalp ha le ridotte, non lo sapevate? Che ignoranti! Scherzo naturalmente, solo che quando trovo un tratto tecnico lascio salire la moto al minimo e lei, quasi avessi davvero le ridotte, sale al minimo senza che quasi toccare l'acceleratore. Bel vantaggio rispetto agli scattosi KTM, no?

preferisco l'erogazione del transalp

Sasso Spaccato è un luogo che si trova vicino casa dei miei, non pensavo ne esistesse uno qui tant'è che quando mi propongono di farlo non esito, curioso di vedere cos'ha di diverso rispetto a quello che conosco io.
Ci infiliamo in una selva oscura e dopo pochi metri ci si presenta una roccia con una spaccatura quanto mai ambigua: “Questo è Sasso Spaccato, ora dobbiamo vedere se le vostra motone riescono a passarci” esordisce Paolo
“Ehmm, io l'avrei chiamato con un nome diverso, ma la mia è solo una deformazione... mentale, dicciamo cosi!”

Sasso Spaccato: non vi ricorda una...

Stefano rinuncia a passare per non rovinare la moto (checca!) mentre io non mi lascio scappare l'occasione. Infilo la ruota sinistra e provo ad accelerare ma la pedana sx punta sulla roccia e si incastra. Foto di rito e via di nuovo a cercare di smuoverla. 


incastrata
A destra c'è ancora spazio, spingo con forza il manubrio, do gas e la moto si mette perfettamente dritta e riesco ad uscire da questo passaggio.
“Guarda dove ti ho portato, bello vero?” esclamo alla Transalp
“Sarà pure bello, ma ormai trovare un centimetro quadrato di carena non graffiato è una vera chimera, stronzo!”

Filiamo veloci attraverso l'ennesima mulattiera facile e poi giù attraverso un sentiero ripido e con gradoni dove devo far ricorso a tutta la mia esperienza ma soprattutto ai miei stivali taglia 48.

si passa di li... e mo che gli racconto?
Davvero tosta questa discesa, con diversi salti, pietre a volontà ma soprattutto tanti giganteschi alberi che ci fanno fresco con le loro maestose chiome.

Arriviamo a fine discesa e proseguiamo diretti verso sud, alternando freschi percorsi nei boschi a soffocanti tratti nelle vallate. Una salita con un solco profondo un metro ci costringe, dopo che per cento metri eravamo riusciti a rimanere al margine, a buttare le moto nel solco e a tribolare non poco per venirne fuori. 

solco profondo, notare il manubri a che altezza è
“Mi spiace purtroppo non potevamo fare diversamente...” esordisce Paolo
“Pà, se non volevamo sudare o se non volevamo mangiare polvere o rischiare di cadere ce ne saremmo andati al mare. Siamo qui per fare enduro, tutto questo fa parte del gioco e a noi questo gioco piace da morire. Vai avanti cosi che vai bene!” rispondo senza incertezze.
“L'enduro è una cosa di testa e vedo che voi siete molto allenati!” ribatte.

Raggiungiamo una radura e ci fermiamo per una pausa:”se vuoi far foto, qui c'è un panorama molto bello!” Risalgo in moto e, come una cavallo allo stato brado sulle sconfinate praterie dell'America, corro veloce, felice e libero attraverso un prato diretto verso l'infinito... 

diretto verso l'infinito
Cos'è l'enduro per me? Ma chi se ne frega, a me piace correre verso il nulla in sella alla mia fida Transalp in compagnia di gente allegra. Tutto il resto sono chiacchiere.

Ciao

Manè

Dedicato all'indigeno Paolo e agli altri amici che non ho menzionato ma a cui rivolgo un sentito GRAZIE: siete fantastici!

ps. scusate se ho messo un wm cosi invadente ma non ho avuto il tempo per le regolazioni

DEDICATO A VOI









 




 













4 commenti:

Anonimo ha detto...

meraviglioso, grande joe bar :)

da: mandrake

maurizio ha detto...

complimenti per il report e per i piedi 48...

Anonimo ha detto...

grande!!!!!!!!!

wrc (travelbike)

Anonimo ha detto...

Luigi ha detto:
molto suggestivo

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