“L'enduro è una cosa di testa e vedo..che voi siete molto allenati...” disse l'indigeno
Stavolta abbandoniamo le battutissime
montagne a confine tra Marche ed Abruzzo e ci trasferiamo un po' più
a nord, a S. Severino Marche per l'esattezza. S. Severino Marche è
un diamante di storia incastonato a ridosso delle montagne
marchigiane, un luogo dove cultura, tradizione e paesaggi si fondono
creando un mix unico. Non sto qui a raccontarvi la storia di questo
paese ma vi invito, dopo aver letto attentamente (e dico attentamente mica
pizza e fichi) questo racconto a cercare su internet “S. Severino
Marche”: chissà che non ve ne innamoriate e vi venga voglia di
inserirlo nelle vostre prossime mete!
Siamo a S. Severino Marche dunque, oggi
sono ospite del mio amico Stefano e di alcuni suoi amici del posto,
gente che, come dei lupi affamati, percorre in lungo ed in largo i
sentieri di queste montagne. La differenza è che i lupi hanno un
“viso” serio, fiero, quasi minaccioso mentre a questi non gli
daresti nemmeno un cent e non farebbero paura nemmeno ad un bambino
di tre anni... ma proprio per questo mi diventano simpatici sin da
subito.
a chi volete far paura co ste facce? |
I giri in enduro sono come gli ovetti
Kinder: da fuori appaiono tutti uguali, togli la carta stagnola e
subito rompi l'ovetto (che mangerai con calma mentre giochi) ed
arriva l'ovetto di plastica che contiene la sorpresa, e le mani
fremono pensando a cosa c'è dentro finché non la apri, non la monti
ed inizi a giocarci. Ebbene facciamolo, lasciamo da parte il
cioccolato e andiamo ad aprire la sorpresa, vi va? Dai dai che mi sa
che questa sorpresa è...
C'è tensione nei primi chilometri di
un giro in fuoristrada sapete? Sei sulla strada asfaltata e inizi a salire
cercando di immaginare cosa ti aspetta: un giro facile, l'inferno
fatto enduro piuttosto che una allegra passeggiata tra amici; c'è
tensione e gli occhi si muovo caoticamente scrutando attentamente il
paesaggio e cercando di inviare al cervello informazioni rassicuranti
sul tipo di difficoltà presenti, cosa che ovviamente... non succede
mai ahi ahi ahi! Ma questo è l'enduro: un ovetto Kinder
con un contenitore sempre uguale e con all'interno una sorpresa
sempre diversa.
La sorpresa di oggi si presenta sotto
forma di alcuni larghi sterrati che scorrono veloci attraverso una
bellissima pineta e poi attraverso dei larghi pratoni bruniti da un
sole cocente. Paolo, l'indigeno di giornata, corre veloce attraverso
“il suo terreno di caccia”, si capisce che queste zone le conosce
come le tasche ma c'è qualcosa di diverso in lui e nei suoi amici,
una luce, una sfumatura, una vibrazione mal celata dietro un casco
rosso e gli occhiali da fuoristrada. Lì per lì non gli do troppo
peso, ma nel corso della giornata avrò modo di capire che in realtà
lui...
Le colline marchigiane si schiudono al
nostro passaggio mostrandosi nella loro sinuosa bellezza, mentre la
mia moto apre la bocca tirando fuori la lingua come fa il mio cane
quando è contento. Si, la mia moto lo fa, con la differenza che io
riesco a vederlo e ad immaginarlo, altri no e per questo continuano a
parlare e a scherzare con la moto (ad esser sincero
di tanto in tanto mi manda a quel paese, ma questo è un altro
discorso). L'indigeno si ferma per una pausa vicino un lungo sentiero
che sale dritto fin sulla cresta di una collina mentre la nostra
strada sterrata lo affianca a debita distanza seguendo un percorso
più dolce, quasi ne avesse paura:
bella vero? |
“Chi vuole provare faccia pure,
ma seguite il percorso di destra che è più compatto anche se più
ripido!”
“FJ, tu che fai?” domando senza
nemmeno pensarci
“Prima piscio!”
Osservo con più attenzione la salita e
vedo con molta invidia, i mono arrampicarsi a tutta birra su per
quella salita senza la minima sbavatura: “Certo con i mono è
facile, dai gas a tutta e sali, ma con due quintali di moto la musica
è ben diversa... - penso tra me e me - poche chiacchiere Mané, gas
ben aperto e lo sguardo oltre l'ostacolo!”
“ti ci porto io oltre l'ostacolo
Mané!
basta che tieni il gas al minimo e ti
prepari a dare una pedata delle tue!”
Mi piace pensare che in quel momento la
Transalp lo abbia esclamato a tutta voce!
la mia fida compagna di avventure |
Superiamo agevolmente il primo ostacolo
di giornata e ci ricongiungiamo al resto del gruppo.
“piaciuto il percorso?” chiede
l'indigeno
“sfizioso, molto sfizioso” rispondo
sorridendo
“forse troppo difficile?” continua
“no, pepato ma non difficile, per me
puoi spingerti oltre” rispondo
Riprendiamo la nostra marcia attraverso
boschi e prati sconfinati, per un attimo vengo catapultato con la
mente sui prati Montenegro affrontati senza vincoli, senza regole (se
non il buon senso), senza nessuno che ci impedisse di essere liberi!
Abbandoniamo gli sconfinati pratoni e ci infiliamo in alcune
mulattiere: ”Come va, vi piacciono queste zone?” chiede
l'indigeno
“Bellissime, davvero delle zone
incantevoli...”
“Sono contento”
“Vedi, per alcuni fare enduro è
un'occasione per misurarselo e per far vedere quanto si è bravi. Per
me l'enduro è la scoperta di posti sempre nuovi, l'enduro è vivere
e godere la montagna, l'enduro è stare tra amici e visitare luoghi
magici!”
“Sono contento di sentirtelo dire!”
me lo esclama prima di rimettersi gli occhiali e ripartire verso
l'ignoto, me lo esclama prima prima che quella luce venga coperta
dagli occhiali.
Quella luce che avevo notato la mattina
inizia a delinearsi nella mia mente:”Mi sa che Paolo non è
l'endurista tipo delle mie zone, quello tutto gas e moto iperkittata, quello capace di percorrere 1000km senza ricordare, non dico un
percorso, ma un profumo...è diverso...”
Scendiamo veloci attraverso una
sfiziosissima mulattiera, schivando rami, pietre e una pecora uccisa
da un branco di lupi, in alcuni casi ci infiliamo in una fitta
vegetazione che sembra volerci fagocitare quasi fosse una pianta
carnivora: una goduria! Non pensavo potessero esistere percorsi cosi
divertenti ma al tempo stesso belli paesaggisticamente parlando. E'
una calda giornata di luglio, siamo sperduti in un bosco
incantato ed isolato, in compagnia di gente allegra e divertente:
cosa ci vuoi di più? La topa ovviamente!
sentieri |
Superiamo un tratto tecnico, al solito
la Transalp con le ridotte sale senza esitazioni mentre il KTM che non le ha tribola non poco. Non fate quella
faccia, il Transalp ha le ridotte, non lo sapevate? Che ignoranti!
Scherzo naturalmente, solo che quando trovo un tratto tecnico lascio
salire la moto al minimo e lei, quasi avessi davvero le ridotte, sale al
minimo senza che quasi toccare l'acceleratore. Bel vantaggio rispetto agli
scattosi KTM, no?
preferisco l'erogazione del transalp |
Sasso Spaccato è un luogo che si trova vicino casa dei miei, non pensavo ne esistesse uno qui tant'è che quando mi propongono di farlo non esito, curioso di vedere cos'ha di diverso rispetto a quello che conosco io.
Ci infiliamo in una selva oscura e dopo
pochi metri ci si presenta una roccia con una spaccatura quanto mai
ambigua: “Questo è Sasso Spaccato, ora dobbiamo vedere se le
vostra motone riescono a passarci” esordisce Paolo
“Ehmm, io l'avrei chiamato con un
nome diverso, ma la mia è solo una deformazione... mentale, dicciamo cosi!”
Sasso Spaccato: non vi ricorda una... |
Stefano rinuncia a passare per non
rovinare la moto (checca!) mentre io non mi lascio scappare
l'occasione. Infilo la ruota sinistra e provo ad accelerare ma la pedana sx punta sulla roccia e si incastra. Foto di rito e via di
nuovo a cercare di smuoverla.
incastrata |
A destra c'è ancora spazio, spingo con
forza il manubrio, do gas e la moto si mette perfettamente dritta e
riesco ad uscire da questo passaggio.
“Guarda dove ti ho portato, bello
vero?” esclamo alla Transalp
“Sarà pure bello, ma ormai trovare
un centimetro quadrato di carena non graffiato è una vera chimera,
stronzo!”
Filiamo veloci attraverso l'ennesima
mulattiera facile e poi giù attraverso un sentiero ripido e con
gradoni dove devo far ricorso a tutta la mia esperienza ma
soprattutto ai miei stivali taglia 48.
si passa di li... e mo che gli racconto? |
Davvero tosta questa discesa,
con diversi salti, pietre a volontà ma soprattutto tanti giganteschi
alberi che ci fanno fresco con le loro maestose chiome.
Arriviamo a fine discesa e proseguiamo
diretti verso sud, alternando freschi percorsi nei boschi a
soffocanti tratti nelle vallate. Una salita con un solco profondo un
metro ci costringe, dopo che per cento metri eravamo riusciti a
rimanere al margine, a buttare le moto nel solco e a tribolare non
poco per venirne fuori.
solco profondo, notare il manubri a che altezza è |
“Mi spiace purtroppo non potevamo
fare diversamente...” esordisce Paolo
“Pà, se non volevamo sudare o se non
volevamo mangiare polvere o rischiare di cadere ce ne saremmo andati
al mare. Siamo qui per fare enduro, tutto questo fa parte del gioco e
a noi questo gioco piace da morire. Vai avanti cosi che vai bene!”
rispondo senza incertezze.
“L'enduro è una cosa di testa e
vedo che voi siete molto allenati!” ribatte.
Raggiungiamo una radura e ci fermiamo
per una pausa:”se vuoi far foto, qui c'è un panorama molto bello!”
Risalgo in moto e, come una cavallo allo stato brado sulle sconfinate
praterie dell'America, corro veloce, felice e libero attraverso un
prato diretto verso l'infinito...
diretto verso l'infinito |
Cos'è l'enduro per me? Ma chi se ne
frega, a me piace correre verso il nulla in sella alla mia fida
Transalp in compagnia di gente allegra. Tutto il resto sono
chiacchiere.
Ciao
Manè
Dedicato all'indigeno Paolo e agli
altri amici che non ho menzionato ma a cui rivolgo un sentito GRAZIE:
siete fantastici!
ps. scusate se ho messo un wm cosi invadente ma non ho avuto il tempo per le regolazioni
ps. scusate se ho messo un wm cosi invadente ma non ho avuto il tempo per le regolazioni
DEDICATO A VOI |
4 commenti:
meraviglioso, grande joe bar :)
da: mandrake
complimenti per il report e per i piedi 48...
grande!!!!!!!!!
wrc (travelbike)
Luigi ha detto:
molto suggestivo
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