Ruote di Terra

sabato 22 dicembre 2012

 
Ruote di terra
“...vado a lavare la moto al fiume poi torno!”



Che ci crediate o no, ci sono dei messaggi che ci arrivano dall'aldilà, sono messaggi che ci avvisano che sta succedendo qualcosa di grosso, segnali tangibili che ci mettono in guardia da possibili sventure o disastri. Forare a 3 metri da casa è uno di questi messaggi e non ci vuole uno scienziato per interpretarlo: “Lasciate stare le moto e tornatevene a casa che non è giornata!”
Non è giornata, punto, tornatevene a casa a fare l'uncinetto piuttosto, che fate più bella figura o a giocare con le Barbie tanto sempre per checche vi prendono, almeno per oggi lasciate perdere la moto e tornate a scorrazzare per casa con quelle pantofole rosa con la faccia di coniglio che tanto vi donano, capito?

No, non l'ho capito e se l'ho capito preferisco essere stupido e correre incontro al destino! Fanculo ai messaggi premonitori, alla settimana di pioggia che ha reso viscido il terreno e fanculo al fatto che per cambiare una camera d'aria ci abbiamo messo due ore: adesso si fa E N D U R O !

facce da enduro
E' una giornata fantastica questa, sapete? Le nuvole cariche di pioggia hanno lasciato spazio ad un sole travolgente, colline e montagne sono lì pronte a regalare sfumature e panorami mozzafiato e il grecale, dopo una settimana di gelo, è pronto a lasciar spazio ad un po' di caldo che in moto non guasta mai! E allora via, su per un prato, con la moto che scoda come un'anguilla quando provi ad afferrarla, con la gomma che scava, scava e non avanza, con i piedi che scivolano e ti permettono di rimanere miracolosamente in sella... E' una giornata bella ma al tempo stesso difficile: le piogge dei giorni scorsi hanno reso viscidi anche i terreni più duri e la moto continua a scartare a destra e a sinistra come una trottola, seguendo una traiettoria che non è mai quella indicata dai tuoi occhi! Avanziamo verso sud cercando dei percorsi meno infangati, lentamente il colore marrone mescolato al verde intenso dei germogli di grano appena spuntato si impossessa dei nostri occhi mentre sullo sfondo le maestose creste del Gran Sasso d'Italia iniziano a dominare il paesaggio.

panorami
Faccio appello a tutta la memoria del GPS che ho in testa per trovare le strade brecciate ma poi succede l'inevitabile, imbocco una strada di terra in discesa: “vabbé, cosa vorrà mai succedere? In un modo o nell'altro in giù le moto ci vanno sempre...” penso tra me e me mentre tiro fuori gli sci... ehmmm i piedi “anticaduta”. Inizio a scendere e la moto tanto per cambiare va per fatti suoi, inizio a tirar giù tutte le imprecazioni possibili ed immaginabili, ma è quando me ne torna in mente una in friulano che mi appaiono due santi, san Gabriele e san Bibo: “Mané, se sei incerto dai gas!”
Spinto da questo celestiale suggerimento dato da due guru della moto provo a sfiorare dolcemente il gas e...e la moto va in testacoda!
Giro la moto, tiro giù qualche altra imprecazione, lascio scivolare la moto verso valle quando mi torna in mente la scena del Serenelli sulla discesa del tubo: “molla la moto molla la moto!“ – gli urlò Gegé – “Ma a chi cazzo la mollo!” – fu la sua risposta...per un attimo mi son sentito come lui.. eheheh.

Arrivo a fine discesa miracolosamente illeso ma con una scomunica papale già firmata e un biglietto per l'inferno in tasca, ma poi il pensiero va a loro, ai miei due amici: dove cavolo sono?
Mi giro e non li vedo, torno indietro e li trovo fermi a metà discesa:”Cazzo fate lì? Prendete il sole? Venite giù, che il meglio deve arrivare!”

William mi fa cenno che la sua frizione è ko mentre Simone è fermo con le ruote bloccate!
“No dai, ti sbagli, non puoi aver bruciato una frizione, in fondo questa è solo una piccola discesa...” penso tra me e me.
A fatica raggiungo il mio amico e provo a ingranare la marcia ma niente, la frizione è andata e le ruote sono incollate a terra dalla creta che è finita ovunque!

Facce rassegnate
Proviamo a liberare le ruote dalla terra e a spingere la moto verso valle...
Un'ora e mezza per percorrere meno di cento metri e per liberare due moto dalla morsa del fango... una sfacchinata assurda, avrei preferito piuttosto essere seppellito lì, in mezzo alla campagna abruzzese! Ripartiamo, a fatica riesco a rimorchiare la moto di William in un bar vicino e con estremo piacere mi gusto un panino ed una Heineken gelata: mai birra fu così gustosa!

Emanuele Manè ACI Ferretti
Accompagniamo a casa William ma è presto, che si fa? I segnali premonitori ci sono stati, abbiamo visto chiaramente che non è giornata, in una situazione del genere anche il più stupido degli enduristi batterebbe in ritirata e noi che si fa? Si va per fossi, ovvio!

Decidiamo di tornare verso ovest e di andare a cercare alcune sterrate verso Civitella del Tronto, cercando di evitare ulteriori rogne...a chi lo dico, lo sapete benissimo come va quando sono in sella ad un mono: sono pericoloso!

Superiamo frotte di pseudo Babbi Natali dell'ultima ora intenti a passare questo caldo pomeriggio di dicembre nei centri commerciali e ci ficchiamo in un fosso: dieci secondi e Simone è già impantanato! E' un record da guinness dei primati, penso tra me e me mentre osservo rassegnato l'XT con l'acqua alla marmitta.

Mi fiondo in acqua e fatica tiriamo fuori la moto, pochi secondi e siamo di nuovo a giocare tra pietre, fango e fossi. Dura poco, nemmeno il tempo di riprendersi dalla faticaccia che ci ritroviamo entrambi con le moto incastrate nel greto del fiume e l'acqua sopra le ginocchia: “niente, oggi non è giornata!” penso con molta molta rassegnazione. 

AIUTO!!!!!

A fatica tiriamo fuori dall'acqua entrambe le moto e torniamo a correre liberi nel greto del torrente, risaliamo su per una piccola cascata e poi corriamo su per una collina diretti verso Civitella del Tronto. Alterniamo veloci strade bianche a faticose strade di terra, filiamo veloci attraverso boschi e prati, attraverso moderni paesi ed antichi casolari diroccati finché.... finché non mi viene in mente una delle mie (brillanti) deviazioni!
“Cazzo Mané, siete usciti fuori dalle sabbie mobili, da torrenti in piena, perché non ti accontenti? “ me lo ripeto mentre mi fiondo giù per una strada di erba con il fango che inizia a farsi minaccioso.
Non mi rispondo nemmeno, preso come sono a tenere in piedi la moto, avanzo determinato verso ovest mentre l'ottimo Simone mi segue a ruota. Ci inerpichiamo su per una salita fangosa, la ruota subito inizia a sbandare vistosamente, nel frattempo Simone mi sorpassa a sinistra ricoprendomi di fango, 'stardo! L'orgoglio ferito si impossessa dell'acceleratore e appena trovo un pezzo di strada meno fangoso ingrano seconda e terza in rapida sequenza sverniciando Simone che sta facendo lo slalom gigante su un campo di grano, continuo a salire veloce e felice, “vendetta è stata fatta, l'orgoglio ferito è stato sanato” penso tra me e me finché... mi ritrovo sull'ennesimo tratto di fango, e la moto finisce violentemente a terra e io con la faccia nel fango, fanculo! Rialzo la moto mentre Simone mi ripassa veloce sollevando zolle di terra e fango che tanto per cambiare mi finiscono addosso, ari'stardo! 


Finisce la salita ma la moto di Simone inizia a fare le bizze: problemi elettrici dovuti a qualche guado preso troppo allegramente, tocca tornare indietro. Ecatombe tour, cosi lo dovevo chiamare questo racconto!

Torniamo al mare ma le moto sono infangate da far schifo anche ad un maiale...urge fare qualcosa! Simo ha la moto ko, ma io no per cui...
“Vado a lavare la moto al fiume, aspettami qui!”


Ciao

Mané



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